Storia della salute. Da privilegio a diritto
Giovanni Berlinguer
Giunti, Milano 2011
Leggere il testo di Giovanni Berlinguer è come bere un bicchiere d’acqua quando si ha sete e l’acqua è un nutrimento maggiore del cibo, intere popolazioni ancora oggi non ne hanno accesso. Una lettura leggera, dissetante, soprattutto in tempi difficili come i nostri, che ha il sapore del nutrimento intellettuale, anche questo per pochi nel mondo. L’argomento trasversale, che sta molto a cuore al medico e al politico Giovanni Berlinguer, è proprio l’ineguaglianza e la mancanza di equità nell’accesso al diritto globale dell’umanità: quello alla salute. Proprio per poter accedere a questo diritto, negato per secoli (la storia della diffusione delle malattie infettive e delle malattie da lavoro ne sono la testimonianza più forte nel libro), una parte dell’umanità ha affrontato (e vinto) sfide straordinarie. Oggi bisogna agire quella conoscenza acquisita senza aspettare oltre, troppe le patologie evitabili e guaribili ancora diffuse. Il passo avanti da compiere è quello di «far prevalere un’etica della responsabilità collettiva». Con questo richiamo, Giovanni Berlinguer sintetizza forse le motivazioni finali del suo scrivere Storia della salute. Da privilegio a diritto: impedire un ritorno al passato e dare futuro al resto del mondo.
Da sempre Giovanni Berlinguer si è interrogato sull’utilità della storia nella salute. Una risposta, positiva, l’ha data egli stesso diventando anche storico della salute e raccontando in questo testo storie di salute che tracciano la strada per le nuove generazioni. Le nuove generazioni sono, a mio parere, i principali destinatari di questo sforzo e lo si vede anche dalla numerosità e accuratezza delle note che delineano storie di vite e approfondimenti immediati, quasi un libro nel libro.
Giovanni Berlinguer è uno scrittore consapevole di aver percorso la sua strada, che poi è quella del libro, intervenendo al massimo livello della conoscenza e dell’agire politico con una competenza acquisita negli anni che nasce dall’intreccio di una vita professionale, politica e personale unica. Ora chiede al futuro, e alle nuove generazioni, quel passo avanti per permettere ai popoli di vivere con dignità e salute in applicazione delle conoscenze ormai acquisite per una distribuzione dei benefici. Noi occidentali, infatti, abbiamo invaso il Nuovo mondo sterminando persone, che godevano di ottima salute, alte agili e ben nutrite, con il vaiolo, morbillo, virus influenzali e la febbre gialla per la tratta degli schiavi africani. Il libro, attraverso la storia delle malattie, delle paure, del diritto alla salute delle donne come bene comune, ripercorre infatti il perché quel passo (etico) sia oltremodo necessario fornendo strumenti utili di riflessione.
In primo luogo la trasparenza
Per liberare il pianeta da epidemie e terrori è necessaria la trasparenza totale nell’istruzione, l’informazione, la fiducia nei cittadini e la partecipazione. L’informazione della popolazione è il cardine della prevenzione perché colpa, castigo e pregiudizio sono sempre in agguato. A ricordo della sua competenza di parassitologo, cita lo sterminio dei gatti, considerati nel trecento incarnazione del diavolo, l’eccesso di ratti portatori di pulci porterà la morte anche di quel pregiudizio. La peste, il colera, l’AIDS sono le tre esemplari malattie che generano la stessa paura, la stessa quarantena, la stessa discriminazione. La rivoluzione microbiologica, di Louis Pasteur e Robert Koch, non è stata tuttavia sufficiente a sconfiggere microbi che si insediano nell’accrescimento delle povertà urbane (dalla malaria alla malaria urbana), nell’allentamento delle misure igieniche, nella debolezza delle strutture sanitarie e nello scarso impegno della politica.
In secondo luogo la logica del profitto e la critica del neo-liberismo
Non sfugge, infatti, a questa analisi della storia della salute quanto gli aspetti di mero profitto abbiano allontanato la piena realizzazione del diritto alla salute. Giovanni Berlinguer fa molti esempi, nei vari capitoli tra i quali:
- l’uomo d’affari di Finale Ligure inquinatore impunito (Ramazzini);
- l’ombra sulla figura di Giovan Battista Grassi in difesa del fosforo bianco e contro il chinino di Stato;
- l’alto prezzo dei farmaci per la cura dell’AIDS;
- la produzione di tabacco, principale causa di morte evitabile;
- i bovini nutriti con mangimi a basso costo e alto rendimento;
- l’uso delle “manine veloci” di ragazze tra i quattordici e diciotto anni nelle zone franche del mondo;
- la riduzione ad aziende delle strutture del Servizio sanitario nazionale e, solo per finire, le spese destinate ad armamenti.
Di questa commercializzazione della salute fa parte anche la medicalizzazione, un solo esempio per tutti l’abuso del taglio cesareo in Italia e in particolare nel meridione (in Campania 60% dei parti sono cesarei). Questa critica trova conferma nel linguaggio, considerato sostanza da Giovanni Berlinguer, in cui la salute sistematicamente diventa più strumento che fine, quando si dichiara che «favorisce la competitività», «aiuta a vincere la competizione economica», «promuove la produttività». Questa visione commerciale si è spinta talmente in là che dignità, diritti, salute e sicurezza così come la conservazione dell’ambiente, sono lungi dall’essere considerati beni globali e l’uomo è diventato pericoloso per la natura più di quanto la natura lo sia mai stata per l’uomo nel passato.
In terzo luogo la partecipazione
Giovanni Berlinguer, anche nel richiamo a Giulio A. Maccacaro che considerava la partecipazione come impegno costante non in forza di un decreto ma di esercizio, afferma che la soluzione alla privazione di salute sta nella partecipazione di tutti. È difficile realizzarla ma questo è il problema politico, morale e scientifico che abbiamo oggi di fronte. La partecipazione dei lavoratori, delle donne, dei movimenti hanno reso possibile la trasformazione della salute in diritto (la storia e la scienza rendono possibile questo diritto), inclusa la salute mentale. Esclusa è la salute spirituale votata dal Vaticano, come quarta dimensione, nell’assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 1986! La salute del mondo costituisce un bene comune, indivisibile e va affermata senza paure e pregiudizi, con misure utili per minimizzare i cambiamenti climatici, riscoprendo la sanità pubblica contro la medicalizzazione della vita quotidiana. La storia fornisce gli occhiali per analizzare, la politica per individuare le azioni e la partecipazione per agire. Giovanni Berlinguer possiede l’ottimismo di chi sa che solo nel costante impegno (la continuità contro la discontinuità nella storia) si ottengono risultati. La speranza si accende con l’afro-americano Barack Obama, che di sanità pubblica per poveri e anziani ha fatto motivo di riscatto, prendendo un testimone caro a Berlinguer perché per questa ha dato il massimo impegno e oggi chiede lo stesso per tutta l’umanità.