Guerra o salute: un manuale di educazione civica contemporanea
Pirous Fateh-Moghadam
Guerra o salute
Dalle evidenze scientifiche alla promozione della pace
Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2023.
138 pagine; 18,00 euro
Può sembrare insolito parlare di un saggio di epidemiologia cominciando da considerazioni di filosofia del diritto. Ma nel caso di Guerra o salute. Dalle evidenze scientifiche alla promozione della pace, di Pirous Fateh-Moghadam, la scelta ha più di una ragione. Ben noto ai lettori di Epidemiologia&Prevenzione, Fateh-Moghadam, medico ed epidemiologo, e promotore e firmatario insieme a 40 associazioni scientifiche di un appello per la pace pubblicato in questo numero della rivista, lavora presso il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento. Da molto tempo e attraverso numerosi scritti, Fateh-Moghadam si occupa di come la guerra sia in sé, e sia diventata con crescita esponenziale, un ambito di fondamentale interesse epidemiologico e uno dei fattori di maggiore impatto per la salute individuale e pubblica mondiale. La rilevanza della filosofia del diritto, o più precisamente del collegamento tra epidemiologia e profili di diritto e policy, è peraltro suggerita dal titolo del saggio, che collega evidenze scientifiche e proposte di pace. E questo con buona pace (sic!) delle separazioni logiche tra fatti e norme, che pure (da Hume a Kant) hanno rappresentato una delle fondamentali acquisizioni del pensiero moderno. Infatti, come ha osservato Sheila Jasanoff, studiosa di Science & Technology Studies, l’essere e il dover essere dell’esperienza umana non sono facilmente separabili, nel senso che non è possibile disgiungere la nostra conoscenza del mondo dai giudizi su come governarlo per come lo conosciamo.1 E infatti i dati e i numeri evidenziati da Fateh-Moghadam rivelano un’immediata vocazione normativa.
Ma la filosofia del diritto è chiamata in causa anche per la sua lunga e argomentata costruzione del concetto di “guerra giusta”. Già nel pensiero antico e poi da Sant’Agostino a San Tommaso alle dottrine dei diritti naturali l’esistenza di talune condizioni ha consentito di giustificare la guerra dichiarata da un’autorità legittimamente costituita, per una giusta causa, e promossa con il fine della pace.2,3 A ciò si aggiungono il conflitto come extrema ratio, la proporzionalità, il rispetto delle regole dentro alla guerra. Solo nel 2020, con l’enciclica Fratelli tutti,4 Papa Francesco si è schierato per un totale rifiuto del concetto di guerra giusta, ma i medesimi criteri di giustezza hanno talora continuato a essere avanzati anche dopo l’invasione dell’Ucraina.5 Nell’offrire i tanti argomenti per rifiutare ogni nozione, giustificazione, utilità o necessità di guerra Fateh-Moghadam affronta tutte le obiezioni che a tale rifiuto vengono rivolte, rispondendo sempre in modo adeguatamente complesso, con esempi e proposte concrete. Si tratta, per esempio, del carattere obsoleto della nozione di guerra giusta, ormai lontana dalle condizioni ed effetti attuali, dell’insostenibilità di ogni argomento sul carattere inevitabile delle guerre, sull’impossibilità di arrestarle una volta avviate, sull’assenza di meccanismi efficaci di controllo internazionale. L’insuperabilità dei tanti fattori scatenanti e irrefrenabili della guerra è confutata dal carattere ideologico di queste impasse, che trascurano l’esistenza di molte strade e strategie che attendono di essere percorse. Le tipologie e i numeri dei danni diretti e indiretti, concomitanti e successivi della guerra che il volume illustra non sono solo imponenti e crescenti, ma appaiono dilaganti e quasi senza fine. Il numero stesso dei conflitti in atto, più o meno noti, già prima della guerra in Ucraina – il volume è uscito poco prima dell’attacco di Hamas ai kibbutzin israeliani e di ciò che ne è seguito – è impressionante e raramente è portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Di fatto tutti i numeri, spesso difficilmente reperibili o fortemente contestati, non sono segnalati come elementi di riflessione. Nel 2021 almeno 46 paesi erano coinvolti in conflitti attivi e l’effetto immediato, in termini di numero di morti, è di centinaia di migliaia di persone nelle singole guerre – dalla Jugoslavia all’invasione dell’Iraq, dalla guerra civile nella Repubblica democratica del Congo a quella in Siria. Ma ci sono anche i feriti e i profughi, le malattie che si diffondono e le condizioni di salute, nutrizione e igiene che si deteriorano. Ci sono poi gli effetti indiretti, che riguardano l’aumento della povertà, dei problemi sociali e delle discriminazioni sociali. E le conseguenze degli effetti delle sostanze tossiche utilizzate come armi (uranio impoverito) o come strumenti sussidiari (i defolianti in Vietnam) o come materiali di scarto di armi e operazioni (metalli pesanti): fenomeni, questi, che toccano simultaneamente la salute umana, animale e ambientale. «Quando finisce la guerra? Quando le armi tacciono o quando si smette di morire?», chiede Fateh-Moghadam riprendendo le parole dell’inviato del Suddeutsche Zeitung in Vietnam nel 2004, a fronte delle malformazioni ancora causate dall’esposizione all’Agent Orange. Nel riflettere sulle cause della guerra, individuate, come avviene nell’ambito della salute, in determinanti prossimali e distali, l’Autore osserva che sovente dibattiti e controversie si incentrano in modo un po’ miope sulle cause prossime: la storia diplomatica, le relazioni recenti, l’escalation di provocazioni fino allo scatenarsi della modalità bellica. I determinanti distali, che guardano a condizioni sociali, economiche, ambientali e di istruzione dei Paesi coinvolti, non sono solo più difficili da definire, ma lo sono anche perché conducono a considerazioni politiche. Considerazioni che per Fateh-Moghadam sono nette nell’affermare che il modello quasi iatrogenico economico-politico dominante del capitalismo esige di essere ripensato.
Ma il punto focale e il fulcro intorno ai quali si costruisce tutta la complessa struttura argomentativa di Fateh-Moghadam restano comunque la professione medica e, in particolare, il ruolo dell’epidemiologia/degli epidemiologi nell’essere difensori e promotori di pace. Insieme all’imponente massa documentale e al dettaglio analitico capaci di dare evidenza alla complessità del fenomeno guerra, le concrete proposte avanzate da Fateh-Moghadam per una nuova consapevolezza medica ed epidemiologica di peace building rappresentano la parte più saliente del saggio. La guerra è un problema di salute pubblica, dove scienza e scelte di policy non sono davvero separabili. La professione medica in generale e l’epidemiologia in particolare, oltre a orientare il proprio agire al dovere di curare, devono essere in prima linea nel prevenire la guerra contribuendo alle infrastruttre preventive della pace. L’impressione che le possibili azioni di costruzione della pace menzionate da Fateh-Moghadam trasmettono è che finora molto poco sia stato fatto e che la creazione di infrastrutture, professionalità, modi di comporre i conflitti alternativi produrrebbe significative differenze nelle relazioni internazionali. Un’adeguata e mirata preparazione universitaria per tutte le professioni sanitarie che integri le competenze di sanità pubblica e la prevenzione della guerra, attività di informazione e formazione di operatori sanitari già attivi, la creazione e il rafforzamento di progetti interdisciplinari di epidemiologia della guerra, la cooperazione tra associazioni per la salute pubblica e associazioni della società civile sul pacifismo, l’inclusione delle valutazioni di impatto sulla salute pubblica nelle decisioni pubbliche sull’uso della forza militare, il sostegno e la diffusione di organizzazioni per la risoluzione nonviolenta dei conflitti (come, per esempio, Cure Violence Global – CVG).
È difficile anche solo elencare tutti i temi che Guerra o salute solleva e sui quali invita a riflettere. Il consiglio migliore è l’invito alla lettura, non solo per un pubblico di esperti, ma per una cultura generale sui fondamenti del vivere associato. Oltre a collocarsi nella letteratura epidemiologica, infatti, il saggio può essere uno strumento di “educazione civica contemporanea” la cui lettura dovrebbe essere consigliata soprattutto nelle scuole.
Bibliografia
- Jasanoff S, Making Order: Law and Science in Action. In: Hackett EJ et al. (eds.) Handbook of Science and Technology Studies, III ed., 761-86. Cambridge (Mass.), The MIT Press, 2008, p.772.
- Tommaso, Summa Theologiae, IIª-IIae q. 40 art. I
- Basso IM. Voce "Guerra", in Dizionario di Dottrina Sociale della Chiesa, Vita e Pensiero, Milano 2023:1 2023 1-10. 10.26350/dizdott_000113 disponibile all'indirizzo https://hdl.handle.net/10807/234952 Prima pubblicazione online: Marzo 2023, ISSN 2784-8884.
- Lettera enciclica Fratelli tutti del Santo Padre Francesco sulla fraternità e l'amicizia sociale. Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2020, p.258. Disponibile all'indirizzo: https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html
- Mancuso V. Guerra e Pace, La Stampa 6 marzo 2022; disponibile all'indirizzo: https://www.vitomancuso.it/2022/03/07/guerra-e-pace/