Rubriche
11/04/2018

Vecchie risposte a nuove sfide. Alcune riflessioni intorno al dibattito sul glifosato

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Nel numero scorso,1 presentando questa rubrica, prendevamo atto della contemporanea crisi di scienza e democrazia, i due pilastri portanti dello stato moderno: «[…] il vecchio muore» dicevamo citando Gramsci «e il nuovo non può nascere», e ci proponevamo di «illustrare con degli esempi la resistenza del vecchio a cedere il passo a un nuovo che stenta a definirsi, e la confusione di questo interregno».
Cominciamo a farlo prendendo spunto dalla polemica sul tema del glifosato scoppiata fra la staminologa senatrice Elena Cattaneo e quattro epidemiologi, di cui E&P ha dato conto sul proprio sito web.2 La vicenda è iniziata con un articolo apparso su la Repubblica.it,3 in cui la senatrice avanzava dubbi sulla classificazione dell’erbicida come “probabile cancerogeno” stabilita dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). I quattro ricercatori hanno risposto con una lettera4 che il quotidiano non ha pubblicato, ma che è stata ampiamente ripresa da altri media, generando ulteriori interventi da parte degli attori originariamente coinvolti e di vari altri commentatori.5
Si tratta di una tipica controversia nell’ambito di un contesto definibile in termini di “scienza per la politica” (nel senso di policy) e il fuoco del nostro interesse non è sui suoi contenuti specifici, che non sono oggetto di questa rubrica, ma sugli aspetti comunicativi.
La considerazione del contesto, in questo come ogni altro caso, è tutt’altro che secondaria. Dopo ampia discussione e alcune “svolte” nelle posizioni degli Stati membri, nel dicembre del 2017 la Commissione europea ha rinnovato per cinque anni l’autorizzazione alla commercializzazione del glifosato,6 resuscitando polemiche e contrasti che già si erano manifestati durante le procedure di rinnovo nelle arene più diverse e con ampia risonanza pubblica. I temi più caldi erano e sono: • le evidenze sulla tossicità del glifosato, incluse le metodologie di valutazione e le fonti delle stesse; • gli enormi interessi coinvolti (economici e non solo) nei settori agricolo, industriale e commerciale; • le ricadute sulle pratiche agricole su scala macro e micro; • il differenziale di potere e di risorse fra i tanti stakeholder.
Di fatto, sul piano pratico e politico la questione glifosato è inscindibile da quella del suo uso nel Roundup, il diserbante commercializzato dalla stessa multinazionale che produce e promuove OGM per l’agricoltura. Puntualizzare, come alcuni hanno fatto,7 che il glifosato è solo una delle componenti del Roundup (e di molti altri preparati commerciali) può essere certamente una precisazione di interesse accademico, ma l’identificazione fra i due, espressa mediante una sineddoche, è di routine nell’argomentazione sociopolitica. Al pari di molti altri, questo caso dimostra come sempre più frequentemente i ricercatori non si confrontino solamente nell’arena scientifica, ma si inseriscano in quella politica, con interventi sui mass media e sui social media, allo scopo non solo di chiarire aspetti tecnici, ma anche di raggiungere e influenzare l’opinione pubblica.

Fatti e valori sono inseparabili

Argomentare su questioni tecniche – in questo caso sul risk assessment – nell’ambito del più generale processo decisionale è assolutamente corretto e legittimo. La valutazione della qualità del risultato comporta un giudizio non solamente sul rigore scientifico degli studi, ma anche sulla loro adeguatezza in relazione all’obiettivo per cui sono condotti – in questo caso il rinnovo di una licenza commerciale – e sulla competenza e integrità di chi li conduce. Nella loro risposta alla professoressa Cattaneo, i quattro epidemiologi precisano il ruolo della IARC e insistono sulla serietà dei criteri adottati tanto nella scelta degli studi presi in considerazione quanto nella selezione dei componenti dei gruppi di lavoro.
Anche un recente intervento su Nature di Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA (European Food Safety Authority), è dedicato alla credibilità delle istituzioni accreditate nell’ambito dei processi di valutazione, regolamentazione e controllo. Richiamandosi specificamente alla diatriba sul glifosato, anch’egli fa riferimento alle diverse conclusioni dell’EFSA e della IARC precisando che il fatto non è sorprendente in quanto «ciascuna delle due ha considerato differenti evidenze scientifiche e metodologie».8 In realtà le due agenzie non hanno risposto a un unico quesito, ma a due quesiti diversi, in corrispondenza dei loro diversi mandati. Ed è proprio su questo fatto, normalmente non riconosciuto (lo stesso Url non lo menziona), che si dovrebbe riflettere e discutere.
Da tempo, chi ha un’esperienza di scientific advice riconosce che non è possibile tradurre univocamente un problema pratico (per esempio autorizzare o no la commercializzazione di un prodotto) in un preciso quesito scientifico, con un’unica corretta soluzione.9 Eppure questo modello persiste e le soluzioni proposte a livello tecnico, amministrativo e sociopolitico continuano a essere quelle del passato. Per esempio, affermare la possibilità di una netta separazione fra fatti e valori – nella fattispecie pretendere di escludere i secondi dal risk assessment – ha come diretta conseguenza di preordinare il tipo di domande ammesse, per esempio privilegiando le domande sul potenziale danno sanitario o ambientale ed escludendo quelle su altre problematiche rilevanti.
È legittimo chiedere: «Questa sostanza fa male alla salute? E a che livello di esposizione?» oppure «Quali quantità possono esser rilasciate nell’ambiente senza effetti negativi?». Mentre non sono accettabili quesiti del tipo: «Si è indagato anche sugli eccipienti presenti nei prodotti commerciali e sui possibili effetti combinati con la sostanza sotto osservazione?» oppure «Quali saranno le effettive modalità di utilizzo (per esempio in agricoltura) dei prodotti commercializzati?»; o ancora «Chi si avvantaggerà e chi sarà penalizzato dalla loro introduzione sul mercato?».

Indipendenza condizionata

La confusione che si osserva deriva in gran parte dall’incongruenza della comunicazione, che non va certo equiparata all’esistenza di prospettive e opinioni molteplici e diverse, bensì all’incoerenza fra il livello dichiarativo-prescrittivo e quello pratico-attuativo. Per esempio, l’insistenza sul carattere puramente tecnico dei pareri forniti dalle agenzie specializzate, quando invece le stesse sono create con uno specifico mandato, all’interno di un certo sistema di governance politico-amministrativo. L’indipendenza condizionata (bounded independence, diremmo in inglese) di tali agenzie è un dato di fatto, che viene però riconosciuto dalle stesse solamente a scopo difensivo, per esempio quando sono accusate di condizionamenti da parte dell’industria. In tali casi, si precisa che spetta ai politici ridefinirne il mandato, con ciò riconoscendo, o addirittura invocando, un intervento non scientifico nell’inquadramento del problema. Una volta che questo viene confinato all’interno di una certa struttura politico-amministrativa, anche la scelta fra le metodologie scientifiche adeguate per affrontarlo sarà delimitata. Ciò al di là di possibili casi individuali di conflitti di interesse e corruzione, che appartengono a un altro livello di analisi.

Un manifesto per il 2030. Verso il nuovo?

La sovrapposizione e riproposizione del “vecchio” su problemi e contesti totalmente mutati genera un’incongruenza che alimenta la confusione, la sfiducia e il sospetto e rallenta l’emergere di un “nuovo”, che non può consolidarsi benché se ne intravvedano cenni in alcune proposte pratiche fondate su esperienza e intuizione.10 Possiamo pensarle come isole di consapevolezza critica che tentano di aggregarsi per proporre letture e risposte istituzionali adeguate alle attuali circostanze. Un’iniziativa in tal senso è la International Network for Government Science Advice (INGSA) che ha lanciato una discussione pubblica su un “Manifesto per il 2030”,11 riconoscendo che un cambiamento nel contesto della scienza per la politica è necessario e urgente. Alcuni dei punti sollevati risuonano con le nostre riflessioni sul caso glifosato, a cominciare dal riconoscimento che ben pochi, e probabilmente nessuno, dei problemi rilevanti per questioni di policy possono essere risolti con una semplice risposta fornita dagli esperti. Inoltre che, in questioni complesse, la scienza non può né deve parlare con un’unica voce. In un paragrafo significativamente intitolato “Promuovere l’umiltà” si afferma che ciascun adviser ha la sua propria storia, cultura e moventi politici e che pregiudizi e conflitti di interesse sono inevitabili. Vi si aggiunge che tutta la scienza è condizionata da giudizi di valore, a partire dalla selezione di una direzione di ricerca fino alla scelta di come comunicare i risultati. Il tempo dirà se iniziative di questo tipo saranno capaci di coagulare sufficienti energie per produrre cambiamenti culturali prima ancora che strutturali.

Bibliografia

  1. De Marchi B, Funtowicz S. Scienza e democrazia in crisi: viaggio verso il nuovo che ancora non c’è. Epidemiol Prev 2017;41(5-6):314-15
  2. Redazione E&P. Glifosato: le insostenibili critiche della senatrice Cattaneo alla IARC glifosato-le-insostenibili-critiche-della-senatrice-cattaneo-alla-iarc
  3. Cattaneo E. Gli equivoci sul glifosato. la Repubblica.it, 1.12.2017, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/12/01/gli-equivoci-sul-glifosato46.html?ref=search
  4. Biggeri A, Merletti F, Vineis P, Terracini B. Lettera a Elena Cattaneo sul glifosato. https://www.scienzainrete.it/articolo/lettera-elena-cattaneo-sul-glifosato/annibale-biggeri-franco-merletti-benedetto-terracini;•
  5. Defez R. https://www.scienzainrete.it/articolo/effetti-destabilizzanti/roberto-defez/2018-01-07;
    • Margottini L. Il Fatto Quotidiano 14.1.2018;
    • Sandroni D. stradeonline.it/stradedelcibo/3230-glifosate-e-ogm-tutti-contro-elena-cattaneo
  6. https://ec.europa.eu/food/plant/pesticides/glyphosate_en
  7. https://www.ilfoglio.it/scienza/2017/12/24/news/sul-caso-glifosato-si-scatenano-le-distorsioni-della-scienza-di-sinistra-169849/
  8. Url B. Don’t attack science agencies for political gain. Nature 2018;553:381. https://www.nature.com/articles/d41586-018-01071-9?utm_source=briefing-dy&utm_medium=email&utm_campaign=20180124
  9. Ruckelshaus W. Risk in a Free Society. Risk Analysis 1984;4:157-62.
  10. Gluckman, P. Post-normal science advising in an era of post-normal policy formation. Opening speech to the First Global Conference on Science Advice to Governments. 2014. http://www.pmcsa.org.nz/wp-content/uploads/Sir-Peter-Gluckman-Opening-Address-at-Science-Advice-to-Governments-Conference.pdf;
  11. INGSA Manifesto for 2030. http://www.ingsa.org/wp-content/uploads/2017/11/INGSA_Manifesto_Consultation_131117_FINAL.pdf.
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