La banca biologica del mesotelioma maligno di Alessandria
La funzione delle banche biologiche
Secondo le regole previste per la European biobank dell’Università di Maastricht, il termine di «banca biologica» (o biobanca) definisce «un’unità operativa che fornisce un servizio di conservazione e gestione del materiale biologico e dei relativi dati clinici, in accordo con un codice di buon utilizzo e di corretto comportamento e con ulteriori indirizzi forniti dai Comitati etici».1
Le banche biologiche nascono dall’esigenza di migliorare la diagnosi e la cura dei tumori mediante la caratterizzazione molecolare a livello genomico e proteomico del materiale biologico proveniente dal singolo paziente donatore. In tal modo è possibile raccogliere un’ampia serie di informazioni biologiche che riguardano il singolo paziente e che in maniera precisa e personale consentono di caratterizzare il singolo caso: ogni paziente sarà quindi corredato di una molteplicità di informazioni biologiche strettamente personali e che lo rendono «unico» e diverso da qualsiasi altro paziente. Tali informazioni biologiche seguono e sono comunque correlate sia alle indagini di laboratorio più tradizionali, come l’esame istologico che inquadra il caso secondo categorie morfologiche microscopiche ben definite, sia ai dati clinici che definiscono la storia, l’entità della malattia tumorale (cioè la stadiazione del tumore) e la prognosi del paziente. Il materiale biologico raccolto e studiato all’interno della banca biologica collega, quindi, i dati clinico-patologici del paziente con i dati ottenuti dalle analisi molecolari. Il materiale biologico consente di ottenere informazioni genetiche, cellulari e bioinformatiche da cui si possono avviare studi clinici innovativi e personalizzati, soprattutto per quelle neoplasie di difficile cura per le quali non si dispone ancora di una terapia efficace, come è il caso del mesotelioma maligno.
Mesotelioma: per combatterlo occorre conoscerlo
Il mesotelioma maligno (MM) è stato storicamente considerato un tumore raro, nonché rapidamente e costantemente letale e, in quanto tale, fino a 10-15 anni or sono la sua patobiologia e il suo trattamento hanno ricevuto una limitata attenzione da parte della comunità medica. Un trattamento ottimale non è stato fino a oggi chiaramente definito e, nonostante varie recenti linee guida,2-5 i pazienti sono tuttora curati con una varietà di approcci singoli o combinati (chirurgia, radio-chemio- e immunoterapia),6 con risultati per lo più scarsi e poco soddisfacenti e con una sopravvivenza media di poco più di 9 mesi.7
Nell’ultimo decennio il miglioramento delle conoscenze della biologia del MM ha permesso di abbandonare lo scetticismo e l’empirismo dell’approccio terapeutico che ha per anni accompagnato i pazienti con mesotelioma maligno della pleura (MPM). L’acquisizione in questi ultimi anni di una crescente mole di dati biomolecolari sulle alterazioni dei pathway di segnalazione nelle cellule di MM ha rappresentato il razionale per lo sviluppo di molecole antitumorali inibitrici di EGFR, di PDGF-R, del pathway di VEGF, dell’istone deacetilasi, del proteasoma e di mTOR.8
Molta ricerca sperimentale e clinica deve essere però ancora condotta per assicurare una prevenzione valida, una diagnosi più precoce e un trattamento più efficace del MM. All’uopo è di importanza fondamentale che sia stabilita una banca di dati clinici per capire la storia naturale della malattia, per valutare meglio i benefici dei vari metodi attuali di trattamento e per valutare e provare l’efficacia delle future nuove terapie.
Inoltre, una raccolta contestuale di campioni biologici (tessuti, sangue e liquido di versamento) è inestimabile nella conoscenza della biopatologia del MM per una più razionale programmazione dei nuovi trattamenti. La ricerca scientifica sul MM dipenderà sempre più dalla disponibilità di campioni di sangue, di cellule e di tessuto ottenuti dai pazienti con questa neoplasia. Specificamente, i progetti di ricerca richiedono spesso campioni sequenziali di sangue e/o di siero dei pazienti neoplastici nel corso della loro malattia così come campioni di tessuto tumorale ottenuti al momento della diagnosi o della terapia chirurgica.
Con un appropriato accesso a questi campioni biologici, i progetti di ricerca scientifica potranno cercare di identificare nuovi metodi di trattamento del MM e testare nuove molecole capaci di interferire con le vie biologiche di crescita e di morte delle cellule neoplastiche.
1989: si avvia la raccolta dei campioni biologici
In Piemonte, la provincia di Alessandria e, in particolare, l’area di Casale Monferrato, continuano a presentare la più elevata incidenza di MM, in entrambi i sessi e sia per la pleura sia per il peritoneo non si è osservata alcuna flessione nella comparsa di casi tra il 1980 e il 1995 e neppure negli anni successivi fino al 2002.9,10 A questa elevata incidenza contribuiscono ormai in prevalenza (2/3) casi dovuti all’esposizione ambientale; i tassi di incidenza (per 100.000 abitanti) del MM sono nella popolazione residente in Casale Monferrato rispettivamente di 11,4 tra gli uomini e di 7,3 tra le donne, mentre, per confronto, il Registro tumori della Lombardia riporta tassi di incidenza nella popolazione generale rispettivamente di 1,0 tra gli uomini e di 0,3 tra le donne.
A partire dal 1989 è sorta, in modo spontaneo ma già sufficientemente sistematizzato, una raccolta di campioni biologici (soprattutto biopsie tessutali e liquidi di versamento pleurico) di MM presso la Struttura complessa di Anatomia e istologia patologica dell’Ospedale SS. Antonio e Biagio di Alessandria. Qui da anni il MM era già oggetto di studi sperimentali e clinico-patologici, e inoltre presso la stessa struttura nei primi anni Ottanta aveva avuto sede un Registro ospedaliero nazionale del MM curato dall’allora direttore A. Donna, che a fine anni Settanta era stato anche tra i membri fondatori del panel mesoteliomi della Comunità europea (CEC Mesothelioma panel). Questa attività di raccolta, approvata dal locale Comitato etico aziendale nel gennaio 2005, si è andata vieppiù ampliando e strutturando nel tempo, soprattutto grazie all’instaurarsi di una assidua e fruttuosa collaborazione con le unità di pneumologia (Dr. E. Piccolini) e di oncologia (Dr. M. Botta) dell’Ospedale S. Spirito di Casale Monferrato, che sistematicamente forniscono i campioni biologici di ogni paziente con nuova diagnosi di MM.
La biobanca raccoglie e conserva, seppur in modo non sistematico, anche campioni biologici di patologia pleurica infiammatoria e neoplastica metastatica. Tutti i campioni al momento del loro inserimento nella biobanca sono resi anonimi e sono identificati esclusivamente attraverso uno specifico codice. Associato alla biobanca è stato costruito un database che raccoglie le informazioni base riguardanti il quadro clinico-patologico dei pazienti/donatori. L’accesso ai dati personali di questi, protetto da password, è riservato esclusivamente ai curatori della biobanca. L’attività della biobanca si è sempre svolta nel rispetto completo della dignità, dei diritti e della libertà della persona in conformità a quanto enunciato dalla legge per il trattamento dei dati personali e la tutela della riservatezza (DLgs 196/2003), dalla Direttiva 2004/23/CE (31 marzo 2004), dalla Convenzione di Oviedo (4 aprile 1997) e, non ultimo, delle «Linee guida per l’istituzione e l’accreditamento delle biobanche» emanate a cura del Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie (Presidenza Consiglio dei ministri, 19 aprile 2006). Sono stati così sempre garantiti tutti quegli imprescindibili aspetti etici e giuridici che sono:
- tutela della riservatezza;
- identificazione del campione (rintracciabilità) e anonimato;
- proprietà del materiale biologico e divieto di commercializzazione;
- informativa e consenso,
- accesso e controllo dell’interessato sulle proprie informazioni.
Ora la biobanca di Alessandria è Centro di riferimento regionale
Contestualmente a quanto sopra, la Regione Piemonte ha preso atto della problematica socio-sanitaria/ambientale venutasi a creare nella Provincia di Alessandria, e più in particolare nel territorio casalese, legata al pesante inquinamento da amianto e alle conseguenti patologie, soprattutto rappresentate dal MM, di cui sopra sono stati riferiti i dati, e ha istituito il Centro regionale per la ricerca, sorveglianza e prevenzione dei rischi da amianto (DGR n. 80-6707 del 3 agosto 2007) con sede presso l’ASL 21 di Casale Monferrato (oggi ASL AL).
Successivamente (DGR n. 5-11258 del 23 aprile 2009) la Regione ha attribuito all’Azienda ospedaliera di Alessandria la funzione di Centro di riferimento regionale per la raccolta di dati biologico-clinici e di materiale biologico presso la Struttura complessa di Anatomia patologica, sede della Banca biologica del MM. Con questo atto la Regione ha stabilito che alla suddetta banca biologica siano attribuiti i seguenti obiettivi:
- mantenimento di una banca biologica con relativo registro dei pazienti con MM con il contributo primario dell’ASL 21 di Casale Monferrato (oggi ASL AL) ma anche di tutte le ASR regionali;
- mantenimento di un registro dei dati biologico-clinici e del materiale biologico come risorse per la comunità scientifica;
- continuazione e potenziamento degli studi pre-clinici e clinici già avviati e indirizzati alla diagnosi e cura dei pazienti con MM.
La Regione ha altresì stabilito che la banca biologica del MM opera a supporto e in sinergia con il Centro regionale amianto. La Regione ha previsto che gli utilizzatori dei biomateriali potranno richiederli ai curatori della banca, descrivendo brevemente il progetto di ricerca e le sue finalità. Le richieste verranno valutate da un apposito comitato tecnico, la cui composizione è in corso di definizione, e che accorderà l’invio sulla base del giustificato utilizzo scientifico. Per valorizzare la funzione di Centro di riferimento regionale attribuita dalla Regione sarà necessario ottenere la massima partecipazione all’attività di raccolta dei biomateriali da parte delle istituzioni ospedaliere regionali, in particolare delle strutture di Anatomia patologica, alle quali è già stato illustrato il progetto. A tal fine si sta contemplando la possibilità di dotare la biobanca di un sito web, che potrebbe rappresentare uno strumento di informazione aggiornato e di facile reperimento per chiunque (operatore sanitario, ricercatore scientifico, paziente con MM e/o suo familiare, popolazione) voglia conoscere l’attività della biobanca e nel contempo consentirebbe di dare visibilità ai risultati ottenuti allo scopo di rendere trasparente e manifesta l’utilità della stessa.
Dall’attività della banca biologica potranno derivare:
- una migliore conoscenza della patogenesi e della biologia molecolare del MM;
- un consolidamento del ruolo dell’istituzione sanitaria pubblica nella promozione e tutela della salute;
- una maggiore percezione di qualità e innovazione scientifica in ambito socio-sanitario da parte della popolazione in una delle aree nazionali a maggior rischio di tumori da amianto;
- un aumento nella popolazione della consapevolezza del valore della donazione, grazie all’istituto del consenso informato all’utilizzo del materiale biologico, che garantisce non solo l’uso etico del materiale ma, più in generale, l’etica dell’organizzazione, con conseguente promozione della fiducia dei cittadini.
Ringraziamenti: a conclusione di questa presentazione della banca biologica del MM occorre doverosamente riconoscere il contributo che alla sua attività hanno dato: la delegazione casalese della Lega italiana per la lotta contro i tumori, che si è finora fatta carico dell’onere materiale ed economico del trasporto dei campioni biologici dall’Ospedale di Casale Monferrato all’Azienda ospedaliera di Alessandria, e più recentemente, la Fondazione Buzzi Unicem di Casale Monferrato, che ha reso possibile l’adeguamento tecnologico della biobanca stessa alle più aggiornate esigenze in tema di crioconservazione dei campioni biologici.
Conflitti di interesse: nessuno
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