Rubriche
31/10/2013

Il caso italiano: industria, chimica e ambiente

Dopo una lunga e complessa gestazione, Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti pubblicano il volume Il caso italiano. Industria, chimica e ambiente, un’ampia raccolta di saggi scritta da storiche e storici dell’ambientalismo. Con le sue oltre 500 pagine scritte in piccolo e senza foto, è un libro da leggere, possibilmente tutto, perché la sua ricchezza disadorna offre materiali importanti per mettere in relazione realtà pensate generalmente come separate, se non opposte: storia industriale e storia ambientale, materie prime e rifiuti, disastri ambientali passati e minacce (ma anche possibili vie d’uscita) future.

Nell’introduzione, i due curatori propongono chiavi di lettura importanti per cogliere le specificità del “caso italiano” evocato nel titolo. La prima sezione, «Storie di casi», è quella più eterogenea e ospita sette saggi di storia ambientale su vicende piuttosto lontane tra loro nel tempo, nello spazio e nel contesto economico, sociale e culturale. I casi passati in rassegna sono italiani, anzi italianissimi, sia dove si ricostruisce la specificità dell’industrializzazione nazionale e il suo debito con l’energia idraulica e idroelettrica, sia dove si raccontano le origini della tutela del patrimonio naturalistico, e anche dove si ripercorrono alcune crisi ambientali causate da industrie chimiche in Italia. Eccoci nel profondo del «cuore di tenebra» italiano.

Il silenzio è protagonista di molti articoli raccolti. Silenzio strategico da parte di chi sa, silenzio di chi ha capito sulla pelle propria e dei colleghi, silenzio da inadeguatezza concettuale. Chi parla sono i rifiuti di un Paese ad autocolonizzazione avanzata, anzi rivendicata. La seconda sezione, «L’ambiente tra politica e informazione», ospita due saggi piuttosto inconsueti nel panorama delle ricerche italiane sul rapporto tra forze politiche, media e ambiente.

La terza sezione, «La natura e le merci nelle ricerche di Giorgio Nebbia», è costituita da un ampio e ragionato omaggio a Giorgio Nebbia, che è stato ed è tuttora non solo uno dei maggiori esponenti del movimento ambientalista italiano, ma anche uno dei suoi maggiori teorici e studiosi, con un raggio di interessi sorprendentemente vasto e una passione civile che ha attraversato inesausta cinquant’anni di vita italiana. Nebbia inquadra chimica e produzione di merci entro il ciclo più ampio degli scambi che uniscono attività umane e ambiente. Questa sezione offre le categorie per una rilettura dei capitoli precedenti, prevalentemente dedicati a denuncia e analisi, entro una prospettiva più ampia e «positiva».

La quarta sezione, «Laura Conti e l’ambientalismo italiano», è un omaggio altrettanto importante a un’altra grande protagonista delle lotte, del dibattito pubblico e della ricerca dedicati all’ambientalismo degli anni Settanta e Ottanta. Quella che emerge è una figura singolare e affascinante, capace di criticare la concezione del rapporto terra-lavoro in Marx, di lavorare al testo di legge sulla caccia, di scrivere testi di educazione ambientale e molto altro, sempre da protagonista entro una rete di intellettuali e scienziati italiani di altissimo livello. L’opera è corredata, infine, dal DVD Un anno di chimica: elementi e racconti, curato da Giorgio Nebbia.

Leggi la recensione completa di René Capovin e la scheda scritta da Luigi Piccioni con l’indice dell’opera.

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