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04/12/2009

I tumori nei grandi anziani

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La popolazione italiana sta progressivamente invecchiando sia perché la durata della vita aumenta (la speranza di vita alla nascita in media in Italia nel 2008 era di 78,7 anni per gli uomini e 84,0 per le donne), sia perché il tasso di natalità si riduce (nel 2008 si sono registrate 9,6 nascite ogni 1.000 abitanti).
L’allungarsi della durata della vita fa sì che la popolazione anziana si vada sempre più differenziando, tanto da poter distinguere i «giovani anziani» (vicini alla soglia dei 65 anni) dai «grandi anziani» (ultra80enni). Nel 1980 i grandi anziani costituivano il 2,1% della popolazione italiana, percentuale che nel 2009 era già aumentata al 5,6%, con una netta prevalenza delle donne (7,2% degli ultra80enni) rispetto aglu uomini (3,9%).

Tra gli ultraottantenni viene diagnosticato il 20% del totale dei tumori (17,9% fra gli uomini, e 23,5% fra le donne) che in questa fascia d’età hanno una frequenza molto elevata, quantificabile in circa 2 casi ogni 100 donne e in 3-4 casi ogni 100 uomini ogni anno.

Dai dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) emerge che i tumori più frequenti tra i grandi anziani sono gli epiteliomi della cute (18,3% e 18,5% del totale per uomini e donne, rispettivamente), seguiti dai tumori del colon retto (12,5% e 14,7%), del polmone (12,2% e 4,8%), della prostata (17,4% dei tumori maschili), della mammella (14,6% dei tumori femminili), dello stomaco (5,8% e 6,4%), della vescica (9,2% e 3,4%), del pancreas (2,5% e 4,5%), dal fegato (2,9% e 2,8%) e dai linfomi (2,3% e 3,0%).

A 80 anni, in media, l’aspettativa di vita per una donna è di circa 10 anni, per un uomo di 8 anni. Quindi Una diagnosi tumorale in età anziana, perciò, dovrebbe essere seguita da un trattamento con un obiettivo curativo. Questo naturalmente tenendo conto della presenza di comorbidità, che aumentano con l’aumentare dell’età e che possono controindicare i consueti protocolli chirurgici e adiuvanti. È presumibile che un approccio terapeutico sempre meno condizionato dall’età anagrafica abbia contribuito al miglioramento della sopravvivenza a 5 anni anche dei pazienti anziani. Dai dati AIRTUM si ricava che la sopravvivenza relativa media a 5 anni dalla diagnosi per i soggetti di 75+ anni era del 33% per i casi diagnosticati nel quinquennio 1990-1994 ed è del 39% (38% uomini, 40% donne) per i casi diagnosticati nel 1995-1999.

Metodi: sono stati utilizzati i dati della banca dati AIRTUM (aggiornati a gennaio 2010) relativi agli anni 2003-2005. Si sono calcolati i tassi standardizzati con il metodo diretto sulla struttura per età della popolazione standard europea. Gli indicatori demografici «speranza di vita» e «tasso di natalità», così come le stime della popolazione residente al 2020, sono tratti dal sito dell’Istat (http://demo.istat.it) e dall’Annuario statistico Italiano 2008 dell’Istat (http://www.istat.it/dati/catalogo/20081112_00/contenuti.html). I dati di sopravvivenza sono tratti da Epidemiologia&Prevenzione 2001: 25(3) suppl.1 e 2007: 31(1) suppl.1. La sopravvivenza indicata è quella relativa a 5 anni, che rappresenta la proporzione di soggetti in vita a cinque anni dalla diagnosi aggiustata per la mortalità attesa, negli stessi periodi, nelle persone di pari età della popolazione generale.

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