Rubriche
11/01/2009

Giustizia per le vittime del petrolchimico di Porto Marghera, Venezia

APPELLO Giustizia e verità per le vittime. Risanamento ambientale

La sentenza del Tribunale di Venezia sulle morti da CVM al Petrolchimico di Marghera e sui danni ambientali non rende giustizia alle vittime e non aiuta a capire la verità di un dramma storico e sociale enorme. La città, il paese, devono reagire, riprendere la parola dando voce a chi ha sofferto, a chi non deve essere dimenticato, guardando al futuro con una nuova coscienza. Per questo bisogna continuare l’impegno, a tutti i livelli. Sul piano legale, sostenendo il ricorso in appello del pubblico ministero e chiedendo che lo facciano tutte le istituzioni pubbliche (Comune, Provincia, Regione, Stato). Sul piano della memoria storica, acquisendo gli atti del processo e pubblicizzandone i passaggi principali, affinché tutti sappiano. Sul piano sociale e politico, perché si rimetta al centro dell’attenzione il diritto alla salute, a un lavoro che non avveleni, a un ambiente pulito. Perché si esca da un modello di sviluppo rischioso e inquinante, e non vi siano nuovi lutti. Per lasciare in eredità alle nuove generazioni un mondo migliore di questo.

Comitato Parte Civile

Una firma per sostenere il ricorso in appello

Parte Civile - Comitato per la giustizia e la verità su Marghera, c/o Municipio di Mestre, via Palazzo, tel. 041-2749466, fax 041-980132 Informazioni e materiali ai siti: www.web.tiscalinet/medicinademocratica oppure digilander.iol.it/sosmarghera

Per Porto Marghera si chiede la convocazione del Tribunale permanente dei popoli

a Salvatore Senese, presidente TPP e Gianni Tognoni, segretario generale TPP

Egregio presidente, egregio segretario, siamo lavoratrici, lavoratori, cittadini, rappresentanti del Movimento di lotta per la salute Medicina Democratica, che chiedono la formale convocazione a Venezia, nel più breve tempo possibile (indicativamente nella primavera 2002), di una specifica sessione del Tribunale Permanente dei Popoli affinché possa esaminare, dibattere pubblicamente e quindi giudicare e deliberare – secondo lo statuto e le regole proprie di questo Tribunale internazionale – sui fatti reato, e sui responsabili degli stessi, che hanno causato la malattia e la morte di centinaia di operai esposti, loro malgrado, ai cancerogeni cloruro e polivinilcloruro, dicloroetano e altri tossici presso il polo chimico di Porto Marghera (VE), nonché un immane inquinamento, un ecocidio, della Laguna veneta e del suo entroterra per gli scarichi tossici liberati nell’ambiente, per decenni, dagli impianti dello stesso polo chimico. Medicina Democratica (...) è il Movimento di lotta per la salute che ha documentato i casi di centinaia di operai colpiti da gravi malattie e da morte perché esposti, appunto, a sostanze cancerogene e altri tossici presso il polo chimico di Porto Marghera gestito dalle società Montedison/Eni/Enimont/Enichem/Montefibre e società a esse collegate, dando così avvio al procedimento penale sfociato lo scorso 2 novembre nella agghiacciante sentenza assolutoria di tutti gli imputati e, con essi, delle società responsabili di una strage di operai sul lavoro e di un disastro ambientale di enorme magnitudo. Procedimento penale nel quale Medicina Democratica ha portato, come parte civile, in ogni fase del processo il suo fattivo contributo a favore delle vittime e dei loro familiari e, segnatamente, attraverso l’operato dei suoi difensori e consulenti tecnici.

Il Movimento di lotta per la salute Medicina Democratica è stato costituito nella prima metà degli anni settanta e opera su tutto il territorio nazionale, non come una corporazione ma come un ibrido sociale espressione di molteplici soggetti (lavoratrici e lavoratori dei diversi settori produttivi e dei servizi, operatori della prevenzione, della sicurezza, della salute e dell’ambiente, medici e paramedici, igienisti, ingegneri, chimici, fisici, biochimici, ecologi, biologi, farmacologi, operatori del diritto e dell’informazione, tecnici e ricercatori delle diverse discipline, intellettuali, cittadini e cittadine); il suo primo congresso nazionale si è svolto a Bologna dal 10 al 12 maggio 1976. Le ragioni per le quali Medicina Democratica chiede al Tribunale Permanente dei Popoli di convocare a Venezia una sua apposita sessione, si possono così riassumere:

â–  la sentenza assolutoria emessa il 2 novembre 2001 dalla Prima sezione penale del Tribunale di Venezia nel procedimento n. 3340/96 RGNR - n. 115/98 RGNR contro Cefis Eugenio e altri, viola palesemente le leggi e la Carta fondamentale della Repubblica;

■ il pronunciamento suddetto oltre a violare i diritti fondamentali della persona e i diritti umani, costituisce un possente messaggio regressivo nei confronti dell’intera società italiana e non solo, che, purtroppo, va ben oltre la terrificante situazione umana e ambientale causata dai responsabili delle società anzidette che hanno gestito nel tempo i cicli produttivi del polo chimico di Porto Marghera: un messaggio che mina alle fondamenta l’inviolabile diritto alla salute costituzionalmente garantito;

■ i fatti addotti a motivazione di tale decisione, illustrati irritualmente alla stampa dal Presidente del Collegio giudicante, non corrispondono alla realtà, anzi, per gli stessi fatti, è vero il contrario. Va da sé che sulla problematica qui sinteticamente richiamata, Medicina Democratica si rende da subito disponibile per fornire la più estesa informazione e la relativa documentazione al Tribunale Permanente dei Popoli.(…). Inoltre, ci permettiamo di segnalare che questa nostra richiesta è stata fatta propria anche dal Prosindaco di Venezia e da altre associazioni e movimenti (…). In attesa di un vostro gentile riscontro, inviamo i nostri migliori saluti.

Tribunale permanente dei popoli

Il Tribunale permanente dei popoli (TPP) è dal 1979 l’attività principale della Fondazione Lelio Basso. Deve la sua origine a due tribunali d’opinione: Il Tribunale Russel I (1966-67), convocato per la guerra del Vietnam, e il Tribunale Russel II (1974-76), convocato per le dittature dell’America Latina. Fu alla fine dei lavori di quest’ultimo che rappresentanti autorevoli dei popoli dell’America latina chiesero a Lelio Basso, giurista e militante, senatore dal 1946, di trasformare quel tribunale di opinione occasionale in un forum permanente dove potessero rendersi visibili le ingiustizie, le ferite, le responsabilità di tanti crimini, colmando in qualche modo l’assenza o l’impotenza del diritto internazionale; La Carta costitutiva di questo progetto fu promulgata ad Algeri il 4 luglio 1976: era la Dichiarazione universale dei diritti dei popoli. Il Tribunale si è costituito formalmente tre anni dopo a Bologna (24 giugno 1979) con l’adozione di uno statuto che ne definiva competenze e funzioni. Alla morte di Lelio Basso (dicembre 1978), François Rigaux, professore emerito di diritto internazionale all’Università Cattolica di Lovanio ne divenne il primo presidente.

Negli anni, i verdetti del TPP hanno documentato la sua capacità di anticipare e preparare i molti cambiamenti che si sono presentati sullo scenario del diritto internazionale: dalle vecchie e nuove sfide della colonizzazione politica ed economica, ai processi di democratizzazione nelle società post-dittatoriali, all’indagine sugli ambigui ruoli delle agenzie internazionali come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, fino alle massicce violazioni dei diritti dei bambini. L’istituzione formale della Corte internazionale penale (1998) non rende ridondante l’attività del TPP. La Corte, infatti, ha dichiarato a priori la sua incompetenza su crimini a cui, al contrario, il TPP intende prestare la massima attenzione. Il TPP deve far fronte a nuove sfide. I diritti economici, sociali e ambientali sono sempre più dichiarati componenti integrali della democrazia, mentre la loro violazione pianificata è garantita da legittimità e impunità e da trattati internazionali recentementeconclusi. I progetti più recenti del TPP sono concentrati su questi argomenti. Ciò richiede un collegamento ancora più complesso e articolato con gruppi e reti di esperti, come pure con le ONG, nei molti contesti dove bisogna condurre indagini sul campo per fornire i dati necessari a sostanziare la riformulazione delle vecchie categorie delle dittature post-coloniali dei diritti fondamentali e adeguarle ai nuovi scenari delle violazioni perpetrate da entità non statali, come le multinazionali.

Le sessioni del Tribunale permanente dei popoli Popoli. Sahara Occidentale (1979); Argentina (1980); Eritrea (1980); Filippine e Bansga-Moro (1980); El Salvador (1981); Afghanistan (1981-82); Timor Est (1981); Zaire (a982); Guatemala (1983); Genocidio degli Armeni (1984); Nicaragua (1984); Porto Rico 1989); Amazzonia brasiliana (1990); Tibet (1992). Le nuove frontiere. Le politiche del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale (1988, 1994); Impunità dei crimini contro l’umanità in America Latina (1991); La conquista dell’America e la legge internazionale (1992). I ‘nuovi’ temi e le ‘nuove violazioni’. Rischi industriali e diritti umani (1992-94); Il diritto d’asilo in Europa (1994); Violazione dei diritti fondamentali dei bambini e dei minori (1995); Chernobyl: ambiente, salute e diritti umani (1996); I diritti dei lavoratori e dei consumatori nell’industria dell’abbigliamento (1998); Violazione dei diritti fondamentali dei bambini e dei minori in Brasile (1999); Elf-Aquitaine non dovrebbero dettar legge in Africa (1999); Corporation globali e torti umani (2000).

Per ulteriori informazioni:

Tribunale permanente dei popoli
Fondazione Lelio Basso Roma, fax: 06-68.77.774

Medicina Democratica
e-mail: medicinademocratica@libero.it,
fax 0331-501792

Parte Civile-Comitato per la giustizia e la verità su Marghera c/o Municipio di Mestre,
tel. 041-2749466;
fax 041.980132

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