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11/08/2018

La biblioteca medico-scientifica del futuro è un laboratorio e il documentalista un vero ricercatore

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Vi sono luoghi dove si pratica la scienza medica che sono molto cambiati. Uno tra questi è la biblioteca medico-scientifica.
Un tempo era il posto in cui venivano catalogate, archiviate e rese disponibili le pubblicazioni utili a sostenere un qualsiasi lavoro scientifico. Oggi molti di quegli spazi sono scomparsi e si sono trasformati in luoghi virtuali dove i dati viaggiano su supporti smaterializzati, inseriti in enormi database. Gli scaffali pieni di volumi che raccoglievano i diversi giornali scientifici e gli scaffali contenenti i classificatori per orientarsi nel dedalo delle tante riviste hanno lasciato spazio a database interrogabili via computer e biblioteche elettroniche accessibili via web capaci di contenere un numero imprecisato di record. Non si tratta, però, solo di una trasformazione tecnica che riguarda le nuove metodiche di conservazione dei documenti. Infatti, la possibilità di indicizzare i singoli studi e di formulare interrogazioni relative al loro contenuto ha reso possibile la creazione di dataset contenenti un numero di record molto grande.
Ogni studio e i diversi dati in esso riportati sono diventati potenziali reagenti che, una volta messi insieme secondo protocolli predefiniti, possono produrre nuova conoscenza. Pensate, per esempio, alle sole revisioni sistematiche che, attraverso una ricerca esaustiva, analizzano e sintetizzano in modo non casuale i risultati degli studi relativi all’efficacia e alla sicurezza di specifici trattamenti/interventi, arrivando a produrre risultati altrimenti non visibili attraverso i singoli studi. Le revisioni sistematiche, inoltre, attraverso una valutazione rigorosa della qualità metodologica degli studi, sono capaci di far emergere elementi altrimenti non evidenti alla singola osservazione. Infatti, il grado di confidenza relativo ai risultati presentati negli studi non può dipendere solo dall’intervallo di confidenza della rilevazione puntuale o dalla numerosità del campione, ma dipende anche dalla valutazione di tutti i potenziali confondenti, oltre che dalla modalità con cui lo studio è disegnato. Un aspetto importante è la scelta degli esiti studiati e la loro rilevanza per i pazienti.

Un esempio pratico

Per fare un esempio pratico, basta pensare alle metodiche con cui vengono effettuate le revisioni sistematiche e le metanalisi. Il protocollo di studio prevede immancabilmente la definizione di un quesito di ricerca declinato secondo lo schema PICO (population, intervention, comparison, outcome), che favorisce poi la costruzione di strategie di ricerca valide e l’individuazione degli studi nelle diverse fonti bibliografiche. È ovviamente necessario disporre di professionalità capaci di interrogare con le giuste parole chiave i database bibliografici ed estrarre gli studi e i dati da mettere insieme con metodiche rigorose e ripetibili. Ecco, quindi, un esempio in cui l’archivista diventa un vero e proprio data manager.
In questo contesto, diventa interessante osservare l’evoluzione della professionalità necessaria, di chi prima aveva il compito di conservare e rintracciare un documento scientifico per renderlo disponibile, mentre oggi si trova a estrarre, elaborare e produrre set di dati.
Il saper cercare nelle fonti primarie, ossia dove si trovano gli studi e i dati scientifici relativi alle diverse pratiche mediche, non vuol dire affidarsi solo a quanto ufficialmente disponibile nelle riviste scientifiche. Dossier scientifici, reportistiche e database bibliografici sono sempre più frequentemente disponibili anche al di fuori dei normali circuiti editoriali e possono essere interrogati con metodiche e approcci simili. Inoltre, è divenuto essenziale ricercare la cosiddetta letteratura grigia, quella relativa a studi non pubblicati o in corso che sono reperibili in appositi repository o attraverso gli atti dei congressi. Infatti, più sono le fonti ricercate, minore è il rischio di bias legato al fatto che studi con risultati positivi hanno maggiore probabilità di essere pubblicati. Ma anche in questo caso occorre avere le competenze necessarie per saper cercare e selezionare i dati con le dovute cautele.

Una nuova professionalità

La ricerca bibliografica diventa più complessa e necessita di un protocollo di studio che avvicina questa nuova attività a un vero e proprio lavoro scientifico, che tiene conto di tutta una serie di fattori, quali il disegno della ricerca, il controllo dei confondenti e la dimensione del campione. Fino a ora, queste competenze sono state considerate proprie del ricercatore, ma possono essere attribuite alla nuova figura del documentalista medico-scientifico. La collocazione ideale di tale figura entra a pieno titolo nel gruppo di ricerca. La sua importanza viene sottolineata da alcuni autori che, analizzando i fattori limitanti per una buona ricerca clinica, individuano tra gli elementi che permettono di non sprecare gli investimenti proprio il far precedere ogni nuova proposta di ricerca da una revisione sistematica della letteratura.
Vista l’enorme produzione giornaliera di nuovi studi pubblicati, il nuovo ricercatore-documentalista potrebbe avere un ruolo importante anche nella divulgazione e nel trasferimento al pubblico di molte informazioni. In questo caso, lo scenario che sta cambiando con grande velocità è legato ai nuovi media, i quali possono diventare un vettore di divulgazione importante, ma dove, ancora una volta, il nostro nuovo professionista può essere utile a fare da tramite tra la vecchia biblioteca e un centro di informazione utile all’operatore sanitario e al pubblico. Si tratta, in questo caso, di sfruttare soprattutto la capacità di aggiornamento continuo che i sistemi di ricerca bibliografica offrono, a fronte di strategie di ricerche definite.
In pratica, stiamo parlando di nuove professionalità che possono occupare spazi professionali e occupazionali importanti che vengono a crearsi nel vuoto prodotto dai mestieri cancellati dalle nuove tecnologie

Per saperne di più

Biblioteca Alessandro Liberati del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio; https://bal.lazio.it/

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