Lettere
28/03/2019

Commento alla lettera di Burioni et al.

Da lungo tempo E&P discute di vaccini: tra le molte iniziative, nel 2011 ha dato spazio alla discussione tra operatori sulle strategie per il raggiungimento dell’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita,1 nel 2014 ha ospitato il Calendario vaccinale predisposto dalle società scientifiche italiane,2 nel 2015 ha pubblicato un editoriale,3 a firma Demicheli, che a fronte della babele non sempre coerente di messaggi e comportamenti proveniente dai soggetti istituzionali attirava l’attenzione sul conseguente disorientamento della popolazione e sul crescere di dubbi e sospetti nei confronti delle pratiche vaccinali. «Non può stupire, in questo quadro, che la fiducia verso le vaccinazioni stia calando progressivamente» scriveva Demicheli, ma subito aggiungeva: «Un rimedio a tutto questo caos è possibile, ma richiede di ricostruire credibilità e fiducia nella sanità pubblica». E ricordava che il manuale per la comunicazione in campo vaccinale dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) indicava la strada: «massima coerenza nei comportamenti e nella comunicazione, maggiore trasparenza e capacità critica».
È questo invito a una maggiore trasparenza e capacità critica che E&P ha fatto proprio nelle sue scelte editoriali e che traspare nell’editoriale firmato dalla direzione sul cosiddetto decreto vaccini,4 nella scelta di pubblicare contributi di Donzelli et al. sugli aspetti più critici delle strategie vaccinali, nella pubblicazione della lettera di Valsecchi et al. che chiedeva di valutare con maggiore serenità i risultati della legge del Veneto sulla sospensione dell’obbligo vaccinale, e nella scelta di pubblicare, oggi, la lettera di Burioni et al.
A proposito di quest’ultima, sottolineiamo che gli operatori veneti, a differenza di quanto sostenuto da Burioni, non sostenevano l’efficacia della sospensione dell’obbligo, ma richiedevano di non liquidare quell’esperienza come un fallimento, dato che il calo delle coperture registrato in quella regione si è verificato dopo tre anni dalla sospensione e che lo stesso fenomeno si è osservato anche nel resto del Paese.
E&P ritiene che un tono di eccessiva contrapposizione tra presenza e assenza dell’obbligo costituisca una semplificazione e non porti a risultati costruttivi perché non aiuta a  comprendere i determinanti del successo o meno dell’offerta vaccinale. Come sostiene la filosofa del diritto Mariachiara Tallacchini nel contributo su «Vaccini, scienza e democrazia» che vi invitiamo a leggere a p. 11 di questo fascicolo, il dibattito non va impoverito, al contrario, occorre riconoscere la complessità dei fenomeni che abbiamo di fronte, e dare l’opportunità di argomentare in modo trasparente, imparando a trasformare le esperienze in fonte di ulteriori riflessione e apprendimento.

Bibliografia

  1. Epidemiol Prev 2011;35 (3-4):245.
  2. Epidemiol Prev 2014;38(6) Suppl 2:131-46.
  3. Epidemiol Prev 2015;39(1):7-9.
  4. Epidemiol Prev 2017;41(3-4):149-51.
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