Signora immunità, dolce chimera sei tu ...
L'hanno chiamata "herd immunity" che tradotto fa immunità di gregge e così si capisce che il concetto nasce in ambito prevalentemente veterinario anche se, guardando i comportamenti durante questa epidemia di COVID-19, non sarebbe del tutto inappropriato definirci tutti dei pecoroni!
In effetti tendiamo spesso a fare gregge e, come altre specie animali, non amiamo rimanere isolati. E questa epidemia, come molte altre, si diffonde principalmente con contagi diretti da persona a persona, anche se il contagio può avvenire attraverso la dispersione del virus nell’aria, soprattutto in ambienti chiusi, o attraverso il supporto di superfici su cui si è collocato.
Di immunità di gregge si è iniziato a parlare sui media quando Boris Johnson, a marzo 2020, ha dichiarato che la Gran Bretagna non avrebbe attivato, come invece poi fece, misure rigide di contenimento dell'epidemia, perché era meglio lasciarla sviluppare in modo da raggiungere l'immunità di gregge. Allora le obiezioni erano rivolte più al cinismo di sacrificare comunque i più deboli, come gli anziani, che all'effettiva possibilità di raggiungere un'immunità di gregge.
All'inizio si parlava di una percentuale di immuni (guariti o vaccinati) del 70% e adesso vari "esperti", come Sir Andrew Pollard, direttore dell'Oxford Vaccine Group, affermano che non è più possibile raggiungerla. Fabrizio Pregliasco, per esempio, dice che non basta più l'80% dei vaccinati, ma ne occorrerebbe almeno l’88%. Altri han dato i loro numeri, altri ancora hanno detto “chissà, difficile dirlo”.
Forse è bene chiarire il concetto: innanzitutto, in senso teorico, sin quando ci sarà un soggetto che può essere contagiato e un soggetto che può contagiarlo, sino allora non si può dire che l'epidemia sia finita. Lo possiamo oggi dire, per esempio, per la poliomielite e per il vaiolo, ma non per altre malattie infettive, anche se per queste si potrebbe ritenere che esista l'immunità di gregge. In tal senso il concetto di immunità di gregge è un concetto probabilistico e si verifica quando la probabilità di contagio è così bassa da ridurre quasi del tutto i soggetti contagiati in grado di contagiare.
Considerando la sola modalità di contagio costituita dai droplet, cioè dalle goccioline infette emesse con il respiro, la frequenza dei contagi dipende da diversi elementi: la contagiosità del virus, la densità dei contatti tra persone, le modalità con cui si svolgono i contatti e le precauzioni assunte, la percentuale di popolazione suscettibile a essere contagiata.
Nel mese di agosto i contagi sono stati relativamente stabili e la media giornaliera si è posizionata su poco più di 6.000 contagi. Ciò significa che in questa situazione specifica, con questa frequenza di contatti tra le persone, con queste misure di contenimento, con queste precauzioni delle persone, ogni contagiato ha mediatamente prodotto un contagio prescindendo dalla sintomaticità e dalla gravità.
A fine agosto i vaccinati sono stati il 60,8% e purtroppo, come si vede in figura, il numero dei vaccinati che hanno concluso il ciclo aumentano sempre di meno. A fine agosto le prime somministrazioni erano poco più di 100.000 al giorno e le somministrazioni che completavano il ciclo poco meno di 150.000.
Data | Vaccini completati | Copertura (%) |
1 agosto 2021 | 31.766.914 | 52,6 |
15 agosto 2021 | 34.555.871 | 57,3 |
31 agosto 2021 | 36.682.329 | 60,8 |
Non tutti i vaccinati, però, non sono suscettibili al contagio, e si stima infatti che circa un quinto possa infettarsi anche se con molto meno pericolo di sviluppare una malattia seria.
Del 60,8% di vaccinati completi, quindi, potrebbe esserci un 12,2% a rischio di contagio, quindi i non suscettibili sarebbero il 48,6%, cui però si devono aggiungere anche una quota di coloro che hanno ricevuto solo una dose. Non si dovrebbe fare un errore grossolano: considerare oggi suscettibile il 50% della popolazione comprendendo in questa anche i minori di 12 anni per i quali non è per il momento prevista la vaccinazione.
L'indice di riproduzione della diagnosi di positività è oggi praticamente vicino a 1, e quindi se i suscettibili non fossero il 50% ma tutta la popolazione completa, si potrebbe ipotizzare che l'indice di riproduzione valga due, in quanto si raddoppierebbe la probabilità che un contatto potenzialmente contagiante avvenga con una persona suscettibile a essere contagiata.
Se ogni settimana continuasse a vaccinarsi circa un milione o mezzo milione di persone (anche i minori di 12 anni), potremmo allora calcolare cosa accadrebbe se si mantenessero costanti sia la contagiosità del virus sia la frequenza di contatto tra le persone sia il livello attuale di precauzione nei comportamenti.
Con un milione di nuove vaccinazioni alla settimana arriveremmo, almeno teoricamente, a zero contagi il 19 gennaio, mentre con mezzo milione di nuove vaccinazioni alla settimana arriveremmo a zero contagi il 30 marzo.
Si faccia però attenzione che questi calcoli sono del tutto teorici, in quanto ipotizzano che tutto il territorio italiano sia omogeneo per tutte le variabili sopra elencate e soprattutto assumono che la popolazione sia isolata dal contesto internazionale, che invece potrebbe riavviare la catena epidemica introducendo il virus da fuori confine.
Che considerazioni si possono fare? Innanzitutto, che è necessario che il numero dei vaccinati continui a incrementare e possibilmente anche con più di 150.000 vaccinati al giorno, ma temiamo che questo sarà difficile ottenerlo e ci si dovrà quindi impegnare il più possibile non tanto per far cambiare idea ai no-vax, ma per rassicurare sia i paurosi sia i dubbiosi.
È poi importante che le condizioni che facilitano i contatti rimangano almeno come le attuali e non si perdano quindi le precauzioni, già scarse, attualmente presenti. Rimangono comunque due incognite: la prima è l'andamento della contagiosità del virus e delle sue eventuali varianti, la seconda è la durata dell'efficacia delle due dosi del vaccino ed eventualmente anche della terza. Sarà molto importante, poi, controllare localmente il sorgere di sporadici focolai che potremmo classificare come atipici e che potrebbero far sparpagliare il virus cambiando le carte in tavola. Il modello qui presentato potrebbe essere usato per confrontare il reale andamento dei contagi e se questi si discostano da quelli qui ipotizzati sarà allora necessario chiedersene le ragioni.
«ma fra le tante tu sola, Signora illusione, ci dai la gioia d'amar senza parlar. Illusione dolce chimera sei tu», come cantavano Aurelio Fierro, Luciano Tajoli e Claudio Villa.