Economy Class Syndrome: una condizione che accomuna turisti e schiavi?
L’aumento di voli a lunga percorrenza ha focalizzato l’attenzione su una patologia precedentemente considerata di scarsa importanza: la formazione di coaguli di sangue, ossia di trombosi, durante i voli intercontinentali.
Una trombosi da viaggio è una condizione clinica in cui un coagulo di sangue si stacca dalla parete venosa sulla quale si è formato e viene trasportato dal flusso sanguigno ai polmoni, con ostruzione parziale o totale della circolazione arteriosa polmonare che può provocare un arresto cardiaco improvviso e la morte. Si stima che circa un quinto delle morti improvvise a bordo siano causate da embolia polmonare. Negli ultimi anni, la frequenza della trombosi da viaggio è aumentata notevolmente, tanto da essere ormai conosciuta come una sindrome a sé stante, la cosiddetta Economy Class Syndrome.
Le persone in età più avanzata con un quadro clinico spesso già compromesso da altre patologie sono i soggetti che risultano più a rischio. L’impossibilità prolungata di movimento e la posizione seduta con le ginocchia piegate sono i principali fattori di rischio. Ulteriori fattori sono trombosi diagnosticate in precedenza, tumori, disturbi circolatori, disidratazione, ingessature e gravidanza.
Vale la pena di ricordare che il manifestarsi di una trombosi può non aver luogo necessariamente su un aereo, ma anche su un bus o su un treno in cui si trascorrono molte ore seduti.
Ma probabilmente nessuno aveva mai pensato che un giorno avrebbe dovuto descrivere tale patologia in una giovane paziente migrante che ha viaggiato su un barcone proveniente dall’Africa per giungere a Lampedusa dopo avere affrontato un viaggio in mare di tre giorni, stipata nella stiva con le gambe alternate a quelle del dirimpettaio, con una distanza dal viso dell’altro di non più di 40 centimetri e senza avere la possibilità di muoversi per tutto il viaggio.
La paziente, una 32enne somala, è stata trasferita dal Pronto soccorso di Lampedusa in un ospedale di Palermo tramite elisoccorso, con dispnea grave e ipossiemia. Una TAC all’ingresso evidenziava trombosi venosa massiva ad ambedue le gambe, a livello delle vene femorali, delle vene iliache e a livello polmonare, con grosso trombo a cavaliere dell’arteria polmonare e in numerose diramazioni arteriose, prevalentemente verso le basi polmonari. L’immediata terapia scoagulante è valsa a migliorare progressivamente la sintomatologia clinica e gli scambi gassosi polmonari. Dopo una settimana, la paziente è stata trasferita presso un reparto di lungodegenza per il prosieguo della terapia.
Ma se è stimato che circa un quinto delle morti improvvise a bordo degli aerei siano causate da un’embolia polmonare da Economy Class Syndrome, è possibile che questa patologia sia una causa di morte dei migranti a bordo dei barconi?
La sindrome potrebbe essere facilitata dalla disidratazione da mancanza di acqua e ancora di più da ingestione di acqua di mare, che i migranti bevono quando le scorte di acqua sui barconi si esauriscono (vd. Epidemiol Prev 2012;36(3-4):141). E mentre è facile consigliare nei viaggi di piacere l’eventuale utilizzo di eparina a basso peso molecolare, non è altrettanto facile dare consigli a chi intraprende un viaggio per sfuggire alla guerra e raggiungere una meta geograficamente vicina, ma in condizioni che ricalcano quelle a cui erano costretti gli schiavi africani sulle navi schiaviste che salpavano per il Nuovo Mondo. Nonostante siano passati 500 anni, la mortalità di chi attraversa il Canale di Sicilia sui barconi è forse più alta di quella della tratta dei neri: infatti, circa il 4% dei profughi africani muore oggi per un viaggio che dovrebbe durare non più di un giorno, mentre erano il 15%gli africani che morivano in mare durante la traversata dell’Atlantico, la cui durata variava da uno a sei mesi, a seconda delle condizioni atmosferiche.