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08/12/2020

Spunti sulle pestilenze in una prospettiva storica e letteraria

Il contributo di natura storico-letteraria sulle pestilenze si inserisce nell’abbondante letteratura di tipo storico fiorita in occasione dell’attuale pandemia e introduce elementi di una disciplina interessante, la clioepidemiologia (da Clio, la musa della Storia). Essa si propone di ottenere informazioni utili da vicende sanitarie del passato, per scavare nella messe di dati tramandati nei secoli da storici e non per rivalutarli e operare una nuova storicizzazione che va al di là del semplice esercizio accademico o della soddisfazione di curiosità.

Il saggio si sviluppa in 5 capitoli; il primo vede in esergo una breve e intensa nota, Discours de la peste a ses administreés, scritta in precedenza e pubblicata nel 1947, assieme a un’altra più lunga, Exhortation aux médecins de la peste, lo stesso anno nel quale comparirà in Francia da Gallimard il suo romanzo La Peste. La prima nota, ancora inedita in Italia, è stata tradotta da chi scrive, confortato dalla revisione fatta da Christine Vernière.

Nel secondo capitolo si parla della peste di Orano della quale tratta Camus, che non si è mai verificata, ma è in realtà una metafora non solo del nazismo, ma di qualsiasi pestilenza. Camus ha creato questa metafora dopo un attento studio della letteratura specializzata: narra di un dramma storico con valore universale dove ogni essere umano è assurdamente vulnerabile, soggetto alla sofferenza e alla morte in qualsiasi momento. Vengono messi a nudo la natura umana e i crismi sociali che si osservano in maniera sostanzialmente stereotipata in tutti i periodi storici, perché in ognuno di essi si è verificata una pestilenza.

Il terzo capitolo illustra l’epicrisi storica e scientifica sulla peste di Carlo M. Cipolla: un’autorevole sintesi comprensibile ed esaustiva della maggior parte delle questioni storiche e scientifiche legate alla peste, in particolare di quella capitata in Italia nel corso del Seicento. Vengono ripresi e discussi alcuni elementi della sintesi: sintomi e segni, diagnosi, contagiosità, prognosi, mortalità, morbilità, differenze di morbilità di mortalità e di letalità, il corso della malattia e dell’epidemia.

Nel quarto capitolo vengono descritte la nascita e l’affermazione del concetto e del termine “influenza” a partire dai testi dei cronisti fiorentini del Trecento che scrivono di «influenza di costellazioni» e per «troppa sottigliezza d’aria nel tempo della vernata». Tra Trecento e Ottocento, la malattia è identificata con nomi differenti a seconda della realtà italiana che si considera: Mal mattone, Mal galante o galantino, Male della zucca Mal del bazzucolo, Bissa-bova a Faenza, Male del castrone, Mal del molton e tanti altri. Nomi altrettanto fantasiosi e popolari vengono adottati in ogni altro Paese per intendere un’infezione permanente qua e là sempre viva, ma con diversa intensità, e con scatti o risalti epidemici o pandemici, tanto da rendere il fenomeno primo fra i morbi infettivi acuti per rapidità e potenza di diffusione. Si giunge poi ai contributi dei medici tedeschi, inglesi e italiani dell’Ottocento, nei quali il termine si afferma proprio col nome italianizzato nella letteratura medica, prima all’estero che in Italia, per connotare un quadro nosologico abbastanza definito.

L’ultimo capitolo si sofferma a lungo sull’influenza o “epidemia di febbre catarrale” occorsa in Italia nell’anno 1580, non soltanto perché ben illustrata da medici, storici e letterati – più di quanto è capitato nel Novecento per la Spagnola –, ma anche perché potrebbe proporre analogie con quella attualmente in corso. A richiamare l’attenzione su questa epidemia è stato il ritrovamento di due lettere manoscritte che il famoso naturalista bolognese Ulisse Androvandi invia tra agosto e settembre 1580 a Roma al fratello Monsignor Teseo; alla prima lettera è aggiunta, manoscritta, la Canzone sopra il Mal Mattone di Giulio Cesare Croce.

Nel testo compaiono tre tabelle sui periodi epidemici di peste e su cronologia e andamento delle principali epidemie di influenza occorse in Italia.

Completano i capitoli 20 allegati, un florilegio di autori che hanno scritto sulle pestilenze, costruita con ordine cronologico e capace di far comprendere meglio l’evoluzione delle conoscenze scientifiche sulle epidemie, ma anche il loro impatto sociale e culturale. Tra questi testi, alcuni potrebbero risultare di particolare interesse o perché meglio illustrativi di alcuni aspetti delle pestilenze o perché trascurati in altre antologie ben più corpose di questa e ora riscoperti.

I testi sono giustificati da oltre 250 voci bibliografiche accumulatesi nel corso degli studi della materia “epidemie”, ma mantenute per un possibile interesse di qualche lettore.

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