Lettere
13/03/2014

Quale valutazione epidemiologica per i siti inquinati in Italia?

Nella lettera pubblicata sull’ultimo numero di E&P, il collega Giovanni Ghirga solleva un problema delicato in merito alla valutazione epidemiologica di siti contaminati o di interesse industriale che, per le ragioni che Pietro Comba ben illustra nella sua risposta, non sono stati oggetto della valutazione nazionale del programma SENTIERI. È vero, ci sono nel Paese situazioni diverse – per la natura, le sorgenti e le modalità della contaminazione – che il programma nazionale non poteva considerare. Tuttavia il quesito rilevante rimane: chi si fa carico della valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nei pressi di questi siti? Quali istituzioni e con quale mandato, con quali metodologie, con quali risorse e per rispondere a quali interlocutori?

Il caso Civitavecchia

Sgombriamo subito il campo da un equivoco su Civitavecchia, che forse l’intervento di Giovanni Ghirga ha contribuito ad alimentare. È vero che il comprensorio di Civitavecchia non è stato incluso in SENTIERI, ma proprio per il grave inquinamento ambientale subìto nei decenni passati, a Civitavecchia gli studi epidemiologici di tipo analitico sono cominciati alla fine degli anni Ottanta e non si sono mai fermati. Su Civitavecchia abbiamo una mole di dati e di valutazioni articolata e ricca: dal semplice confronto SMR e SHR con il quadro regionale agli studi di coorte occupazionale, dagli studi trasversali sulle malattie respiratorie al biomonitoraggio, all’avvio di uno studio di coorte di popolazione corredato da modelli di dispersione degli inquinanti (per una panoramica del materiale disponibile e delle attività in corso si veda la scheda riportata in fondo a questo lettera).

L’approccio SENTIERI è il passo iniziale

Quindi, Civitavecchia a parte, il quesito è che cosa fare in tutte le situazioni in cui le strutture regionali e locali non hanno garantito, o non sono in grado di garantire, un’osservazione epidemiologica sufficiente. È chiaro che l’approccio SENTIERI, con il rigore nella definizione della procedura e delle metodologie per la valutazione della mortalita e morbosità comunale, rappresenta l’attività che ogni struttura locale o regionale dovrebbe essere in grado di garantire. Su questo, come dice Pietro Comba, occorrono le sinergie nazionali e locali per portare il Paese almeno al livello minimo e uniforme della capacità di risposta sui temi ambiente e salute. Insomma, ben venga un programma nazionale in grado di favorire l’approccio SENTIERI. Ma vi sono molte situazioni in cui l’approccio di base di SENTIERI non basta. Non è sufficiente per la complessa situazione ambientale, perché la frazione di popolazione esposta all’interno del comune o dell’area è modesta, per esposizioni professionali, lo stato sociale, o concomitanti ulteriori esposizioni ambientali, tutti potenti fattori di confondimento. In tutti questi casi, l’approccio analitico è obbligatorio e vanno messi in campo i tanti strumenti dell’epidemiologia, incluso lo studio di coorte residenziale. Gli esempi sono tanti, da Taranto a Gela, da Vado Ligure a Brindisi.

Proseguire con un approccio analitico e non-neutrale

Le attività di epidemiologia analitica, insieme a una più accurata caratterizzazione ambientale attraverso stime modellistiche e misure, sono la nuova sfida per l’epidemiologia ambientale in Italia. Il tutto prima delle legittime attività della Magistratura e non dopo, come troppo spesso succede. Anche su questi temi è importante creare sinergie tra istituzioni ambientali e sanitarie, tra livello nazionale e locale. E, forse, è doverosa un’attenzione maggiore alle legittime preoccupazioni delle persone residenti nei pressi di siti industriali o in aree compromesse dal punto di vista ambientale. A prescindere dalla complessità della specifica situazione, a queste domande di attenzione devono corrispondere risposte adeguate, autorevoli, trasparenti, indipendenti, e sopratutto come dice  Saracci in un recente editoriale, “non-neutrali”, ovvero incondizionatamente dalla parte della sanità pubblica.

10 marzo 2014
Francesco Forastiere, Carla Ancona, Marina Davoli
Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio

Scheda su Civitavecchia

Gli insediamenti energetici e industriali, il porto, il traffico stradale, la combustione delle biomasse caratterizzano da decenni il quadro ambientale dell’area di Civitavecchia e per questo motivo l’area è stata, ed è, oggetto di continua attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti da questi impianti.  

Negli anni Ottanta e Novanta sono stati condotti diversi studi epidemiologici sui lavoratori dei diversi comparti industriali di Civitavecchia e sono stati evidenziati eccessi di mortalità per tumore del polmone e della pleura tra i lavoratori portuali1, i marittimi2 e gli addetti alle centrali ENEL del comprensorio.3

Per quanto riguarda la popolazione residente, le prime indagini sui possibili danni dell’inquinamento atmosferico nell’area di Civitavecchia risalgono al 1987 quando, su iniziativa regionale, fu condotta un'indagine epidemiologica tra i bambini delle scuole elementari che evidenziò una maggiore frequenza di disturbi respiratori tra gli alunni dell’area di Civitavecchia rispetto a quelli della provincia di Viterbo.4,5

Uno studio caso controllo condotto sui residenti deceduti per tumore polmonare ha riscontrato rischi relativi significativamente elevati per alcune esposizioni lavorative, in particolare esposti ad amianto e impiegati come lavoratori marittimi, confermando dunque i dati degli studi occupazionali specifici. Nello stesso studio veniva registrata una mortalità per tumore polmonare più elevata nella zona a Sud della città a pochi km dal centro.6

Lo studio condotto da Fano et al.7  ha analizzato la mortalità e i ricoveri ospedalieri dei residenti nel comune di Civitavecchia nei periodi 1997-2004 evidenziando, in coerenza con i dati già disponibili, eccessi di tumore polmonare e pleurico e di asma bronchiale.

Da marzo 2010 è attivo nella regione Lazio l’Osservatorio Ambientale della centrale termoelettrica di Civitavecchia Torrevaldaliga Nord, a seguito della trasformazione a carbone della centrale termoelettrica ENEL di Civitavecchia  (Torrevaldaliga Nord), con il fine di esaminare e di valutare le ricadute ambientali e sulla salute pubblica dell’impianto rispetto al territorio interessato8.

Il Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio ha arruolato la coorte dei residenti nei comuni di Civitavecchia, Allumiere, Tolfa, Tarquinia e Santa Marinella dal 2004 proponendo un approccio integrato Salute e Ambiente, basato sulla definizione di coorti di popolazione dagli archivi anagrafici, valutazione dell’esposizione all’indirizzo di residenza tramite l’utilizzo dei modelli di dispersione degli inquinanti emessi dagli impianti e aggiornamento annuale del follow-up di mortalità e di storia di ospedalizzazione di tutti i partecipanti (in press).  Tutte le valutazioni finora condotte hanno evidenziato nella popolazione residente nell’area di Civitavecchia un quadro di mortalità (e di storia di ospedalizzazione) caratterizzato da un eccesso di tumori maligni, in particolare per tumore polmonare e della pleura e per malattie respiratorie.

Malgrado le molte ricerche condotte nell’area di Civitavecchia, non sono ad oggi disponibili dati relativi alla esposizione umana dei contaminanti prodotti dagli impianti industriali e dalle altre fonti inquinanti presenti in questa area.

Il Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio ha attivato da maggio 2013 lo studio ABC (Ambiente e Biomarcatori a Civitavecchia) con l’obiettivo di studiare lo stato di salute della popolazione e di descrivere le caratteristiche importanti in termini di fattori di rischio individuali, di valutare gli indici di possibile contaminazione di rilevanza tossicologica, e studiare le possibili relazioni tra fattori di rischio ambientali, body burden, e patologie specifiche.
Lo studio ABC prevede la valutazione di laboratorio di metalli pesanti, policlorobifenili, diossino-simili e diossine (un sottocampione), metaboliti degli idrocarburi policiclici aromatici e metaboliti del benzene e cotinina nelle matrici biologiche urine e sangue. Altri esami di laboratorio valutano indicatori emato-chimici  specifici (metabolismo glicemico, lipidico, funzionalità epatica, renale, endocrina) e sono in corso valutazioni cliniche (antropometria, pressione arteriosa, funzionalità respiratoria).
Parallelamente vengono raccolte informazioni anamnestiche su comportamenti e storie di esposizione, quali consumo di prodotti alimentari di origine animale provenienti dalla medesima area, storia occupazionale, abitudini di vita e storia clinica. Lo studio ABC coinvolge, nel biennio 2013-2014, 1200 dei partecipanti alla coorte dei comuni di Civitavecchia, Allumiere, Tolfa, Santa Marinella, Tarquinia.

Bibliografia

  1. Bonassi S, Ceppi M, Puntoni R, Valerio F, Vercelli M, Belli S, Biocca M, Comba P, Ticchiarelli L, Mariotti F, et al.  Mortality studies of dockyard workers (longshoremen) in Italy. Am J Ind Med 1985;7(3):219-27.
  2. Rapiti E, Turi E, Forastiere F, Borgia P, Comba P, Perucci CA, Axelson O.  A mortality cohort study of seamen in Italy.  Am J Ind Med 1992;21(6):863-72.
  3. Forastiere  F,  Pupp  N,  Magliola  E,  Valesini  S,  Tidei  F,  Perucci  CA.    Respiratory  cancer mortality among workers employed in thermoelectric power plants. Scand J Work Environ Health 1989;15(6):383-6.
  4. Forastiere F, Corbo GM, Michelozzi P, Pistelli R, Agabiti N, Brancato G, Ciappi G, Perucci CA. Effects of environment and passive smoking on the respiratory health of children. Int J Epidemiol. 1992;21(1):66-73.
  5. Forastiere F, Corbo GM, Pistelli R, Michelozzi P, Agabiti N, Brancato G, Ciappi G, Perucci CA. Bronchial  responsiveness in  children  living  in  areas  with  different  air  pollution  levels. ArchEnvironHealth 1994;49(2):111-8.
  6. Fano V, Michelozzi P, Ancona C, Capon A, Forastiere F, Perucci CA. Occupational and environmental exposures and lung cancer in an industrialised area in Italy. OccupEnvironMed. 2004 Sep;61(9):757-63.
  7. Fano V, Forastiere F, Papini P, Tancioni V, Di Napoli A, Perucci CA. Mortalità e ricoveri ospedalieri   nell’area   industriale   di   Civitavecchia,   anni   1997-2004.   Epidemiol Prev 2006; 30(4-5): 221-26.
  8.  http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=163).
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