Lettere
16/03/2020

Ma come stanno davvero i militari italiani tornati dalle missioni all’estero?

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Ringraziamo il dottor Peragallo per la lettera1 riferita al nostro studio2 sull’incidenza e mortalità per tumore dei militari delle nostre 4 FFAA inviati in missione all’estero  (Aeronautica, Carabinieri, Esercito, Marina) perché ci consente ulteriori precisazioni. Peragallo affronta il tema di un possibile bias differenziale che avrebbe prodotto una sottonotifica nell’incidenza di tumori tra il personale missionario (vs non missionario). Precisiamo che il nostro studio ha individuato analoghi eccessi anche nella mortalità per tumore e che questi eccessi sono risultati coerenti tra loro. I dati sulla mortalità non dovrebbero essere soggetti a sottostime, in quanto dati certi e molto più facilmente reperibili e verificabili. Il nostro Comitato Scientifico (COSMI) si rende disponibile a una collaborazione con l’Osservatorio epidemiologico della Difesa (OED) in quanto è desideroso di far emergere la realtà dei fatti, come dovere etico e atto dovuto verso i nostri militari. Per questo ci facciamo promotori di una raccolta dati più completa e approfondita, non limitandosi alle sole neoplasie, ma all’insieme delle patologie, allargando la facile ricerca anche ai militari congedati.
L’effetto “militare sano” (Healthy soldier effect, HSE) rappresenta, come abbiamo già segnalato in precedenza,3 il risultato di un vero e proprio errore epidemiologico. Questo errore è generato da un errato confronto tra popolazioni non confrontabili perché già inizialmente sono troppo differenti tra loro (come la popolazione militare e quella generale). L’HSE può essere evitato utilizzando una popolazione di riferimento più corretta che, nel nostro caso (non avendo avuto informazioni più dettagliate da parte dell’OED), è costituita dai militari non missionari. In questo modo, si è osservato una “inversione del segno” con un aumento nella stima del rischio negli esposti (rispetto ai non esposti). Possiamo tranquillamente affermare, dalla lettura della relazione della Commissione (CUC), che i militari missionari sono soggetti
a una molteplicità di rischi, per semplicità identificabili come “cocktail del missionario”, che includono differenti missioni, stili di vita, inquinanti ambientali e bellici, vaccini, farmaci, stress eccetera. Nel dataset consegnato dal Ministero alla Commissione Uranio (CUC), non vi era traccia di molte informazioni di base per poter analizzare gli effetti di questo “cocktail”. Infatti, mancavano, per esempio, i dati sulla durata e tipologia delle missioni, i poligoni di tiro frequentati, il luogo di nascita e residenza dei militari e così via. Pur con problemi di completezza nei dati, le analisi da noi prodotte suggeriscono risultati in contrasto con quelli degli studi finora commissionati dal Ministero della Difesa. Ritenendo che l’assenza di dati non equivalga a una assenza di prove di danno alla salute, confermiamo la nostra disponibilità per analisi più approfondite.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

L’articolo riflette le opinioni degli autori e non necessariamente quelle degli enti di appartenenza.

Bibliografia

  1. Peragallo MS. Soldiers and neoplastic risk: there is still a lot of work to be done. Epidemiol Prev 2019;43(2-3):113.
  2. Gennaro V et al. Incidence of malignant tumours (1996-2012) in young Italian soldiers sent on mission abroad. Preliminary analysis of the data of the Parliamentary Enquiring Commission on depleted uranium and vaccines (CUC) Epidemiol Prev 2019;43(1):48-54.
  3. Parodi S, Gennaro V, Ceppi M, Cocco P. Comparison bias and dilution effect in occupational cohort studies. Int J Occup Environ Health. 2007;13(2):143-52.
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