Rubriche
11/01/2009

Quando un’autostrada taglia in due un quartiere: diario di una lotta in difesa dell’ambiente

Chi siamo
Siamo nel ponente genovese. A Pegli, a Prà e a Voltri ci sono molti comitati di cittadini. Sono comitati di scopo, nascono da bisogni reali, dalla sfiducia nei partiti e nelle istituzioni, dalla voglia di partecipazione e dalla necessità di determinare in prima persona finalità, gestione della mobilitazione e degli obiettivi, senza strumentalizzazioni di sorta. Nel ponente genovese c’è però qualcosa che fa la differenza: i comitati di scopo si sono raggruppati nel cosiddetto “Coordinamento dei comitati del ponente” che non è la somma dei singoli comitati, ma una nuova forza sociale a cui hanno dato vita i vari comitati facendo ciascuno, se necessario, un passo indietro: vi è infatti la coscienza che i problemi di ognuno fanno parte di un mosaico più complesso, che è costituito dal territorio, dall’ambiente, dalla società e dalla qualità della vita. Non è un processo consolidato, perché è sempre presente il momento del riflusso, perché il coordinamento disturba pesantemente il manovratore; nonostante tutto è più di quattro anni che ogni martedì sera ci si riunisce. La capacità di critica, di elaborazione, d’individuazione degli obiettivi raggiungibili, la creatività nella lotta, hanno finora prodotto forti mobilitazioni che hanno raggiunto importanti risultati, tra i quali il più significativo è la modificazione del Piano regolatore portuale con il blocco dei riempimenti a ponente del porto di Prà-Voltri.

I nostri obiettivi
Chi scrive è il presidente del “Comitato Palmaro”, che fa parte del coordinamento. Il nostro comitato si è costituito a seguito dell’ipotesi di nuove gallerie autostradali che avrebbero dovuto passare a pochissima distanza dalle fondamenta delle case. Nel 1996 un’assemblea convocata dalla Circoscrizione su questo e altri problemi andò quasi deserta, mentre la comunicazione personale e l’esposizione porta a porta del problema ha completamente ribaltato la situazione, ha dato vita a un’assemblea con centinaia di persone e a una grossa mobilitazione che ha ottenuto la cancellazione dell’ipotesi di un nuovo tracciato autostradale dalle tavole del PRG cittadino. Dopo questo primo risultato un nucleo consistente del comitato ha allargato i suoi interessi all’autostrada, all’inquinamento che produce, allo scempio urbanistico determinato dall’aver tagliato in due il quartiere.

Non solo risanamento acustico
L’occasione è stata data dalla costituzione nel 1996 della Commissione ministeriale «Genova Caso Pilota» per interventi di risanamento acustico lungo il tratto autostradale. In base alla legge 447/95 del Ministero dell’ambiente la Società Autostrade è obbligata ad accantonare il 5 per cento degli investimenti per il potenziamento delle infrastrutture e per la manutenzione. Il fondo è da utilizzare per opere di risanamento acustico. Il piano elaborato dalla Società Autostrade prevede asfalto fonoassorbente, pannelli fonoassorbenti, baffles, finestre silenti e autoventilanti. Con l’introduzione di un indice per stabilire le priorità d’intervento, che un decreto del Ministero dell’ambiente fa dipendere dal numero degli abitanti e dal loro livello d’inquinamento acustico (limiti però introdotti dalla Società Autostrade), variabili a cui arbitrariamente la Società Autostrade aggiunge il costo dell’intervento ricattando i cittadini. In poche parole le cose stanno in questi termini: «Se vuoi un intervento adeguato il costo sale e la priorità scende. Chissà poi quando si potrà effettuare. È meglio dunque accettare le più semplici ed economiche proposte della Società Autostrade». Con manifestazioni e presidi in Prefettura e l’appoggio della Circoscrizione abbiamo ottenuto la partecipazione alla Commissione ministeriale. L’idea che ci guidava era semplice: non era lecito decidere sulle nostre teste. Quindi abbiamo rifiutato le soluzioni proposte perché non affrontavano anche il tema dell’inquinamento chimico, se si esclude la voce dedicata alle finestre. Troppo poco davvero: non vogliamo vivere sotto vetro, né come canarini in gabbia.

Il Progetto Labò
Il legame con i cittadini che riconoscono nel comitato la loro espressione organizzativa, il momento fondamentale della mobilitazione, la ricerca di alleanze pur mantenendo la propria autonomia (più facile a dirsi che a farsi, perché il manovratore istituzionale fa molte promesse e non per tutti è semplice discernere quelle vere), la continua adesione alla realtà senza fughe in avanti o arretramenti entrando caparbiamente nel merito delle questioni, la collaborazione con le istituzioni (Comune, Provincia e Regione) hanno spostato in avanti l’obiettivo in sede di Commissione ministeriale fino all’adozione del Progetto elaborato dalla Fondazione Labò. Per capire di cosa si tratta occorre sapere che il caso Palmaro è un po’ particolare in quanto in prossimità del casello di Prà-Voltri le due carreggiate si sovrappongono coprendo le facciate dei caseggiati da terra fino al secondo al terzo piano.Il progetto commissionato dall’Assessorato all’ambiente della Regione Liguria, prevede l’abbattimento del viadotto, la complanazione delle due carreggiate e l’inglobamento del tutto in una galleria in cemento armato, la cui sommità pianeggiante (larga circa 25 metri e lunga circa 500) costituirebbe l’unificazione del quartiere tagliato in due dall’autostrada. Il progetto diventa oggetto di un Accordo di programma con gli adeguati finanziamenti. Prevede la costituzione di una segreteria tecnica che ne dovrebbe gestire l’esecuzione, ma alla prima riunione la Società Autostrade si rimangia gli impegni e presenta un’ipotesi alternativa al Labò, ipotesi che non prevede la complanazione ma la copertura a gradoni, nuovo scempio urbanistico.

La lotta procede
Una grossa manifestazione, di quasi mille persone, indetta dalla Circoscrizione e organizzata dal Coordinamento dei comitati arriva al casello di Prà-Voltri e lo blocca temporaneamente. La segreteria tecnica obbliga allora la Società Autostrade a eseguire dei carotaggi per individuare correttamente le caratteristiche del terreno. Nel frattempo, dopo varie sollecitazioni, un presidio in Prefettura organizzato dal coordinamento sblocca la paralisi della Commissione ministeriale, con la nomina di un nuovo presidente dopo due anni dalla morte del primo. I sondaggi sono favorevoli alla realizzazione del Progetto Labò, ma la Società Autostrade non ne vuole discutere in Commissione ministeriale, anzi rilascia dichiarazioni palesemente false sulla stabilità dei palazzi e sull’interruzione del traffico, che rivelano la sempre sospettata mancanza di volontà di intervenire, in attesa forse dell’inglobamento del tutto nel nodo autostradale genovese, un buco nero che potrebbe far scomparire Progetto Labò, finanziamenti e forse anche la Commissione ministeriale. Percepiamo la pericolosità della situazione, riprendiamo gli incontri con i capigruppo negli enti locali e soprattutto in Regione, per rinnovare il sostegno e il consenso a nuove e più pesanti iniziative. Nel contempo rivalutiamo una proposta, più volte avanzata, ma accantonata per le promesse di realizzazione del Labò in tempi brevi e per la complessità e la lunghezza di un’azione legale. I cittadini vogliono portare in tribunale la Società autostrade per tutelare la loro salute. Ci siamo rivolti a Medici per l’Ambiente e a Medicina Democratica e ha preso così forma un progetto d’intervento che vede il coinvolgimento delle istituzioni per la rilevazione dell’inquinamento chimico e acustico, la richiesta d’accesso ai dati ufficiali relativi al Sistema ospedaliero informatizzato dalla Regione, il coinvolgimento dei medici di base con l’aiuto della Circoscrizione per mettere in risalto il rapporto di causalità tra traffico autostradale e malattie. È una scelta di grande valore sociale prima che scientifico: crea un’alleanza tra cittadini e operatori sanitari e fa di loro i protagonisti dell’esercizio di un diritto primario quale la salute. Strumenti come questionari, esame dello stato di salute o delle anamnesi non avranno forse il rigore di una ricerca scientifica, ma rappresentano certamente una tappa fondamentale verso la riappropriazione delle scelte politiche e sociali che ci riguardano. La correttezza scientifica di un’indagine epidemiologica è compito degli specialisti di Medici per l’Ambiente e di Medicina Democratica che ci offrono le loro competenze.

Mobilitazioni e alleanze danno buoni frutti
Oltre al radicamento sul territorio e la puntuale mobilitazione dei cittadini, condizione necessaria ma non sufficiente, la politica delle alleanze e della ricerca del consenso nelle istituzioni ha dato i suoi frutti: tramite il presidente della Regione Liguria Sandro Biasotti è stato formalizzato un tavolo di trattative a Roma presso la direzione generale dell’ANAS, a cui ha partecipato anche il comitato. Sono stati due gli incontri nella capitale, sempre caratterizzati da un presidio di cittadini, sostenuto anche dalle associazioni ambientaliste romane. Lo schieramento di diversi soggetti ci ha permesso di uscire dall’angolo in cui ci aveva costretto la Società Autostrade mentre l’ANAS, grazie ai suoi tecnici, ha dimostrato la fattibilità e la sicurezza del Progetto Labò. La conclusione formale della vicenda è avvenuta a Genova il 7 maggio di quest’anno nella sede della Regione Liguria, con la firma di un protocollo d’intesa a integrazione dell’originario e disatteso Accordo di programma. Fatto forse unico in Italia, il protocollo porta anche la firma del comitato. Questo fatto assume una rilevanza politica e sociale tale da riconoscere al comitato il ruolo d’espressione organizzativa dei cittadini e quindi la capacità di concorrere a gestire la delicata fase dell’esecuzione dei lavori. A tale scopo è stata costituita, su richiesta dello stesso comitato, una Commissione di monitoraggio dei lavori.

Ma non è finita
La lotta non è finita sia sul fronte del Progetto Labò, sia sul fronte dell’inquinamento lungo la tratta cittadina dell’autostrada. Le Commissioni ambiente e salute della Circoscrizione, riunitesi congiuntamente con i comitati, hanno preso l’impegno di provvedere al monitoraggio degli inquinanti e dei loro effetti sulla salute dei cittadini. Un impegno preciso, che hanno deciso di assumersi assieme agli assessorati competenti di Comune e Provincia, con il coinvolgimento dei medici di base.

Approfondisci su epiprev.it Vai all'articolo su epiprev.it Versione Google AMP