Lettere
11/10/2016

Un esempio italiano di cattivo utilizzo dei risultati scientifici

Il 13.08.2016 Adnkronos ha fatto circolare un comunicato della Società italiana di igiene (SItI) a difesa dell’incenerimento dei rifiuti basata su sette verità. Al comunicato ha immediatamente aderito l’Istituto superiore di sanità (ISS).

La verità numero 3 della SItI afferma che lo studio epidemiologico Moniter nella Regione Emilia-Romagna (costato oltre 3 milioni di euro) «[…] una delle più sofisticate ricerche al mondo […] evidenzia chiaramente l’assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti (nda. inceneritori) ». In realtà, le conclusioni di Moniter, pur giudicando i risultati epidemiologici «complessivamente rassicuranti», segnalavano nelle popolazioni residenti intorno agli inceneritori eccessi di effetti indesiderati sulle gravidanze (nati pretermine e aborti spontanei). L’associazione è verosimilmente di natura causale. Moniter ha anche rilevato modesti eccessi, di discutibile natura causale, di linfomi intorno a un inceneritore di vecchia generazione. Data la responsabilità che a suo tempo ho avuto per Moniter, ho immediatamente sollecitato un errata corrige alla SItI, al Presidente dell’ISS e all’Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna. A tutt’oggi (08.09.2016), la mia richiesta non ha avuto successo.

Sulle conclusioni di Moniter, peraltro, la SItI nel proprio periodico di informazione igienistica del 27 agosto scorso ha attenuato il suo perentorio ottimismo: a Moniter non viene più riconosciuto il merito di «evidenziare chiaramente la mancanza di effetti», bensì quello di «non mettere in evidenza una coerente associazione tra livelli di inquinamento da inceneritori e mortalità o incidenza di tumori». La differenza è duplice: dalla dimostrazione di assenza di effetto si passa all’assenza di dimostrazione di effetto, e dalla totalità delle malattie note si passa alla sola patologia tumorale. Tuttavia, a mia conoscenza, il comunicato trasmesso attraverso Adnkronos, a diffusione ben maggiore del periodico della SItI (e tuttora reperibile in Internet), non è stato modificato.

Segnalo questo episodio come esempio italiano di cattivo utilizzo dei risultati scientifici, senza entrare nel merito della complessa questione dell’accettabilità o meno di ogni forma di incenerimento dei rifiuti e di quella, ugualmente complessa, della scelta tra incenerimento e deposito in discarica. Le scelte di politica sanitaria in tema di rifiuti richiedono un approccio multidisciplinare e non possono basarsi sui risultati di un solo studio. Non c’è motivo, tuttavia, per proporre ai responsabili di tali scelte una manipolazione dei risultati del principale studio italiano sui rischi sofferti da chi risiede intorno a un inceneritore.

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