Lettere
02/02/2018

Risposta dei direttori alla lettera di Paolo D’Argenio et al.

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Paolo D’Argenio e coll. ci scrivono commentando l’editoriale della direzione scientifica di Epidemiologia&Prevenzione comparso nel numero 3-4 del 2017, dove si discute di sanità e salute a seguito del Decreto del Governo italiano che nell’ottobre 2017 ha reintrodotto l’obbligo di vaccinazione in età pediatrica per la profilassi di 10 malattie infettive. Ringraziamo gli autori della lettera, perché hanno risposto al nostro appello per una franca discussione su questi temi. L’editoriale prendeva spunto dalla vicenda del Decreto per discutere di sanità al tempo della prevalente ideologia che promuove nei fatti la riduzione del ruolo della sanità pubblica. L’editoriale voleva affermare principi e orientamenti della rivista, non entrare nello specifico sulla vicenda vaccini, per i quali E&P intende ospitare i contributi che collaboratori e lettori vorranno offrire. Ci attendiamo, quindi, che siano i nostri collaboratori a parlare dell’epidemia del morbillo e delle altre 9 patologie considerate nel Decreto, confermando le scelte del Governo e del Parlamento oppure criticandole con un contributo scientifico, se fosse necessario, sulla base delle evidenze disponibili.
Riaffermata la necessità di una pubblica sanità, l’editoriale si schiera perché l’autorità pubblica si esprima anche con misure di obbligatorietà per indicazioni di sanità a tutela della sanità individuale e collettiva, di cui si rilancia il grande valore, ma chiede nel contempo che quelle misure siano fortemente appoggiate su evidenze esplicite nel rapporto costi e benefici, che siano valutate le alternative e ben calibrate le eventuali misure punitive per chi non adempie all’obbligo. In sostanza, si chiede che l’introduzione di una politica sia fortemente connotata da prove di efficacia della politica stessa. Perché l’obiettivo, a fianco della difesa della salute individuale e collettiva, è di costruire un vasto consenso e partecipazione pubblica per le misure evidence-based in un’epoca nella quale la fiducia nella classe dirigente del Paese, nella scienza e nei suoi portavoce appare minima. L’editoriale affronta il tema delicato per la classe medica della differenza tra ricerca e sanità pubblica. La rivista separa ciò che è ricerca – se è ricerca per l’uomo – per la quale rivendica libertà di espressione criticandone ogni forma repressiva, da ciò che è sanità pubblica, stigmatizzando la confusione tra i due mondi. Pertanto, è chiaro che debbano essere stigmatizzate quelle pratiche mediche che hanno implicazioni di sanità pubblica quando non sono basate su prove. D’Argenio e coll. ci richiamano ancora a una visione anche internazionale del problema della diffusione delle malattie infettive. Invitiamo la comunità che ruota attorno alla rivista a inviare contributi anche su questo aspetto della questione.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

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