Monitoraggio post-vaccinale nelle residenze sanitarie assistenziali: un approccio integrato per la salute degli anziani
Gli anziani sono una delle fasce di popolazione più vulnerabili alle infezioni sia da virus stagionali, come l’influenza, sia da patogeni emergenti, come il SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. Questa vulnerabilità è dovuta a un sistema immunitario spesso meno efficiente rispetto ai giovani, fenomeno noto come immunosenescenza, alla presenza di comorbidità e all’uso di farmaci immunosoppressori. La combinazione di questi fattori aumenta il rischio di infezioni e delle loro complicanze. Le vaccinazioni rappresentano uno degli strumenti più efficaci per prevenire malattie infettive gravi e potenzialmente letali in questa fascia di età. Studi recenti hanno dimostrato che, sebbene l’efficacia dei vaccini possa essere inferiore negli anziani rispetto ai giovani adulti, i benefici rimangono comunque rilevanti. Per esempio, la vaccinazione antinfluenzale riduce il rischio di ospedalizzazione per influenza del 30%-40% negli anziani e la vaccinazione contro lo pneumococco riduce il rischio di polmonite e altre infezioni invasive del 60%-70%.1,2 Le residenze sanitarie assistenziali (RSA) ospitano una popolazione particolarmente vulnerabile e svolgono un ruolo fondamentale nell’assistenza agli anziani e alle persone con disabilità. Tuttavia, la presenza di spazi comuni e la concentrazione di individui fragili aumentano il rischio di diffusione delle infezioni. Durante l’emergenza pandemica del 2020, l’attenzione si è concentrata sui residenti delle RSA, più vulnerabili all’infezione e a maggior rischio di sviluppare forme gravi della malattia. La pandemia di SARS-CoV-2 ha causato alti tassi di morbilità e mortalità a livello mondiale.3,4 L’Italia è stato uno dei primi Paesi ad affrontare l’emergenza, con il maggiore impatto in termini di mortalità tra gli over 80. Dal dicembre 2020, la campagna vaccinale ha dato priorità ai residenti delle RSA, contribuendo a ridurre l’impatto del virus. Diversi studi hanno esaminato l’efficacia e la sicurezza dei vaccini anti-SARS-CoV-2,5 dimostrando che gli anziani vaccinati con vaccini a mRNA sviluppano una buona risposta immunitaria.6-9 Inoltre, i vaccini contro il SARS-CoV-2 hanno ridotto significativamente i casi gravi di COVID-19 e le ospedalizzazioni.10
Monitoraggio immunologico: cos’è e perché è importante
Il monitoraggio immunologico delle vaccinazioni consiste nella valutazione della risposta immunitaria post-vaccinazione tramite la misurazione di specifici anticorpi. Nel contesto di una popolazione fragile come quella dei residenti in RSA, il monitoraggio è fondamentale per:
1. valutare l’efficacia del vaccino: monitorando la risposta immunitaria è possibile valutare se il vaccino ha indotto una protezione adeguata;
2. identificare la necessità di dosi di richiamo: alcuni soggetti – o gruppi di popolazione – potrebbero non sviluppare una risposta immunitaria sufficiente dopo il ciclo primario di vaccinazione e necessitare di richiami per mantenere la protezione;
3. adattare le strategie vaccinali: i dati di monitoraggio possono aiutare a identificare quali vaccini – o combinazioni di vaccini – sono più efficaci nei vari gruppi di popolazione e ottimizzare i programmi vaccinali;
4. promuovere il benessere e l’autonomia dei residenti delle RSA: una prevenzione efficace delle infezioni riduce i giorni di malattia, le ospedalizzazioni e i trattamenti farmacologici, migliorando lo stato di salute globale dei residenti;11
5. ridurre i costi sanitari: prevenire le infezioni tramite un monitoraggio immunologico efficace può contribuire a ridurre i costi sanitari legati alle malattie infettive, con un risparmio potenziale per il sistema sanitario e per le famiglie degli anziani.12
Esperienze internazionali nel monitoraggio immunologico delle RSA
In diversi Paesi sono stati avviati programmi di monitoraggio immunologico nelle RSA per migliorare l’efficacia delle vaccinazioni contro il SARS-CoV-2.
In Svezia, uno studio longitudinale ha messo in evidenza la necessità di dosi di richiamo per mantenere una protezione a lungo termine. I risultati hanno mostrato che il 70%-80% dei residenti delle case di cura svedesi che hanno partecipato allo studio ha raggiunto la massima protezione dopo 3-4 dosi. La ricerca ha suggerito anche la soglia di anticorpi IgG circolanti sotto la quale vi è un aumento del rischio di infezione. Conoscere i livelli di anticorpi e la loro evoluzione nel tempo consente di prevedere l’effetto protettivo a lungo termine e di orientare le politiche vaccinali.13
Nel Regno Unito, lo studio “VIVALDI” ha monitorato la sieroprevalenza e l’efficacia dei vaccini anti-SARS-CoV-2 nelle RSA, fornendo dati cruciali per l’adattamento delle strategie vaccinali, in particolare sulla necessità di dosi di richiamo per ridurre la mortalità.14
Negli Stati Uniti, studi condotti da S. Gravenstein e colleghi hanno sottolineato l’importanza di monitorare regolarmente i livelli di anticorpi per identificare i residenti più a rischio di infezione, consentendo interventi tempestivi con dosi booster.15
Questi esempi internazionali permettono di osservare che il monitoraggio immunologico nelle RSA può contribuire a ottimizzare le strategie vaccinali per proteggere gli anziani da infezioni gravi come la COVID-19.
L’esperienza italiana
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), ha avviato nel 2021 un monitoraggio immunologico post-vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nelle RSA. Il progetto, unico in Europa, era parte di uno studio multicentrico osservazionale che raccoglie dati sulla situazione reale degli anziani più esposti alla minaccia COVID-19. Lo studio, ancora in corso, si concentra sulla risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione, monitorando i titoli anticorpali anti-Spike (anti-S) e anti-Nucleocapside (anti-N), e gli outcome clinici, come nuove infezioni, ricoveri e mortalità. Il progetto ha coinvolto 66 RSA e un numero variabile di residenti nelle diverse fasi dello studio.
I dati raccolti nel primo anno di monitoraggio hanno mostrato che oltre il 90% dei residenti delle RSA aveva sviluppato una risposta anticorpale significativa contro il SARS-CoV-2. La traiettoria degli anticorpi ha messo in luce un rapido incremento dopo la vaccinazione primaria, seguito da un declino nei mesi successivi, ma un aumento significativo dell’immunità nel lungo termine grazie alla somministrazione della terza dose di richiamo.16,17 I soggetti che non avevano sviluppato una risposta ottimale con le prime due dosi hanno particolarmente beneficiato del richiamo vaccinale che ha portato a un innalzamento significativo dei titoli anticorpali anti-S.16,17
Lo studio ha osservato anche che la somministrazione di dosi di richiamo ha ridotto il rischio di infezione da SARS-CoV-2, mentre le caratteristiche individuali come età e sesso non sono risultate significativamente correlate all’infezione. Inoltre, è emerso che l’implementazione di aree protette per le visite familiari ha contribuito ad una riduzione significativa delle infezioni.18
Conclusioni
Il monitoraggio immunologico post-vaccinale a lungo termine è essenziale per valutare la durata della protezione e la necessità di dosi di richiamo. Nel caso della vaccinazione contro SARS-CoV-2, anche se non sono stati definiti correlati immunologici precisi, alti livelli di anticorpi anti-S sono un indicatore di minore probabilità di infezione.
Le nostre conclusioni chiave sono:
- i vaccini a mRNA anti-SARS-CoV-2 hanno indotto una risposta immunitaria positiva e la terza dose ha migliorato la protezione nei soggetti con risposta più bassa;17
- le dosi successive hanno aumentato i livelli anticorpali, riducendo il rischio di malattia grave e reinfezione se accompagnate da adeguate misure di prevenzione nelle RSA;17,18
- la risposta immunitaria degli anziani può variare in base alle patologie croniche e allo stato di salute, con differenze specifiche per sesso e genere.19-21
I dati ottenuti possono essere utili per migliorare le pratiche vaccinali nelle RSA e orientare le strategie future di prevenzione, focalizzandosi su chi soffre di determinate patologie e analizzando le caratteristiche delle strutture. Tuttavia, il numero relativamente contenuto dei residenti arruolati nel tempo e delle strutture coinvolte impongono cautela nell’interpretazione dei risultati, sottolineando la necessità di verificarli su una popolazione più ampia. L’esperienza di questo progetto testimonia la necessità di integrare conoscenze e competenze diverse di diversi attori (RSA, enti di ricerca, università) per acquisire una visione multidimensionale di realtà complesse. Solo attraverso una combinazione di prevenzione, monitoraggio e intervento personalizzato possiamo garantire una protezione efficace e duratura per gli anziani.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
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