L’industria mineraria e la salute dei lavoratori
Mal di zolfo - Minatori, medici e malattie nella Valle del Savio e nel Montefeltro nella seconda metà dell’Ottocento
Giancarlo Cerasoli, Pier Paolo Magalotti
Cesena, Società di Studi Romagnoli, 2017
400 pp; 20,00 euro
Dal connubio virtuoso fra Pier Paolo Magalotti, storico militante e profondo conoscitore delle vicende legate agli esordi e agli sviluppi delle attività minerarie dell’area del Montefeltro, e Giancarlo Cerasoli, medico praticante attivo nel campo della storia della medicina, nonché pediatra di libera scelta, nasce Mal di Zolfo – Minatori, medici e malattie nella valle del Savio e nel Montefeltro nella seconda metà dell’Ottocento.
Si tratta di un’opera completa sulla salute fisica e morale sui minatori delle zolfare romagnolo-montefeltrine, che combina i diversi saperi e sensibilità degli autori. Lavorando fianco a fianco, lo storico di mestiere e il medico praticante danno luce a un testo completo, un quadro d’insieme esauriente sulle condizioni e sulla salute del proletariato che nasce grazie al confronto fra le diverse discipline.
La quantità e qualità delle fonti utilizzate dagli autori permette di apprezzare relazioni periodiche di medici condotti, che accompagnavano i dati raccolti con commenti illuminanti sullo stato di chi abitava i paesi dello zolfo. Magalotti e Cerasoli, infatti, hanno voluto assumere il punto di vista della salute di coloro che lavoravano nelle miniere e l’hanno analizzato sotto molteplici aspetti: i rischi del lavoro minerario, gli infortuni frequenti e spesso tragici, le malattie legate alle esposizioni a polveri, fumi e vapori, ma anche i rischi ambientali che i minatori si trovavano ad affrontare al di fuori della miniera, di cui l’alcol era il più insidioso.
A livello contenutistico, il volume è diviso in due sezioni. La prima, è una sezione contemporanea, dove viene descritto il contesto sociopolitico dell’area interessata, si parla dell’operato di medici condotti, nonché si tratta la miniera come problema di salute individuale. In quest’ultimo punto, si analizzano le condizioni di vita dei lavoratori, le malattie che affliggevano i minatori – sia quelle dovute direttamente al lavoro in miniera sia quelle acquisite per cause sociali – e le modalità di gestione dell’assistenza sanitaria, con un focus sul lavoro di donne e bambini.
La seconda sezione, quella anastatica, riproduce 3 importanti documenti relativi alle vicende sociosanitarie delle miniere. Il più originale è una vera e propria scoperta archivistica, L’operaio delle miniere sulfuree di Vincenzo Ciccone, medico condotto della seconda metà del XIX secolo impegnato sia in campo scientifico sia sociale; non risparmiò, infatti, gli sforzi per costruire una coscienza di classe tra i minatori. Ciccone tocca diversi aspetti, fra cui il tema della prevenzione: si dedica alle iniziative in grado di modificare in meglio i fattori alla base delle deteriorate condizioni di vita dei minatori, proponendo riforme e interventi, compresa l’offerta di un vero e proprio servizio sanitario aziendale; formula raccomandazioni per migliorare l’ambiente di lavoro, dedicate sia ad aspetti di igiene sia ai rischi lavorativi.
Grazie all’ampiezza della documentazione proposta da Magalotti e Cerasoli, possiamo dire di avere ora a disposizione un quadro esauriente del settore delle miniere di zolfo, ambito in cui l’Italia ebbe per quasi tutto l’Ottocento un ruolo monopolistico e cruciale. Mal di zolfo aggiunge una descrizione dettagliata e aggiornata delle sofferenze in termini di malattie che lo sviluppo di questo settore causò ai lavoratori.
Alberto Baldasseroni