Lettere
10/06/2011

Mangiare meglio fa bene al pianeta (non solo all’uomo)

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Cari colleghi della redazione di E&P,

abbiamo letto con molto piacere e interesse l’articolo di Paolo Vineis su cibo e cambiamento climatico.1 Vineis fa osservare come «in Europa e negli Stati Uniti né i consumi di particolari nutrienti (…) né l’attività fisica si sono modificati a una velocità paragonabile all’incremento dell’obesità» e propone quindi di «rivedere alcune delle nostre teorie emagari pensare a interazioni non lineari tra i diversi fattori di rischio » oppure «assumere una prospettiva diversa sulla natura della nostra odierna alimentazione». Concordiamo con entrambi questi suggerimenti e vorremmo aggiungere un ragionamento, non di tipo causale ma relativo al manifestarsi dell’effetto, che potrebbe spiegare perché è possibile osservare un incremento dell’obesità, anche in assenza di analoghe modifiche nell’alimentazione o nella sedentarietà. Come evidenzia Ian Roberts, professore di sanità pubblica alla London School of Hygiene, nel suo recente libro The Energy Glut2 siamo di fronte al progressivo aumento di peso dell’intera popolazione. In altre parole anche i magri stanno diventando sempre più grassi e l’intera curva a campana della distribuzione dell’indice di massa corporea (IMC) si muove, lentamente ma costantemente, verso destra, cioè verso l’obesità. I limiti di sovrappeso e obesità rimangono fissi (a 25 kg/m2 e 30 kg/m2 rispettivamente) e pertanto inizialmente solo la coda supererà i limiti. Quando invece inizierà a superare i limiti anche il corpo della curva a campana assisteremo a una “sorprendente” esplosione di eccesso ponderale nella popolazione, anche senza che ci siano necessariamente modifiche analoghe nei fattori di rischio prossimali (dieta, sedentarietà). In altri termini, la prevalenza aumenta improvvisamente, mentre il tasso di incremento medio dell’IMC rimane in realtà costante. Al fine di impostare efficaci politiche e interventi di contrasto per Roberts è quindi di fondamentale importanza evidenziare i fenomeni che da tempo determinano lo spostamento a destra della curva a campana: la progressiva motorizzazione del movimento umano combinata all’aggressiva offerta di cibi industriali ad alta densità calorica e scarso valore nutrizionale; fenomeni accomunati dall’elevato fabbisogno di energie fossili a basso prezzo e sostenuti da quello che Roberts chiama il ”petro-nutritional complex”. I risultati sono molteplici: obesità, sedentarietà, inizio precoce di malattie croniche, riscaldamento globale, incidenti stradali e conflitti armati. La tendenza all’aumento del peso viene osservato in tutto il mondo,3 ma notoriamente la situazione nutrizionale italiana risulta migliore nel confronto internazionale. Il sistema di monitoraggio Passi, attivo in Italia dal 2007, non ha evidenziato, nella breve finestra temporale (2007-2009), un aumento della prevalenza dell’eccesso ponderale (che riguarda comunque circa il 42%delle persone 18-69 anni residenti nelle ASL partecipanti al sistema). Per contro la prevalenza di sedentari risulta essere in modesto ma significativo aumento, passando dal 27,5%nel 2007 al 29,5%nel 2008, fino al 30,8%nel 2009.4 È importante sorvegliare su eventuali sviluppi del fenomeno nel prossimo futuro. Da questo punto di vista la metodologia di raccolta continua di dati (interviste mensili) del sistema Passi e la conseguente disponibilità di numerosi punti di osservazione nel tempo dovrebbe facilitare il monitoraggio e l’individuazione di trend.

Che fare? Per fermare il movimento della curva a campana e imprimerle la direzione opposta affrontando nel contempo i problemi del cambiamento climatico, è fondamentale promuovere politiche e interventi per favorire tutte le forme di trasporto attivo (bruciare più calorie e meno petrolio) e per diffondere l’adozione di una sana alimentazione basata su cibi a basso contenuto calorico/consumo di energie fossili e alto valore nutrizionale (frutta e verdura), con riduzione drastica del consumo di carne e di cibi/bevande spazzatura. Interventi sull’individuo e sul contesto per «rendere facili la scelta salutare» come recita anche il sottotitolo del programma Guadagnare Salute, che hanno la potenzialità di affrontare contemporaneamente i problemi della sedentarietà, dell’obesità, della prevenzione di tumori5 e delle malattie cardiovascolari e del cambiamento climatico. Per potenziare l’impatto degli interventi di sanità pubblica è fondamentale rimarcare questa importante sinergia tra salute e ambiente anche nell’ambito della promozione dei sani stili di vita. Ringraziamo ancora Paolo Vineis per avercelo ricordato.

Bibliografia

  1. Vineis P. Cibo e cambiamento climatico, Epidemiol Prev 2011; 35(1): 53-54.
  2. Robert I. The Energy Glut, the politics of fatness in an overheating world. Zed Books. London 2010.
  3. Mariel M Finucane, Gretchen A Stevens, Melanie J Cowan et al. National, regional, and global trends in bodymass index since 1980: systematic analysis of health examination surveys and epidemiological studies with 960 country-years and 9·1 million participants, The Lancet 2011;377 (9765):557-67. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736% 2810%2962037-5/abstract
  4. http://www.epicentro.iss.it/passi/Indice Rapporto09.asp
  5. Vedi anche Berrino F. La prevenzione e il Tao. Epidemiol Prev 2011; 35(5-6):83-6.
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