Lettere
31/10/2013

Primi impatti della crisi sulla prevenzione dei tumori e sulla vita dei pazienti oncologici

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Dalla stampa veniamo a sapere che da alcuni mesi le maggiori aziende farmaceutiche, come Pfizer, Roche, Sanofi, GlaxoSmithKline e AstraZeneca, hanno ridotto la consegna di medicinali alla Grecia. Le aziende incolpano il prezzo imposto ai farmaci in questo Paese: il risultato è comunque che i pazienti oncologici greci non avranno più a disposizione alcuni farmaci necessari alle loro cure.

Questa notizia e la successiva mancanza di reazioni è un indicatore dell’inesistenza di un diritto alla salute per i cittadini europei. Lavorando all’INT di Milano, ci occupiamo di pazienti oncologici e constatiamo che sono una categoria a rischio pesante di discriminazione e, visti i costi delle terapie, sono molto vulnerabili dal punto di vista economico. L’Italia li ha sino ad oggi protetti con efficacia attraverso il Servizio sanitario nazionale e l’esenzione dal pagamento dei ticket, che sembra aver determinato invece l’allontanamento dalle cure di altri ammalati non altrettanto efficacemente protetti. Ma dal nostro osservatorio pare che si comincino a manifestare delle crepe anche nella protezione dei pazienti oncologici:

  1. lavoro: il paziente oncologico è sempre più a rischio di perdita del posto di lavoro, semplicemente perché le cure sono normalmente talmente impegnative e complesse da determinare un superamento dei tetti di assenza previsti dalla maggior parte dei contratti di lavoro;
  2. farmaci di supporto: risulta sempre più necessario affrontare i problemi provocati dalle prolungate chemio e radioterapie: i pazienti necessitano di creme lenitive e a base di acido ialuronico, garze cicatrizzanti per le medicazioni delle lesioni cutanee, gel riparatori delle mucose, colluttori sostitutivi della saliva, lavande e ovuli vaginali, pomate endorettali, fermenti lattici, farmaci antispastici e disinfettanti delle vie urinarie. Sono problemi circoscritti, ma la loro risoluzione è fondamentale per avere un sollievo rispetto a problemi che possono incidere molto pesantemente sulla qualità della vita. Oggi la maggior parte di questi presidi è a totale carico del paziente;
  3. diagnosi precoce: chi non ha un tumore, ma è fortemente a rischio di patologie neoplastiche per una delle diverse anomalie genetiche che conosciamo (BRCA 1 e 2), spesso si deve sottoporre a programmi di screening particolarmente intensivi, a volte con risonanza magnetica ogni 6 mesi. Non avendo ancora un tumore, non può usufruire dell’esenzione e i costi dei ticket di questi esami diventano insostenibili. Un altro caso particolare sono le mutazioni di tipo MEN 1 e 2 associate a tumore della tiroide, cioè carcinoma midollare. Spesso queste mutazioni sono presenti nei familiari, per cui quando viene diagnosticato questo tumore è necessario che i congiunti si sottopongano a un set di esami particolarmente costosi che stabiliranno se anche in loro è presente la mutazione. Esistono famiglie che non sono in grado di affrontare questa spesa e la probabilità che la mutazione dia origine a un tumore è altissima;
  4. prevenzione oncologica: il fumo di tabacco si va sempre più caratterizzando come un’abitudine tipica delle persone che si autodefiniscono di classe media “con qualche difficoltà economica” e che in tempo di crisi continuano a considerare la sigaretta al secondo posto delle “cose a cui non rinuncerei mai”.2 A questo riguardo, i centri antifumo continuano a essere insufficienti rispetto al numero di fumatori e continua a essere inspiegabile il non finanziamento da parte dell’SSN dei farmaci e del counseling per la disassuefazione dalla nicotina, almeno per i soggetti affetti da patologie che necessitino di un’immediata cessazione del fumo per avere cure adeguate, come i pazienti oncologici. Si continua a non investire abbastanza sulla principale causa evitabile di cancro in Italia e nel mondo.

Questi sono solo degli esempi di come anche in oncologia ci siano problemi che rendano le cure e l’assistenza ad alcune persone difficili, se non impossibili. È necessaria attenzione epidemiologica, organizzativa e politica tra gli operatori e i cittadini, e forse anche un cambiamento radicale nella concezione del servizio sanitario pubblico: per la soluzione dei problemi di accessibilità alle cure non è possibile attendere nuove leggi e regolamenti, crediamo sia necessario che operatori e amministratori abbiano la responsabilità della salute dei propri assistiti (intesi come popolazione che a loro fa riferimento) e ne rispondano con autonomia e trasparenza.

Bibliografia

  1. Sukkar E, Smith H. Panic in Greek pharmacies as hundreds of medicines run short. The Guardian 28.02.2013.
  2. Il fumo in Italia. ISS-DOXA 2012.
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