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14/10/2022

Infortuni sul lavoro: oltre ciò che fa notizia

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Nell’ultimo periodo, gli infortuni sul lavoro sono saliti alla ribalta della cronaca, segno di una maggiore attenzione da parte dei media e della popolazione. Al clamore mediatico, si associano notizie spesso discordanti sul numero di infortuni e sul loro andamento nel tempo, inducendo disinformazione e disorientamento anche tra coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nella tutela della sicurezza e della salute sul lavoro. Come può il sistema pubblico della prevenzione modificare e riprogrammare le proprie attività sulla base degli infortuni accaduti? Questo contributo propone una riflessione critica sulle informazioni disponibili nei flussi informativi utili a individuare priorità d’intervento, monitorare le azioni intraprese e valutare i risultati raggiunti dai piani di prevenzione di Regioni e ASL.

La pandemia nei luoghi di lavoro: è possibile trascurarne l’impatto nei flussi informativi correnti?

Dal 2020, anche gli ambienti di lavoro sono stati travolti dalla pandemia di COVID-19, ma non è facile descrivere quanto sia effettivamente successo. In letteratura sono disponibili diversi approfondimenti sull’argomento; si veda, per esempio, l’articolo di Marinaccio et al pubblicato su E&P nel 2021.1 Qui si riporta una breve sintesi utilizzando fonti aggiornate periodicamente.2

Inail considera i casi di malattie infettive e parassitarie – come COVID-19, ma anche AIDS, tubercolosi, malaria, epatiti virali eccetera – come infortuni sul lavoro, equiparando la causa virulenta a quella violenta.3 Nel biennio 2020-2021, sono stati denunciati a Inail quasi 200.000 infortuni per COVID-19, tre quarti relativi al 2020 e il rimanente quarto al 2021. Rispetto agli infortuni nel complesso, nel 2020 una denuncia su quattro ha riguardato casi di COVID-19, mentre nel 2021 una denuncia ogni dodici.

Le aree territoriali con la percentuale maggiore di denunce per COVID-19 sono il Nord-Ovest, con più del 40% di denunce, provenienti in particolare dalle province di Milano e Torino, e il Nord-Est, con circa il 22%. Nel biennio 2020-2021, la quota di infortuni da COVID-19 riconosciuti da Inail è circa l’83%.

Con riferimento all’insieme degli infortuni mortali, nel 2020 un terzo ha riguardato COVID-19 e nel 2021 un settimo. Nel biennio 2020-2021, sono stati denunciati a Inail 866 infortuni mortali da COVID-19: 580 decessi (67%) sono avvenuti nel 2020 e 286 (33%) nel 2021. La quota di infortuni mortali da COVID-19 riconosciuti è poco meno di due terzi.

D’altra parte, le misure di contenimento della pandemia, in particolare il repentino aumento del lavoro agile e il lockdown, hanno avuto importanti ricadute sulla riduzione degli infortuni. Per esempio, nel 2020, le denunce di infortuni in itinere sono state poco più di 65.000 (-38% rispetto all’anno precedente); riduzioni simili si riscontrano per i sottoinsiemi degli infortuni in itinere riconosciuti (-36%) e gravi (-30%).

Anche tra gli infortuni in occasione di lavoro con mezzo di trasporto, poco più di 13.000 denunce nel 2020, si rileva una diminuzione di circa un terzo rispetto al 2019; analoghe riduzioni si rilevano per i sottoinsiemi degli infortuni in occasione di lavoro con mezzo di trasporto riconosciuti da Inail (-33%) e gravi (-23%).

È evidente che almeno per il biennio 2020-2021 ogni analisi del fenomeno infortunistico svolta dai Servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (SPreSAL) delle ASL sarà fortemente influenzata dagli effetti della pandemia di COVID-19. Ma gli open data Inail non permettono l’individuazione degli infortuni da COVID-193 e dai flussi informativi Inail-Regioni4 è possibile identificarne solo una parte, non confrontabile con le informazioni periodicamente rilasciate da Inail.

Ulteriori criticità nei flussi correnti riguardano anche dimensioni consolidate, come il comparto produttivo classificato in passato con le voci di tariffa e attualmente solo con il codice ATECO. Nel settore industria, la mancanza del codice in un quarto degli infortuni denunciati nel 2020 e in un quinto degli infortuni riconosciuti inficia qualsiasi approfondimento relativo a questa dimensione. Eppure, il Ministero della salute ha ritenuto la prevenzione in ambiente di lavoro tra le priorità del Piano nazionale della prevenzione (PNP) 2020-2025, dedicandovi quattro programmi predefiniti che ogni Regione ha declinato a livello locale. Le attività di monitoraggio e valutazione delle azioni intraprese non potranno prescindere dal comparto produttivo e saranno fortemente compromesse.

Una nuova emergenza?

Facendo riferimento al decennio precedente alla pandemia, è possibile descrivere l’andamento infortunistico con una certa solidità. Le figure 1 e 2 riportano l’andamento degli infortuni in occasione di lavoro del settore industria in Italia riconosciuti da Inail. Emerge una progressiva riduzione del tasso sia per il totale degli infortuni sia per il sottoinsieme degli infortuni gravi.5 La letteratura suggerisce che, contestualmente alla rapida ripresa economica degli ultimi mesi, ci possa essere un aumento degli infortuni,6,7 ma proprio per le difficoltà sopra indicate non sarà facile per i Servizi PreSAL verificarlo.

Infortuni mortali e gravi: quali azioni di contrasto?

Da vent’anni è attivo in Italia il sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi che raccoglie i risultati delle indagini effettuate dai Servizi PreSAL delle ASL.8,9 Nonostante alcuni problemi di tempestività di segnalazione e coordinamento tra enti, il sistema di sorveglianza è individuato dal PNP 2020-2025 per programmare gli interventi di prevenzione, promozione, assistenza e controllo. Per esemplificare il supporto a queste attività da parte del sistema di sorveglianza a livello regionale, si illustra la situazione del Piemonte. In questa Regione, il sistema di sorveglianza redige e condivide rapporti periodici che descrivono una realtà più articolata rispetto a quanto emerge da altre fonti.10

L’analisi delle tipologie di incidente che hanno condotto a infortuni mortali indica che l’incidente più frequente continua a essere la “caduta dall’alto” insieme a “variazione nella marcia di un mezzo di trasporto”; quest’ultimo è l’incidente tipico dell’agricoltura, il cosiddetto “ribaltamento”. Seguono la “caduta dall’alto di gravi” e il “contatto con oggetti, mezzi e veicoli in movimento nella loro abituale sede”, incidente spesso riconducibile all’investimento dell’infortunato; ben più raro è l’evento mortale dovuto a “contatto con organi in movimento” che, viceversa, viene enfatizzato dagli organi di informazione.

Il sistema rileva la sostanziale stabilità degli infortuni mortali sottoposti a inchiesta da parte dei Servizi PreSAL e ricostruiti. Da più di un lustro, sono tra 35 e 40 all’anno, situazione non certo “fuori controllo” come riportato da alcuni organi di stampa, anche se non si può affermare che un numero di morti sul lavoro di tale entità sia accettabile. Occorre sottolineare che, in alcuni degli eventi indagati, l’occasione di lavoro è piuttosto labile, confondendosi con attività paradomestiche soprattutto in agricoltura e silvicoltura, ma anche in altri comparti come i trasporti. In passato, questi eventi non venivano seguiti dai Servizi PreSAL, ma rubricati a incidenti i cui accertamenti erano seguiti da altri enti (Carabinieri e Polizia). Da alcuni anni, il sistema di prevenzione pubblico, sia a livello nazionale sia regionale, ha varato un piano di prevenzione specifico dedicato al settore agricoltura che, più di recente, si è esteso anche all’ambito forestale. In tal modo si cerca di aggredire tra il 40% e il 50% degli infortuni mortali che accadono ogni anno in Piemonte, sebbene non sia facile individuare misure che possano condurre rapidamente alla riduzione degli eventi infortunistici, in particolare quelli mortali. La letteratura suggerisce di adottare interventi che prevedono azioni multiple, differenziate e prolungate nel tempo;11 il PNP li sta programmando almeno fino al 2025.

Altro comparto da seguire sono le costruzioni, che comprendono anche imprese e attività relative alla realizzazione e manutenzione degli impianti; gli infortuni mortali di questo comparto sono circa un terzo del totale. Nell’ultimo quinquennio, a fronte di circa metà degli infortuni nel comparto, rispetto ai primi anni Duemila, non vi sono state diminuzioni del numero di eventi mortali. Ciò può dipendere anche dalla polverizzazione delle imprese del settore e dall’affidamento di lavori a “non imprese” o ad aziende non attrezzate a svolgere lavori complessi; ultimamente, tale fenomeno si è ancora più acuito con l’implementazione dei diversi bonus. Dal 2002 al 2019, solo il 50% dei lavoratori deceduti a seguito di infortuni nel comparto era dipendente. Anche qui il sistema pubblico si è dotato di strumenti, programmi e obiettivi ad hoc,12,13 che il PNP si impegna ad aggiornare sia negli strumenti sia negli obiettivi all’interno di uno specifico piano mirato.

La restante parte degli infortuni mortali, circa il 20%-30% del totale, avviene in altri comparti. A fronte di un impatto mediatico molto rilevante, nelle aziende del manifatturiero sono avvenuti negli ultimi anni poco più del 10% degli infortuni mortali. Un ipotetico piano di intervento preventivo nel comparto manifatturiero si configurerebbe come assai impegnativo sia per l’impiego di risorse sia per i tempi di realizzazione, a fronte di un impatto piuttosto limitato sul numero di eventi mortali trattati dai Servizi PreSAL.

Viceversa, sarebbe più rilevante concentrarsi su situazioni più specifiche, come l’elevato rischio di infortunio nelle attività di magazzino, carico e scarico merci, e movimentazione dei materiali. Potrebbe essere opportuno programmare un intervento mirato non tanto o non solo nella logistica, ma in tutte le attività più o meno complesse, anche legate al comparto manifatturiero, che prevedono movimentazione di merci, dal trasporto al magazzino e viceversa. Il problema è ben chiaro a molti dei Servizi PreSAL che hanno attivato (o stanno per attivare) progetti mirati di prevenzione su queste attività.

Elemento trasversale a quasi tutti i comparti è l’età degli infortunati, che nel 2019 ha superato i 58 anni. Questo valore è fortemente influenzato dagli infortunati del settore agricolo-forestale che, in alcuni casi, subiscono l’infortuno mortale a età maggiori di 80 anni. È evidente che i Servizi PreSAL da soli non possono ottenere risultati preventivi, ma occorre agire in sinergia con altri enti e istituzioni, andando oltre gli eventi più eclatanti dal punto di vista mediatico. Per cui è necessario che le stesse attività di vigilanza e controllo, spesso reclamate a gran voce come insufficienti almeno dal punto di vista numerico, siano periodicamente valutate e adeguate al fine di adottare le forme più efficaci ai fini preventivi.14-16

A invarianza legislativa, l’intervento preventivo dei soggetti che si occupano a vario titolo di sicurezza nelle aziende e nei Servizi non può prescindere da un’analisi approfondita dell’organizzazione aziendale, che è alla base di situazioni anomale in cui i lavoratori sono costretti ad adottare soluzioni estemporanee le quali, troppo spesso, conducono all’incidente. Ciò è particolarmente proficuo nelle aziende strutturate, dove l’impegno per evitare danni ai lavoratori è rilevante, mentre lo è in misura minore nelle realtà dove il percorso prevenzionistico è ancora da sviluppare.17,18

In conclusione, emerge che le Regioni e le ASL che alimentano e aggiornano il sistema di sorveglianza possono trarre indicazioni operative utili a programmare i propri interventi di prevenzione, promozione, assistenza e controllo. Ciò richiede che Regioni e ASL, oltre a elaborare in autonomia i dati resi disponibili dal sistema di sorveglianza, si dotino di risorse per estenderne l’analisi a un significativo numero di infortuni gravi.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia e note

  1. Marinaccio A, Gariazzo C, Brusco A et al. Occupational impact in COVID-19 pandemic according to one year of compensation claims in Italy. Epidemiol Prev 2021;45(6):513-21.
  2. Inail. Covid-19: prodotti informativi. Disponibile all’indirizzo: https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/covid-19-prodotti-informativi.html
  3. Inail. Quali dati. Disponibile all’indirizzo: https://dati.inail.it/opendata/
  4. Flussi Informativi Inail-Regioni. Disponibile all’indirizzo: www.inail.it
  5. Per “infortunio grave” si intende un infortunio con esito mortale oppure con danno permanente di qualunque grado oppure con un periodo di inabilità temporanea di almeno trenta giorni.
  6. Fabiano B, Parentini I, Ferraiolo A, Pastorino R. A century of accidents in the Italian industry: Relationship with the production cycle. Saf Sci 1995;21(1):65-74.
  7. Farina E, Giraudo M, Costa G, Bena A. Injury rates and economic cycles in the Italian manufacturing sector. Occup Med 2018;68(7):459-63.
  8. Inail: Infor.Mo. Sorveglianza infortuni mortali e gravi. Disponibile all’indirizzo: https://bit.ly/34mNdxE
  9. Pasqualini O, Libener M, Farina E, Bena A. «All of a sudden…» preventability and priorities of construction fatalities: an experience in Piedmont. Epidemiol Prev 2011;35(3-4):207-15.
  10. Libener M, Miotti F, Pasqualini O, Fracchia G (eds). Rapporto sugli infortuni mortali e gravi in Piemonte negli anni 2018-2019. Torino 2022. Disponibile all’indirizzo https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3759
  11. Jorgensen, K. A systematic use of information from accidents as a basis of prevention activities. Saf Sci 2008;46(2):164-75.
  12. Lazzarotto W, Pasqualini O, Farina E, Bena A. Efficacia dei controlli nei cantieri sulla riduzione degli infortuni: studio pilota di uno SpreSal del Piemonte. Epidemiol Prev 2017;41(2):109-15.
  13. Farina E, Bena A, Pasqualini O, Costa G. Are regulations effective in reducing construction injuries? An analysis of the Italian context. Occup Environ Med 2013;70(9):611-16.
  14. Mischke C, Verbeek JH, Job J et al. Occupational safety and health enforcement tools for preventing occupational diseases and injuries. Cochrane Database Syst Rev 2013;(8):CD010183.
  15. Farina E, Bena A, Fedeli U, Mastrangelo G, Veronese M, Agnesi R. Public injury prevention system in the Italian manufacturing sector: What types of inspection are more effective? Am J Ind Med 2016;59(4):315-21.
  16. Ruggiero N, Magna B, Cornaggia N et al. Effectiveness of Health and Safety at Work Services (PSAL) in reducing occupational injuries in Lombardy Region. Med Lav 2018;109(2):110-24.
  17. Agnesi R, Fedeli U, Bena A et al. Statutory prevention of work injuries in Italy: an effectiveness evaluation with interrupted time series analysis in a sample of 5000 manufacturing plants from the Veneto Region. Occup Environ Med 2016;73(5):336-41.
  18. Farina E, Bena A, Dotti A. Impact on safety of a preventive intervention in metalworking micro-enterprises. Saf Sci 2015;71(Part C):292-97.
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