Rubriche
15/09/2011

Franz Kafka, chi era (davvero) costui?

Il mestiere di scrivere, scrivere di un mestiere

Il lavoro come obbligo, gerarchia, formalismo, noia, conflitti e stress, ma anche come sensazione di essere socialmente utile nello svolgere le proprie mansioni con l'impegno morale che caratterizza il socialismo non marxista, umanitario e antimilitarista dell'autore e che traspare nelle pagine di Kafka, dove il peso dell'orario, l'occhio fisso all'orologio, le minuzie delle pratiche diventano simbolo del lavoro che annichilisce e allo stesso tempo legittima l'esistenza umana. Il lavoro entra prepotente anche nella vita privata, come traspare nelle parole all'amico Max Brod a cui confida le proprie emozioni alla vista degli operai infortunati: «Come sono umili! Vengono da noi a supplicare. Invece di prendere d'assalto l'Istituto e di fracassare tutto, vengono a pregare». Critiche autorevoli (molte delle quali reperibili in rete) aiutano a comprendere come dal suo lavoro Kafka abbia tratto gran parte della sua conoscenza della vita.  In sostanza la generalità dei cultori di Kafka concordano sul fatto che ognuna delle situazioni e delle osservazioni riguardanti il suo lavoro deve aver avuto a che fare e rende più intellegibili opere letterarie come Gli aeroplani a Brescia (1909), Nella colonia penale (1914), La metamorfosi  (1915), Il processo (1925, iniziato a scrivere nel 1914), Il castello (1926, iniziato a scrivere nel 1922), America (1927, iniziato nel 1911) e poi tutti gli altri racconti.

Scrittore e assicuratore di infortuni

Kafka ha scritto molto in occasione e a causa del suo lavoro d’ufficio e queste opere con un importante apparato critico, dopo una prima edizione del 1984, sono oggi raccolte, a cura di Klaus Hermsdorf e Benno Wagner, in  Amtliche schriften, Frankfurt a.M., Fisher, 2004.  In Italia ne è comparsa una pregevole selezione nel 1988, a cura di Michael Muller (Relazioni, Einaudi, Torino 1988), mentre più di recente una più ampia e commentata scelta di questi scritti è stata pubblicata in lingua inglese a cura di Stanley Corngold, Jack Greenberg e Benno Wagner (The office writings, Princeton University Press, Princeton and Oxford 2009). I commenti che compaiono in quest’ultima pubblicazione sono veramente fondamentali sia dal punto di vista tecnico sia storico-letterario e la sua traduzione in italiano non sfigurerebbe per esempio in una collana del nostro Istituto assicuratore per gli infortuni, l’INAIL, stante anche il fatto che l’edizione einaudiana, da tempo mancate nelle libreria, è veramente ridotta (8 relazioni rispetto alle 18 dell’edizione in lingua inglese). Molti degli scritti d’ufficio discendono dall’espletamento dei compiti istituzionalmente assegnati a Kafka: l’impiegato compie ispezioni in aziende nella Boemia settentrionale, importante zona industriale dell'Impero, per stabilire il loro inquadramento secondo classi di rischio quando l’Istituto deve lottare contro le resistenze di aziende che tentano di sottrarsi al versamento dei contributi. Kafka si dedica soprattutto all’esame delle proteste degli imprenditori contro la graduatoria di pericolosità assegnata e allo studio delle misure da prendere per prevenire gli infortuni e quindi alla propaganda della prevenzione.

  • Nella Relazione annuale dell'Istituto del dicembre 1909 viene illustrata la necessità di adottare alberi rotondi di sicurezza per le piallatrici meccaniche, al posto di alberi quadrangolari («Le lame dell'albero quadrangolare saldate mediante viti direttamente all'albero, fanno da 3 800 a 4 000 giri al minuto col taglio scoperto. I pericoli che la grande distanza fra l'albero con le lame e il piano della tavola presenta per il lavoratore, appaiono evidenti».)
  • L’argomento, che deve stare particolarmente a cuore all’autore, viene ripreso in una approfondita relazione dell’anno successivo, Misure di prevenzione degli infortuni delle piallatrici per legno (1910). In questo caso Kafka mostra una notevole conoscenza teorica e pratica della materia e in più fa capire di essere aggiornato sull’argomento e di conoscere le reali condizioni degli operai rivelando un interesse minuzioso per la macchina, le sue parti, il suo funzionamento. Il testo è arricchito da immagini sia tecniche, capaci di ben descrivere le modifiche proposte, che anatomiche quelle tipiche delle mutilazioni dei falegnami. Vengono introdotti elementi che rendono conto dell’efficacia delle misure da adottare ma anche dei costi della prevenzione: «Nell’albero quadro, le cui lame non incassate debbono far fronte a sforzi ben maggiori, si potevano impiegare soltanto lame a tempra artificiale di uno spessore minimo di 8 mm, mentre, come si è già accennato in precedenza, nell’albero cilindrico sono sufficienti lame d’acciaio a durezza naturale di uno spessore di 1,5 mm. Vien meno, inoltre la necessità – ineludibile invece con i vecchi alberi quadri – di provvedersi di altri dispositivi di sicurezza … L’affilatura di lame così sottili è ben più agevole e rapida da eseguire che non l’affilatura spesse dell’albero quadro. Inoltre, le lame dell’albero cilindrico hanno una superficie d’usura assai più ampia…»
  • In Misure di prevenzione degli infortuni (1911) vengono trattati in dettaglio i dispositivi di sicurezza per le macchine fresatrici. Appare degna di nota una delle considerazione che precedono l’esposizione tecnica dell’argomento: «Al momento non disponiamo ancora di dati statistici precisi sull’influsso dei dispositivi di sicurezza di buona qualità per macchine fresatrici, perché l’introduzione di questi dispositivi di sicurezza nel territorio dell’Istituto è ancora ferma alle sue fasi iniziali. Sono però possibili proiezioni approssimative, se si considera che presso l’Ente bavarese di assicurazione contro gli infortuni dei lavoratori dell’industria del legno la cifra degli infortuni da indennizzare provocati da fresatrici ammontava, prima dell’introduzione delle teste portafresa di sicurezza, al 40% di tutti gli infortuni denunciati, mentre ora quella cifra è stata ridotta al 15%. Indubbiamente, anche l’entità degli indennizzi risentirà in maniera altrettanto favorevole della minore gravità delle lesioni».
  • È da segnalare almeno un'altra relazione tecnica non presente nella selezione disponibile in traduzione italiana, quella della Prevenzione degli infortuni nelle cave (1914) che si sviluppa in maniera veramente ampia con statistiche degli infortuni, valutazione delle stato della normativa di protezione dei lavoratori, numero e la qualità dei controlli condotti, aspetti sociologici come l’abuso di alcool da parte degli addetti e l’uso degli occhiali di protezione per giungere alla formulazione di linee guida di tipo preventivo per i rischi prevalenti e di standard molto rigidi per i controlli da effettuare. Il tutto illustrato da 15 rare fotografie, alcune delle quali relative a situazioni registrate dopo l’accadimento di infortuni.
  • L’autorevole Peter Drucker, infine, nel suo Managing in the Next Society (Elsevier, Amsterdam 2002) scrive che a Franz Kafka deve essere riconosciuta l’iniziativa della diffusione dell’elmetto protettivo da lui fatto adottare con sorprendenti risultati in una acciaieria; per questo avrebbe ricevuto, nel 1912, una medaglia. Non sono state rinvenute fonti sicure per avvalorare questi fatti mentre dalla letteratura si apprende che il pioniere dell’elmetto protettivo potrebbe essere tale Bullard, titolare dell’omonima società che aveva iniziato a commercializzarlo, in lega metallica, nel 1919 raggiungendo la massima visibilità e fortuna in occasione della costruzione, nel 1933, del Golden Gate Bridge di San Francisco.

Molti “scritti d’ufficio” sono di carattere amministrativo, gestionali, redatti per conto del direttore dell’istituto dove prevale un atteggiamento di infinita fedeltà e collaborazione all’istituzione di appartenenza.

  • Kafka partecipa con una relazione uscita in gran parte dalla sua penna al II Congresso internazionale sull’igiene e la protezione antinfortunistica (Vienna 1913). Si tratta di una lunga relazione, in gran parte illustrativa ed elogiativa del ruolo del suo Istituto nella quale salta subito agli occhi il titolo del primo capitolo: «La relazione originale tra l’Assicurazione degli infortuni dei lavoratori e la prevenzione degli infortuni», capitolo che viene sviluppato attorno al principio secondo il quale «l’assicurazione degli infortuni e la prevenzione degli infortuni si debbono potenziare vicendevolmente» e concluso con la seguente sentenza di intenso significato: «… un certo genere di assicurazione degli infortuni può anche risultare adeguato per molti anni, mentre la prevenzione degli infortuni vive in un processo permanente di riformulazione, dal momento che essa bisogna che insegua nello stesso tempo sia lo sviluppo dell’industria e la tecnologia delle macchine che lo sviluppo della tecnologia da impiegare per la prevenzione degli infortuni».
  • I curatori di lingua inglese delle relazioni annettono particolare importanza a quella che tratta Dei controlli delle aziende da parte degli ispettori della camera di commercio (1911); ne parlano come di qualcosa che sta a metà strada tra L’ispettore generale (1836) di Gogol e Il Castello dello stesso Kafka, come di un «documento che rivela con grande chiarezza la coesistenza di un Kafka impiegato e di un Kafka scrittore». Si tratta di una lunga nota indirizzata al Ministro degli Interni e firmata dal direttore dell’Istituto nella quale con immagini e descrizioni di situazioni a effetto vengono smascherati i cavilli burocratici e le procedure attraverso i quali un numero molto elevato di aziende cerca di eludere gli effetti della riclassificazione dei rischi e quindi l’aumento del premio assicurativo da corrispondere all’Istituto.

Una breve stagione da imprenditore (1911-1917)

Incurante di un possibile conflitto di interessi, il Kafka assicuratore degli infortuni (ma non ancora delle malattie professionali!) diventa socio occulto della fabbrica praghese di amianto Hermann & Co. L'azienda di famiglia, che prende il nome dal cognato di Franz ed è finanziata da Hermann Kafka, il padre commerciante, imprenditore «robusto, violento e tirannico», rappresenta per lo scrittore una possibilità per scrivere e acquisire indipendenza economica.

Il sogno era destinato a non realizzarsi sia perché per la fabbrica doveva perdere del tempo e sia perché non era in grado, avrà modo di riconoscerlo e di scriverlo lui stesso, di esercitare compiutamente il ruolo di capo e di imprenditore. Dalla fabbrica scaturiscono pensieri suicidi e pagine di tragica bellezza: «(Febbraio 1912). Ieri, in fabbrica. Le ragazze coi loro abiti sciolti e insopportabilmente sudici, con i capelli scarmigliati come al momento di svegliarsi, con l'espressione del viso trattenuta dall'incessante rumore delle cinghie di trasmissione e dalla singola macchina, automatica bensì, ma incalcolabile nei suoi arresti, non sono creature umane; nessuno le saluta, nessuno chiede scusa quando le urta, se sono invitate a fare un piccolo lavoro lo eseguono ma ritornano subito alla macchina; con un movimento del capo si indica loro dove devono intervenire; sono in sottoveste, in balìa del più piccolo potere e non hanno nemmeno abbastanza cervello tranquillo per riconoscere questo potere con sguardi e inchini e conquistarne la simpatia. Quando poi sono le sei e se lo comunicano a vicenda, si sciolgono il fazzoletto dal collo e dai capelli, si spolverano con una spazzola che fa il giro della sala ed è invocata dalle più impazienti, si mettono la gonna infilandola dalla testa, e quando alla bell’e meglio hanno le mani pulite finiscono, nonostante tutto, con l'essere donne, sanno sorridere ad onta del pallore e dei denti guasti, scrollano le membra irrigidite, non si può più urtarle, guardarle o fingere di non vederle, ci si addossa alle cassette unte per lasciar loro via libera, ci si leva il cappello quando dicono buonasera e non si sa come prenderla quando una tiene pronto il nostro pastrano per aiutarci ad infilarlo». (Confessioni e diari, Mondadori, Milano 1972, pp. 332-33) Con la guerra si chiude la fabbrica per mancanza di materia prima e la carriera di Kafka imprenditore (anche) per mancanza di vocazione. Non si hanno notizie sulle conoscenze che Kafka poteva avere e temere a proposito della pericolosità specifica dell’amianto.

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