Bimbi immunodepressi e compagni di scuola non vaccinati: quanto è grande il problema?
Un argomento ricorrente nel dibattito sull’obbligo vaccinale, invocato da medici, politici e cittadini/genitori, è la necessità di tutelare il diritto dei bambini immunodepressi a frequentare asilo nido e tutti i livelli scolastici senza gravi rischi. Informazioni basate sui dati possono molto ridimensionare timori eccessivi e risposte emotive poco razionali.
Questo intervento presenta una serie di ragioni per ricollocare il problema della frequenza scolastica dei bambini immunodepressi in una prospettiva più equilibrata in termini sia di rischio assoluto sia di rischio relativo rispetto ad altre comuni circostanze che comportano rischi comparativi ben maggiori rispetto alle malattie prevenibili da vaccino. L’intera comunità, i soggetti immunodepressi e chi li assiste vanno educati a fronteggiare ogni giorno queste circostanze, con misure e comportamenti in larga parte attuabili da persone motivate e informate in modo adeguato.
Anche i medici, a partire da quelli di sanità pubblica, sono chiamati alla responsabilità di informare in modo equilibrato e di educare ad attuare le tante azioni di efficacia provata in grado di proteggere la salute, anche dalle malattie infettive e dalle loro complicazioni, con un impegno proporzionato al potenziale delle misure già disponibili.