Lettere
10/08/2010

Il congedo del direttore

Benedetto Terracini lascia la direzione scientifica di Epidemiologia & Prevenzione  - Benedetto Terracini leaves the scientific direction of E&P

Dieci anni fa, nel mio editoriale di apertura della (a quei tempi) nuova stagione di Epidemiologia & Prevenzione, enfatizzavo il bisogno di un equilibrio tra il rigore metodologico – essenziale per rendere valida l’indagine epidemiologica – e i valori che l’indagine stessa dovrebbe sottintendere. Ne derivava – sono sempre le mie parole – la necessità di una convergenza tra il pubblico at large e gli addetti ai lavori, basata sugli standard dell’etica della virtù che riconoscevo nelle parole di DouglasWeed: onestà, esclusione dei propri interessi, rispetto per la fiducia e prudenza.

Non credo che sotto la mia direzione la rivista abbia deviato da questi valori, e lo stesso mi sento di dire per gli epidemiologi che si riconoscono nell’Associazione italiana di epidemiologia, di cui E&P è portavoce. Il processo di accettazione (o rifiuto) dei lavori sottoposti alla rivista ha aiutato ricercatori e operatori ad adeguarsi a standard scientifici ed etici relativamente elevati. La rivista ha contribuito a plasmare il ragionamento epidemiologico tra gli operatori e a fare riconoscere dall’accademia l’epidemiologia come scienza rispettabile. Siamo stati perfino premiati con un Impact Factor. Alcuni momenti sono stati particolarmente vivaci: quando si è parlato di aree ad alto rischio, di rifiuti, di (possibile) incremento dei tumori infantili, dei rischi della medicalizzazione e di alcuni altri argomenti.Ma si è trattato di una vivacità di famiglia, interna almicrocosmo della epidemiologia italiana.

La rivista non è stata capace di stabilire collegamenti che potrebbero rilanciare un processo di decisionmaking in sanità che sia democratico e in cui l’epidemiologia abbia il posto che le corrisponde. Partecipazione e rigore scientifico erano le parole d’ordine con cui trentacinque anni fa Giulio AlfredoMaccacaro aveva concepito la rivista; invece, rubriche di apertura almondo esterno, avviate all’inizio dellamia direzione, come «Epidemiologia in tribunale» e «Il caso etico» sono morte di inanizione e l’apertura alle «Voci in movimento» avrebbe potuto dare frutti migliori se avesse goduto di maggiore attenzione e avesse avuto maggiori risorse a disposizione. I proprietari della testata dovranno decidere se sia il caso di investire in questa direzione.

Durante il decennio, la sanità italiana e il rapporto tra gli italiani e la loro salute sono mutati e il Servizio sanitario nazionale è sempre più oggetto di picconate (alle quali,menomale, sembra reggere, almeno per il momento). Eppure, si contano sulle dita di duemani (se non di una) i momenti di confronto, sulla rivista, con politici della sanità. È stata fugace la presenza di argomenti che avrebbero potuto compenetrare la rivista nella società italiana, spesso refrattaria a percepire la complessità dei problemi riguardanti la salute. Mi riferisco, per esempio, agli incidenti sul lavoro, alla vaccinazione per l’HPV, al fondo per le vittime dell’amianto, al federalismo sanitario, alla patologia iatrogena, agli sprechi nei ricoveri ospedalieri. Si dirà che, in Italia, la politica non ha la tradizione di ricercare una ragione scientifica per le sue decisioni. Ma è evidente che la rivista, organo degli epidemiologi italiani, non è stata capace di «sfondare ». Perfino la benemerita legge Sirchia sul fumo di tabacco nei locali pubblici è stata concepita, decisa e sancita al di fuori di qualsiasi stimolo dalmondo dell’epidemiologia italiana.

Per tutto questo faccio autocritica. ma – con ottimismo senile – ho fiducia che quella che io credo sia la missione della rivista venga rafforzata dal fisiologico rinnovamento generazionale nella direzione e dagli importanti mutamenti tecnologici cui essa va incontro. L’uno e gli altri hanno la potenzialità di ricollocare Epidemiologia & Prevenzione nel mondo che ci circonda. Anzi, la pubblicazione on-line aumenta le potenzialità di colloquio tra la rivista e il resto del mondo. Infine, qualche considerazione personale. Lungo gli anni, la gestione degli articoli sottoposti alla rivista mi ha acculturato emi ha fatto imparare a fare (non sempre bene) l’editor scientifico di una rivista. Scrivere ogni due mesi «In questo numero» è stato utile per ragionare sull’importanza relativa degli argomenti affrontati nel materiale che arriva alla rivista (e ho accettato volentieri l’invito a continuare a curare questa pagina). Lavorare insieme aimiei condirettorimi ha portato a rafforzare o a stabilire duraturi rapporti di amicizia. Li ringrazio qui collettivamente. Soprattutto, ringrazio Maria Luisa Clementi, Cinzia Tromba e tutto lo staff di Inferenze, per l’intelligente stimolo che hanno esercitato sulla mia funzione e per la pazienza che hanno avuto per imiei occasionali (talvolta giustificati) intestardimenti, esitazioni e incoerenze.

Ringrazio gli epidemiologi italiani, le associazioni di epidemiologi e operatori di sanità pubblica e gli allievi del Master in epidemiologia dell'Università di Torino per l’affetto e la simpatia che mi sono stati espressi per la scomparsa di mia moglie Gioia Montanari.
Benedetto Terracini

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