Lettere
26/04/2010

Tumori infantili: i registri forniscono i dati, ma chi li studia?

Sul penultimo numero della rivista (Epidemiol & Prev 2009; 33(4-5); 131-33) Benedetto Terracini e Giuseppe Masera sono intervenuti commentando i dati del Rapporto AIRTUM 2008 sui tumori infantili. Interventi assai stimolanti per chi si occupa di epidemiologia, ma che soprattutto invitano a una riflessione sull’utilizzo dei dati che sempre più vengono messi a disposizione dai sistemi informativi, e in questo caso dai registri tumori.

L’AIRTUM in questi ultimi anni ha sviluppato la rete dei registri tumori italiani, rendendo la produzione dei dati sempre più tempestiva e mantenendo nel contempo il livello di qualità della registrazione. Qualità essenziale per poter fornire stime affidabili in termini di sopravvivenza, incidenza e prevalenza e, più recentemente, riuscire a produrre valutazioni sempre più rilevanti, con informazioni cliniche e valutazioni morfologiche sempre più raffinate.

I registri tumori sviluppano ricerca, come è testimoniato dalle pubblicazioni realizzate dai singoli registri e talora pubblicate su E&P, ma anche dalle comunicazioni presentate ogni anno nel Convegno annuale. Molti di essi partecipano attivamente alla valutazione degli screening, alle indagini ambientali, alcuni sono più direttamente competenti in materia di tumori infantili (in particolare i registri specializzati, come quello del Piemonte e delle Marche). È vero però che i registri tumori non hanno, e non possono avere, le forze e le competenze per realizzare l’insieme delle valutazioni e degli studi di approfondimento che sono necessari e che giustamente Terracini invoca come risposta ai dati prodotti nella monografia del-l’AIRTUM. È l’insieme del mondo del-l’epidemiologia che deve prendersi carico di questo compito e utilizzare i dati per avviare tutti quegli studi descrittivi e analitici necessari per chiarire e investigare possibili determinanti causali.

In conclusione, siamo molto soddisfatti che la nostra segnalazione sia importante per la salute pubblica e di aver posto all’attenzione un problema per altro già segnalato in simili studi europei. Volentieri continuiamo a collaborare per approfondire le indagini, ma il richiamo di Terracini e Masera è assolutamente giustificato e anche noi ci associamo all’invito ai gruppi epidemiologici italiani a lavorare su questi dati, a lavorarci insieme a chi opera nei registri, per cercare di dare risposta ai quesiti che conseguono dal dato descrittivo.

Per questo pensiamo di fare cosa utile fornendo un aggiornamento di alcuni dei dati pubblicati nella monografia ai più recenti dati disponibili nella Banca dati nazionale dell’AIRTUM (vedi «I numeri dell’AIRTUM», pagina 4).

Approfondisci su epiprev.it Vai all'articolo su epiprev.it Versione Google AMP