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16/12/2024

Guardare lontano: donne per l’ambiente e la salute pubblica

 

Cristina Mangia, Sabrina Presto
Scienziate visionarie. 10 storie di impegno per l’ambiente e la salute
Bari, Edizioni Dedalo, 2024
160 pagine; 17,00 euro

Il libro Scienziate visionarie racconta le storie di dieci scienziate che si sono occupate di ambiente e salute nell’accademia o in enti pubblici di ricerca. Sono mediche, ecologhe, biologhe, fisiche, vissute in luoghi ed epoche diverse, tutte «accomunate dall’aver portato nel loro lavoro nuove visioni sia nel modo di intendere la complessità del pianeta con le sue interconnessioni ambientali e sociali, sia nel modo di concepire il ruolo della scienza nella società». Le autrici, due ricercatrici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, narrando le biografie, affrontano temi che attraversano le crisi ambientali e sanitarie. Lo fanno parlando di fatti, di scoperte, di conflitti, di aneddoti delle vite di dieci scienziate, ma anche dei valori e della visionarietà che ha guidato il loro modo di fare ricerca. Una visionarietà che si nutre dell’idea di un pianeta interconnesso in tutte le sue parti ambientali e sociali, ma che nelle loro esperienze si scontra con interessi di parte e pregiudizi di genere, che tutte hanno sperimentato in un mondo scientifico dominato dagli uomini. Eppure, i temi, le prospettive, le domande e lo sguardo che hanno avuto oggi sono quanto mai attuali per immaginare un futuro più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale sia sociale. La prima biografia è quella di Donella Meadows, la scienziata che si è interrogata molto sul concetto di limite alla crescita e di complessità dei sistemi, stimolando proprio la comunità scientifica ad avere una visione che vada oltre numeri, dati o modelli. Quella parola “visione” che è il filo conduttore di tutto il libro. Da qui ogni biografia è costruita attorno a un tema specifico: la salute nelle fabbriche viene affrontata attraverso la figura di Alice Hamilton, considerata la madre della medicina occupazionale negli Stati Uniti, che ha evidenziato il prezzo umano pagato dai lavoratori e dalle lavoratrici nell’ambito di un certo modello industriale; i conflitti di interesse che si intrecciano nei contesti ambiente e salute emergono nella storia di Alice Stewart, che ha studiato gli effetti delle basse dosi di radiazioni durante la gravidanza e tra i lavoratori del nucleare. Il tema della competizione contro la cooperazione è al centro del lavoro della biologa Lynn Margulis che con le sue scoperte sull’evoluzione costringe a ripensare il concetto di individuo. A lei e all’idea di interconnessione tra gli elementi del mondo vegetale si ispira Suzanne Simard con le sue ricerche nelle foreste. Il tema della responsabilità etica della scienza è il filo conduttore della vita della fisica giapponese Katsuko Saruhashi all’indomani dei test nucleari della bomba a idrogeno. La collaborazione con le popolazioni di Love Canal sono, invece, al centro dell’esperienza di Beverly Paigen, che rifletterà a lungo sul rischio, sulla sua accettabilità e sul principio di precauzione in contesti di contaminazione ambientale. La necessità di uscire fuori dalla prospettiva occidentale, infine, è al centro della storia della scienziata africana Waangari Maathai. 
Attraverso le singole storie, le autrici ci mostrano che non esiste una prospettiva privilegiata per guardare le crisi, tanto meno quella della ricerca scientifica. L’ambiente e la salute non sono solo questioni tecniche, ma incrociano altre prospettive, chiamano in causa la politica, l’economia, i territori, l’attivismo, la comunicazione, come ben testimonia l’esperienza di Laura Conti durante il disastro di Seveso con cui si conclude il libro. Per le due autrici, le biografie sono uno strumento coinvolgente per parlare di temi ambientali e di salute pubblica a un pubblico più ampio di quello strettamente tecnico-scientifico, provando anche a dare una connotazione della scienza più sfaccettata di quella neutrale e neutra che spesso viene raccontata.

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