Sulla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 25 giugno 2024 in merito all’Ilva di Taranto
La Sentenza del 25 giugno 2024 della Corte di Giustizia dell’Unione europea si basa sulla Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento) e ne conferma l’applicabilità all’impianto siderurgico di Taranto, ribadendo come concetti fondamentali:
- la nozione di inquinamento comprende i danni all’ambiente e alla salute umana;
- la valutazione dell’impatto sulla salute delle attività industriali inquinanti, come l’acciaieria Ilva di Taranto, deve costituire un atto interno alle procedure di rilascio e di riesame dell’autorizzazione all’esercizio;
- tutte le sostanze inquinanti imputabili all’impianto e scientificamente riconosciute come nocive per la salute devono essere considerate nelle procedure di valutazione;
- in caso di pericolo grave e significativo per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, l’esercizio dell’impianto deve essere sospeso.
La Sentenza mette in luce non solo elementi importanti sul piano dei principi, ma anche sul piano applicativo, molto utili per gli operatori del settore ambientale e sanitario, per gli amministratori locali, regionali e nazionali aperti e consapevoli e soprattutto per i cittadini e le comunità più esposte agli inquinanti riconosciuti come nocivi per la salute. Le valutazioni preventive di impatto ambientale sulla salute acquistano un nuovo valore come strumenti di valutazione e di autorizzazione delle attività produttive, in un’ottica di piena integrazione tra ambiente e salute.
La sentenza ribadisce con forza che il diritto alla tutela e alla prevenzione dell’ambiente e della salute è parte integrante della difesa dei diritti umani, soprattutto in zone sacrificate come Taranto e molti altri siti da bonificare, considerati dall’ONU «luoghi in cui i residenti subiscono conseguenze devastanti per la salute fisica e mentale e violazioni dei diritti umani»