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11/12/2012

Fumo: prevalenza in calo per tutti, ma resta il divario tra categorie socioeconomiche

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Dal 2007 al 2011 si è verificato un calo significativo della prevalenza dei fumatori a livello nazionale, ma il divario tra le diverse classi socioeconomiche è rimasto invariato. Di conseguenza, nel futuro è prevedibile che l’impatto del fumo in termini di salute continuerà a essere più sfavorevole per le persone con maggiori difficoltà economiche, sommandosi agli effetti dei numerosi fattori di rischio che le colpiscono maggiormente. Per contrastare l’abitudine al fumo vanno attuati programmi più incisivi, mirati alle categorie più svantaggiate.

Alcuni importanti fattori di rischio comportamentali sono più diffusi nelle persone con un basso livello socioeconomico.1 Il fumo di tabacco è responsabile di una quota importante del maggior carico di mortalità e malattia in queste classi.2 Secondo alcune stime, ridurre l’abitudine al fumo nelle classi più svantaggiate potrebbe diminuire in misura sostanziale il divario di salute legato alle disuguaglianze.3 Una tendenza complessiva al calo progressivo di lungo periodo nella popolazione generale era già stata rilevata in Italia nei decenni passati, seppure con un andamento non concordante nei due generi.4

I dati raccolti da Passi evidenziano a livello nazionale una riduzione significativa della prevalenza dei fumatori nella popolazione dal 2007 al 2011. Il calo è risultato simile negli uomini e nelle donne, è parimenti presente nelle tre macroaree geografiche (Nord, Centro e Sud) e appare più marcato nelle fasce di età più giovani.

Nell’arco del quinquennio, come mostra il grafico, si nota una progressiva riduzione della prevalenza con un andamento simile nelle diverse classi. Si può perciò ritenere che gli interventi, volti a disincentivare l’abitudine al fumo, si siano dimostrati efficaci.

Tuttavia, nell’esposizione a questo fattore di rischio permane un’importante discrepanza tra le differenti categorie socioeconomiche. Si può quindi prevedere che l’impatto in termini di salute continuerà a essere più sfavorevole nelle fasce di popolazione più svantaggiate, sommandosi agli effetti degli altri fattori di rischio, che colpiscono maggiormente tali categorie.

Agendo direttamente sulle differenze socioeconomiche, è possibile affrontare alla radice questo problema, ma si può prevedere che gli effetti di tali azioni si manifestino solo nel lungo periodo. Viceversa, è possibile attenuare in tempi più rapidi le conseguenze sulla salute delle disuguaglianze mediante interventi di sanità pubblica che incidano maggiormente sulle fasce di popolazione più svantaggiate. Per esempio, nel campo degli screening oncologici, è dimostrato che i programmi organizzati sono in grado di ridurre le disuguaglianze tra le classi nell’accesso agli interventi preventivi.5

Metodi. Dal 2007 è attivo un sistema di sorveglianza della popolazione adulta, PASSI, che rileva in continuo la frequenza dei fattori di rischio per le malattie croniche, legati ai comportamenti individuali, e l’adesione alle misure di prevenzione.

Un campione di residenti di 18-69 anni viene estratto con metodo casuale stratificato dalle anagrafi sanitarie delle ASL di tutte le 21 Regioni/Province Autonome italiane. Personale addestrato delle ASL effettua interviste telefoniche con un questionario standardizzato. I dati vengono trasmessi via Internet a un archivio unico nazionale. Nel quinquennio 2007-2011 hanno partecipato alla raccolta dei dati 126 ASL su 148, in cui risiede oltre l’85% della popolazione italiana di 18-69 anni. Sono state intervistate complessivamente 172.162 persone. In alcune ASL, i campioni mensili non avevano una numerosità sufficiente per questo tipo di analisi, per cui sono state escluse dai calcoli. Il campione utilizzato comprende perciò 168.252 interviste.

I fumatori sono stati definiti secondo i criteri OMS (coloro che dichiarano di fumare attualmente o di aver smesso da meno di 6 mesi). La condizione economica è stata classificata secondo 3 livelli ordinali (molte, qualche o nessuna difficoltà a raggiungere la fine del mese).

Per le analisi è stato utilizzato il software STATA 12.0. Le stime di significatività del trend sono state calcolate mediante un modello di regressione corretto per effetti autoregressivi a ritardo 1 (stimatore di Cochrane-Orcutt).

Bibliografia

  1. Pampel FC, Krueger PM, and Denney JT.  Socioeconomic Disparities in Health Behaviors. Annu Rev Sociol 2010;36:349-70.
  2. Denney JT, Rogers RG, Hummer RA, Pampel FC. Education inequality in mortality: The age and gender specific mediating effects of cigarette smoking. Soc Sci Res 2010;39(4):662-73.
  3. Jha P, Peto R, Zatonski W, et al. Social inequalities in male mortality, and in male mortality from smoking: indirect estimation from national death rates in England and Wales, Poland, and North America. Lancet 2006; 368(9533):367-70.
  4. Faggiano F, Versino E, Lemma P. Decennial trends of social differentials in smoking habits in Italy. Cancer Causes Control 2001;12(7):665-72.
  5. Carrozzi G, Bertozzi N, Sampaolo L, Bolognesi L. Lo sguardo di PASSI: lo stato della prevenzione oncologica in Italia. X Convegno dell’Osservatorio Nazionale Screening. Firenze, 15-16 dicembre 2011. Disponibile alla pagina: http://ons.stage-zadig.it/sites/default/files/allegati/Carrozzi_ONS_151211.pdf
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