Rubriche
11/01/2009

Sunnah simbolica: un progetto calibrato sulla realtà locale

Sunnah simbolica: un progetto calibrato sulla realtà locale

Il caso etico presentato da Epidemiologia & Prevenzione sulla proposta di rito alternativo all’infibulazione ha dato vita a un dibattito a più voci: nel numero di 3/2004 è stato pubblicato l’intervento di Paola Sacchi, antropologa culturale, che si è espressa in maniera favorevole alla proposta di rito alternativo in quanto pratica che può ridurre il danno delle mutilazioni. Lo sguardo antropologico ha sottolineato la necessità di avvicinare culture diverse senza ricondurle ai principi della cultura in cui ci si riconosce, rispettandone i valori, come unico modo per comunicare e creare un rapporto di scambio etico ed efficace.
L’intervento che segue illustra la posizione del presidente del comitato etico locale della USL10 di Firenze, che chiarisce ai lettori le motivazioni del parere favorevole rilasciato dal comitato, focalizzando la propria attenzione sulla realtà locale in merito a cui il comitato era chiamato a esprimersi, non facendone una questione di efficacia, ma di etica.

Il commento

Con riferimento alla nota apparsa su Epidemiologia e Prevenzione del marzo-aprile 2004, pagina 122, desidererei aggiungere alcune considerazioni e fare qualche rilievo. inzitutto, il progetto per una pratica alternativa all’infibulazione è stato messo a punto dal dottor Omar Abdulcadir con riferimento al gruppo somalo immigrato a Firenze. È dunque un progetto calibrato su tale realtà. Il dottor Omar, che lavora presso il Centro regionale per la prevenzione e la cura delle mutilazioni genitali femminili (MGF), somalo lui stesso, ha discusso il suo progetto con le donne e gli uomini del gruppo e ne ha ricevuto la piena approvazione. Al riguardo, anzi, c’è un appello delle donne infibulate che vivono a Firenze nel quale è dato ampio consenso pubblico al progetto del rito alternativo. Del resto, due rappresentanti di tale gruppo sono apparse anche in televisione accanto al dottor Omar Abdulcadir per difendere la sunnah simbolica dagli attacchi molto spesso isterici e non informati di cui essa è stata fatta oggetto. Non è dunque vero che la pratica «è stata delineata senza coinvolgere le associazioni di donne direttamente interessate»; o meglio: le «associazioni», non so, ma le donne davvero interessate sono state coinvolte, eccome!!! Nel loro appello, le donne somale, dopo aver precisato di non riconoscersi in altre associazioni che pretendono di parlare per loro, e dopo aver invocato le autorità locali ad ascoltare anche la loro voce, affermano: «siamo convinte che può essere rischioso....tentare di stravolgere o cancellare in un giorno le tradizioni secolari di un popolo. Siamo consapevoli che si tratta di avvenimenti molto cruenti che riguardano, peraltro, il futuro dei nostri figli e i figli dei nostri figli, ma riteniamo che, proprio per la natura storica e culturale dell’infibulazione, sarebbe opportuno adottare delle misure tali da consentire una via d’uscita graduale e all’interno di un progetto mirato e condiviso. In questa logica, anche il rito della sunnah simbolica potrebbe sicuramente risultare un utile strumento da utilizzare». E terminano, dicendo: «manifestiamo convinto dissenso su come in questi giorni (siamo nei primi mesi del 2004, quando la polemica divampava), anche attraverso i masmedia, si sta dibattendo, senza un vero dialogo tra le parti, senza una comprensione della realtà e senza una vera solidarietà verso donne di una cultura diversa che stanno facendo grandi sforzi per un cambiamento». In qualità di presidente del Comitato Etico Locale dell’USL 10 di Firenze, che per primo ha dato alla proposta parere favorevole, ho partecipato anch’io a qualche incontro con gruppi di donne somale viventi a Firenze, tutte infibulate e tutte decise a cercare di preservare le loro bambine dalle terribili sofferenze che l’infibulazione generalmente comporta. Ho avuto modo di ammirare la consapevolezza e la dignità di queste donne, la loro semplicità e la loro lucidità. E condivido il loro giudizio sul fatto che la vera solidarietà non passa attraverso i discorsi, le etichette, i valori assoluti. Non vi passa la solidarietà, così come non vi passa l’eticità.Detto questo, è quasi superfluo aggiungere che trovodel tutto ridicola ed irrilevante l’osservazione di che asserisce:«la proposta è inefficace dal punto di vista pratico perché chi pretende la sunnah.... non si accontenterà di una puntura di spillo». Qui non è in questione l’efficacia, ma l’eticità della pratica. Da questo punto di vista, fornire il servizio della sunnah simbolica significa offrire una opportunità di scelta a quelle donne che rifiutano l’infibulazione, ma sono ancora legate alla tradizione o succubi delle pressioni del loro gruppo familiare. Non possiamo sapere se tutte vi aderiranno, ma anche se la pratica permettesse di salvare dall’infibulazione anche una sola bambina, averla proposta ed accettata non sarebbe statoì inutile!

Maria Grazia Sandrini
Presidente Comitato Etico Locale
USL 10 di Firenze

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