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11/12/2018

Francia batte Italia 1 milione a zero

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In Francia, nel 2017 ci sono stati un milione di fumatori in meno rispetto all’anno precedente! Secondo i dati pubblicati da Santé Publique France, l’agenzia nazionale di sanità pubblica, la prevalenza di fumatori quotidiani in Francia è passata dal 29,4% del 2016 al 26,9% del 2017, con una diminuzione di 2,5 punti percentuali, che corrisponde, appunto, a circa un milione di fumatori in meno in un anno (figura 1). Questo calo è particolarmente evidente per gli uomini giovani (18-24 anni: dal 44% nel 2016 al 35% nel 2017) e per le donne adulte (55-64 anni: dal 21% nel 2016 al 18% nel 2017). Ancor più importante, la prevalenza di fumatori quotidiani diminuisce maggiormente nelle categorie sociali più svantaggiate, dove tra il 2016 e il 2017 il valore passa dal 39% al 34% tra le persone a basso reddito e dal 50% al 44% tra i disoccupati.1
Si tratta di un risultato storico, raggiunto a seguito del lancio del Programme National de Réduction du Tabagisme, uno degli obiettivi del Plan National Cancer 2014-2019.2 Il programma è costituito da una serie di misure antifumo, coerenti e integrate, per evitare l’inizio del tabagismo, facilitarne la cessazione e fare della politica del prezzo del tabacco uno strumento di sanità pubblica. Tra queste misure ci sono il pacchetto di tabacco anonimo (figura 2), i rimborsi per i trattamenti dei fumatori che riescono a cessare, le iniziative come il mese senza tabacco e il Tabac Info Service,3 che offre un supporto personalizzato a tutti i cittadini che vogliono smettere di fumare, attraverso una linea telefonica gratuita, un sito web, una pagina Facebook e un’applicazione per smartphone e tablet.
E poi, le accise sul tabacco perdono il loro connotato di tassazione generale per acquisire quello di strumento di sanità pubblica: il governo sta agendo sulle politiche fiscali aumentando in modo progressivo la tassazione dei prodotti del tabacco e, di conseguenza, il prezzo del pacchetto di sigarette, con l’intenzione di portarlo a un costo di 10 euro entro il 2020.
Gli obiettivi della campagna sono ambiziosi: scendere sotto la soglia del 22% di prevalenza entro il 2020 e sotto quella del 20% entro il 2024, per arrivare presto alla prima generazione senza tabacco.
Questi obiettivi, grazie a un programma articolato, coerente e di lunga prospettiva, hanno raggiunto tutti i risultati preliminari e si avviano a ottenere molto presto una prevalenza di fumatori inferiore a quella italiana. Gli interventi sono stati mirati a denormalizzare l’uso di tabacco, a favorire la cessazione, a rendere meno appetibile l’iniziazione con misure evidence-based che avevano dato prova di funzionare anche sulle categorie sociali più svantaggiate.

E l’Italia?

Secondo i dati dell’Osservatorio fumo, alcol e droga del Centro nazionale dipendenza e doping (OSSFAD) dell’Istituto superiore di sanità (ISS), i fumatori in Italia nel 2017 erano il 22,3% della popolazione e il 22,0% nel 2016 (figura 1).4 Anche i dati di questi ultimi due anni sembrano confermare il trend livellato che ha fatto seguito al periodo trentennale di calo della prevalenza.5
Guardando, però, i dati stratificati per sesso, si osserva che per gli uomini, tra il 2016 e il 2017, si è verificata una diminuzione dei fumatori da 6,9 a 6 milioni, mentre per le donne, nello stesso periodo, c’è stato un aumento consistente delle fumatrici da 4,6 a 5,7 milioni.6 Pertanto, a fronte di un risultato positivo raggiunto tra gli uomini con una riduzione di 900 mila fumatori, si contano oltre 1 milione di fumatrici in più rispetto al 2016, con un bilancio finale che registra un aumento della prevalenza totale. La fascia di età in cui si fuma di più è quella compresa tra i 25 e i 44 anni (28%), mentre tra i più giovani, 15-24enni, la percentuale di fumatori è decisamente più bassa (16,2%).4
Ma proprio fra i giovani sembra che si stia verificando un’inversione della tendenza trentennale alla riduzione della percentuale di fumatori, con un concomitante aumento di tutti gli indicatori di propensione all’uso di tabacco che sono noti per anticipare le epidemie di tabagismo.7 A questo si accompagna anche una maggiore presenza dell’industria del tabacco nella nostra società, per esempio con sponsorizzazioni di convegni medici. Il ricercatore scientifico Silvio Garattini si è fatto promotore di un position paper dal titolo “L’indipendenza delle società scientifiche italiane: difendiamo la libertà del dibattito scientifico dall’influenza dell’industria del tabacco”, lanciato il 1 ottobre di quest’anno.8
Ci troviamo di fronte a un quadro epidemiologico (e non solo) che suggerisce una riduzione della pressione sociale contro il tabacco, normalmente correlata allo sforzo preventivo, che la situazione italiana sembra confermare; l’ultimo importante intervento normativo in materia di tabacco risale al 2003, quando fu approvata la legge per la tutela della salute dei non fumatori, entrata poi in vigore nel 2005, che bandiva il fumo dagli spazi indoor nei luoghi di lavoro e nei locali pubblici. Questa legge ha avuto un ruolo importante nel ridurre l’esposizione al fumo passivo, la percentuale di fumatori e le vendite di sigarette.9

Dopo di allora dobbiamo, però, aspettare il 2016 per fare un successivo passo avanti in termini di azioni antifumo, quando l’Italia ha recepito la Direttiva europea sui prodotti del tabacco (Direttiva 2014/40/UE) attraverso il Decreto legislativo tabacchi (Decreto n. 6 del 12.01.2016). Tra le principali novità introdotte da questo decreto ci sono:

  • le “avvertenze combinate” sui pacchetti di prodotti del tabacco, con testo, fotografie a colori e numero verde dei centri antifumo;
  • il divieto di uso di additivi che rendano più attrattivi i prodotti del tabacco;
  • il divieto di utilizzo nell’etichettatura di informazioni promozionali o fuorvianti;
  • il divieto di vendita ai minori dei prodotti del tabacco di nuova generazione e delle sigarette elettroniche con nicotina;
  • il divieto di fumo in automobile in presenza di minori o di donne in gravidanza;
  • il divieto di fumo nelle negli spazi esterni ad alcuni reparti degli ospedali.

Complessivamente, si è trattato di un pacchetto di interventi con efficacia marginale, rispetto all’insieme di strumenti messi in pratica dal progrmma francese: nessun aumento del prezzo, la comunicazione affidata a campagne informative minori e di dubbia efficacia, nessun intervento per promuovere la cessazione. Insomma, nessuna azione seria per denormalizzare il fenomeno del fumo, riducendone l’accettabilità sociale. Certo, sono particolarmente interessanti le tendenze di genere, soprattutto quella relativa alla riduzione fra gli uomini, che meriterebbe un’indagine approfondita per identificarne i driver che, a una prima analisi, difficilmente possono essere spiegati come impatto degli interventi di prevenzione.
Un raffronto fra la situazione di due Paesi vicini, spesso considerati cugini, può essere un utile spunto di riflessione.
La programmazione, in un quadro coerente di misure efficaci di controllo del tabagismo, produce frutti immediati, misurabili e rilevanti. La stima che viene fatta in Francia è di una riduzione di 15.000 decessi all’anno. L’assenza di misure importanti in Italia sta, invece, portando a una ri-normalizzazione dell’uso di tabacco, come suggerisce lo studio di Giuseppe Gorini,7 di cui l’industria del tabacco approfitta con una sempre più impudente invadenza anche nei luoghi della medicina.
Eppure, in Italia non si è mai discusso tanto di prevenzione in ambito del Servizio sanitario nazionale come in questi ultimi anni. Ma ciò è avvenuto sempre in relazione al Piano nazionale di prevenzione (PNP).
Cosa c’è che non va? Gli interventi che possono essere varati dal PNP per il controllo del fumo di tabacco hanno dimensione locale (interventi in ambito scolastico, lavorativo e domestico) e, soprattutto, i Piani regionali di prevenzione non hanno alcuna influenza sulle misure più efficaci a livello di sanità pubblica, che sono monopolio dei Ministeri: un aumento adeguato del prezzo delle sigarette, proposte di ampliamento delle normative e campagne mediatiche più incisive.
È necessario, pertanto, che l’Italia si doti urgentemente di un pacchetto coerente di interventi contro il tabacco basati sulle evidenze e gestiti in accordo fra lo Stato e le Regioni, al fine di prevenire la nuova epidemia di tabagismo.

Bibliografia

  1. Pasquereau A, Andler A, Guignard G, Richard JB, Arwidson P, Nguyen-Thanh V; le groupe Baromètre santé 2017. La consommation de tabac en France: premiers résultats du Baromètre santé 2017. Bull Epidémiol Hebd 2018;(14-15):265-73.
  2. Republic Française. Plan Cancer 2014-2019. Guérir et prévenire les cancers: donnons les mêmes chances à tous, partout en France. Disponibile all’indirizzo: www.gouvernement.fr/sites/default/files/action/piece-jointe/2014/07/2014-02-03_plan_cancer.pdf
  3. Tabac-info-service.fr. Disponibile all’indirizzo: https://mois-sans-tabac.tabac-info-service.fr/
  4. Osservatorio Fumo Alcol e Droga. Rapporto nazionale sul fumo 2017. Disponibile all’indirizzo: http://old.iss.it/binary/fumo4/cont/Osservatorio_Fumo_Alcol_e_Droga_presenta_il_Rapporto_Nazionale_sul_Fumo_2017_Roberta_Pacifici.pdf.pdf
  5. Gorini G, Carreras G, Allara E, Faggiano F. Decennial trends of social differences in smoking habits in Italy: a 30-year update. Cancer Causes Control 2013;24(7):1385-91.
  6. Trama A, Boffi R, Contiero P, Buzzoni C, Pacifici R, Mangone L; AIRTUM Working Group. Trends in lung cancer and smoking behavior in Italy: an alarm bell for women. Tumori 2017;103(6):543-50.
  7. Gorini G, Gallus S, Carreras G et al. A long way to go: 20-year trends from multiple surveillance systems show a still huge use of tobacco in minors in Italy. Eur J Public Health 2018. doi: 10.1093/eurpub/cky132
  8. Position paper "L’indipendenza delle società scientifiche italiane: difendiamo la libertà del dibattito scientifico dall’influenza dell’industria del tabacco". Disponibile all'indirizzo: http://www.marionegri.it/it_IT/home/Indipendenza+dall%27industria+del+tabacco/221013,News.html
  9. Gorini G, Carreras G. La legge anti-fumo in Italia. Tabaccologia 2011;1:39-40. Disponibile all’indirizzo: http://www.tabaccologia.it/PDF/1_2011/12_012011.pdf
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