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11/08/2018

Obesità in età infantile: è ancora un’epidemia?

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È ormai ampiamente riconosciuto che l’obesità rappresenta oggi un importante problema di sanità pubblica. Infatti, si tratta di un fattore di rischio per diverse malattie croniche (per esempio, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tumori) e, se presente in età pediatrica, si associa a una più precoce insorgenza di condizioni o patologie finora considerate tipiche dell’età adulta (aumento del colesterolo, iperglicemia e aumento della pressione arteriosa). Secondo recenti stime, sovrappeso e obesità contribuiscono alla morte di 4 milioni di persone al mondo ogni anno,1 con elevati costi diretti e indiretti.

I numeri dell’obesità infantile

Uno studio condotto dall’Imperial College di Londra e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) pubblicato su Lancet a ottobre 20172 ha messo in evidenza che negli ultimi 40 anni, nel mondo, il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e i 19 anni è aumentato di circa 10 volte, passando dall’1% del 1975 (pari a 5 milioni di ragazze e 6 milioni di ragazzi) a quasi il 6% nelle ragazze (50 milioni) e l’8% nei ragazzi (74 milioni) nel 2016. A questi vanno aggiunti i 213 milioni di bambini e ragazzi che nel 2016 erano stimati in condizione di sovrappeso.
Se l’andamento continuerà a questi ritmi, si prevede che nel 2022 i numeri dell’obesità tra bambini e adolescenti nel mondo supereranno quelli dei soggetti moderatamente e gravemente sottopeso, un problema molto rilevante nelle zone più povere del mondo.
Secondo questo studio, in Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi 3 volte dal 1975 al 2016. Utilizzando i valori soglia raccomandati dall’OMS,3 nel 2016, il 10,4% delle femmine e il 14,5% dei maschi di età 5-19 anni erano obesi. A livello mondiale, l’Italia si posiziona al 61° posto per le femmine e al 46° per i maschi, ma, tra i Paesi ad alto reddito, l’Italia raggiunge rispettivamente la 6a e l’8a posizione; una situazione che merita sicuramente attenzione.

Il sistema di sorveglianza “OKkio alla salute”

A questa analisi mondiale del fenomeno ha contribuito, per l’Italia, anche il sistema di sorveglianza nazionale “OKkio alla SALUTE”, che dal 2008 raccoglie dati su un campione, rappresentativo anche a livello di regione e in alcuni casi di ASL, di circa 45.000 bambini che frequentano la terza classe della scuola primaria e di altrettanti genitori.4 Questo monitoraggio è stata la risposta del Ministero della salute italiano alla Conferenza di Istanbul del novembre 2006, organizzata dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS, dove tutti gli Stati membri hanno adottato la Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità. Da allora, ogni 2 anni un folto numero di professionisti del servizio sanitario nazionale, coordinati dall’Istituto superiore di sanità, si reca nelle scuole incluse nel campione per misurare peso e statura dei bambini con una metodologia standardizzata e utilizzando lo stesso tipo di strumenti per permettere confronti attendibili e riproducibili. Vengono, inoltre, raccolte informazioni attraverso i bambini, i genitori, gli insegnati e i dirigenti scolastici riguardo ad alcuni aspetti che possono avere un’influenza sull’obesità: abitudini alimentari, attività fisica, sedentarietà, ambiente e iniziative scolastiche di contrasto. I dati delle 5 survey finora effettuate indicano chiaramente la presenza di una prevalenza elevata di bambini in stato di sovrappeso o obesità. Nel 2016, in Italia 2 bambini su 10 di 8-9 anni risultano in sovrappeso e 1 su 10 obeso (quasi 2 se si considerano i cut-off dell’OMS). I ricercatori dell’Imperial College stimano quasi un milione di bambini e adolescenti obesi nel nostro Paese (437.000 bambine e ragazze e 642.000 bambini e ragazzi), numero che aumenta a circa 3,2 milioni se si considerano anche quelli in sovrappeso.
Quello che colpisce è anche la differenza regionale: si passa da un 15% di bambini in sovrappeso od obesi nella Provincia autonoma di Bolzano a un 44% in Campania. In generale, prevalenze più elevate si riscontrano:

  • nelle regioni del Sud;
  • quando i genitori hanno livelli più bassi di istruzione;
  • quando i genitori sono anche loro obesi o in sovrappeso;
  • quando la famiglia vive in condizioni economiche meno agiate.

Tutto ciò indica chiaramente la presenza di grandi disuguaglianze. Questo è stato osservato anche in altri Paesi e la causa della maggior presenza di obesità tra i gruppi socialmente vulnerabili è probabilmente dovuta al minore accesso a corrette informazioni su stili di vita e salute, al consumo di cibi più economici, che hanno spesso minore qualità nutrizionale ed elevata densità energetica, e al vivere in zone che non facilitano il trasporto attivo e l’attività fisica.

Iniziative di prevenzione

Il dato positivo è che questo sistema di sorveglianza e i suoi risultati hanno contribuito a far conoscere il problema nel nostro Paese e suscitare la consapevolezza e l’attivazione di tante istituzioni, di professionisti che lavorano in vari settori e dei cittadini stessi. Dal 2008, si è osservato un leggero calo del fenomeno, in particolare della percentuale di bambini obesi con un decremento relativo del 20%, e la promozione di tante iniziative per una sana alimentazione e contro la sedentarietà. Questo si sta verificando in tutte le regioni italiane e in alcuni Paesi europei. La Childhood Obesity Surveillance Initiative della Regione europea dell’OMS, a cui ormai partecipano circa 40 Paesi – tra cui l’Italia con OKkio alla SALUTE –, ha mostrato prevalenze di sovrappeso e obesità più elevate nel Sud Europa e un trend in diminuzione in Italia, Portogallo e Slovenia; tale trend non è confermato, invece, in Norvegia e in Lettonia.5 Tante sono le iniziative e le politiche intraprese per bloccare l’epidemia, dall’aumento delle ore di attività fisica nelle scuole in Ungheria alla promozione di una sana alimentazione dalle prime fasi della vita in Austria fino alla tassazione sullo zucchero nelle bevande in Gran Bretagna.
A oggi, non esistono studi su larghe casistiche che possano dimostrare un’elevata e persistente efficacia di interventi volti a ridurre l’indice di massa corporea (IMC) sia sulla popolazione generale sia sui bambini in sovrappeso od obesi.6,7 Tuttavia, due revisioni Cochrane, pur sottolineando che gli studi disponibili nei bambini non sono perlopiù di buona qualità, concludono che interventi multipli volti a modificare i comportamenti (in particolare dieta e attività fisica) e che coinvolgono vari setting (la famiglia, la scuola, la società) sono in grado di ridurre l’IMC e il peso in confronto con nessun intervento.
Concludiamo osservando che, quando un problema di sanità pubblica raggiunge tali dimensioni, non basta solo un’azione individuale, ma sono necessarie urgenti azioni di prevenzione primaria di comunità attuate fin dalla gravidanza. Non va dimenticato che l’Italia ha una cultura profonda sulla sana alimentazione, quella mediterranea, che va adattata al XXI secolo: l’alimentazione deve ritornare a essere varia ed equilibrata, ricca di verdura e frutta; con meno calorie, grassi saturi, colesterolo e sale; con consumo più elevato di legumi, cereali, possibilmente integrali, e pesce; soprattutto, deve contemplare porzioni modeste. Infine, la comunità deve riscoprire il piacere e i benefici che derivano da un’attività fisica regolare, come camminare, salire le scale, ballare, giocare all’aria aperta e svolgere attività fisica per almeno 150 minuti a settimana distribuiti nei diversi giorni della settimana per gli adulti e 60 minuti al giorno per bambini e adolescenti.

Bibliografia

  1. GBD 2015 Obesity Collaborators, Afshin A, Forouzanfar MH et al. Health effects of overweight and obesity in 195 Countries over 25 years. N Engl J Med 2017;377(1):13-27.
  2. NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC). Worldwide trends in body-mass index, underweight, overweight, and obesity from 1975 to 2016: a pooled analysis of 2416 population-based measurement studies in 128·9 million children, adolescents, and adults. Lancet 2017;390(10113):2627-42.
  3. de Onis M, Onyango AW, Borghi E, Siyam A, Nishida C, Siekmann J. Development of a WHO growth reference for school-aged children and adolescents. Bull World Health Organ 2007;85(9):660-67.
  4. OKkio alla Salute. Promozione della salute e della crescita sana nei bambini della scuola primaria. Disponibile all’indirizzo: http://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
  5. World Health Organization. WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI). Disponibile all’indirizzo: http://www.euro.who.int/en/health-topics/disease-prevention/nutrition/activities/who-european-childhood-obesity-surveillance-initiative-cosi
  6. Waters E, de Silva-Sanigorski A, Hall BJ et al. Interventions for preventing obesity in children. Cochrane Database Syst Rev 2011;(12):CD001871.
  7. Mead E, Brown T, Rees K et al. Diet, physical activity and behavioural interventions for the treatment of overweight or obese children from the age of 6 to 11 years. Cochrane Database Syst Rev 2017;6:CD012651.
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