Sarà come un'influenza... ma durerà per tutto l'anno?
La WHO ha comunicato che il Covid ormai è come una influenza, ma ci chiediamo se sarà come l'influenza che si diffonde per qualche settimana, più o meno a lungo, durante l'inverno, oppure se il Covid ce l'avremo costantemente tra di noi tutto l'anno, da gennaio a dicembre e per quanti anni ancora?
Guardando i dati dell'ultima settimana, dal 10 al 16 marzo 2023. La buona notizia è che tra i pazienti ricoverati i positivi sono decisamente diminuiti. Sappiamo però che molti, anche se positivi, si sono ricoverati non per il Covid ma per altri motivi e quindi vorremmo avere non solo il numero assoluto ma anche la percentuale dei positivi tra i ricoverati. La diminuzione invece non la si osserva tra i deceduti, che per fortuna non sono moltissimi, ma la media giornaliera dei positivi tra i deceduti sembra rimanere costante.
Per quanto riguarda invece i contagi, almeno quelli ufficialmente notificati che sono certamente solo una parte di tutti i contagi avvenuti, l'andamento sembra assolutamente costante.
Qualche giorno sono in più della settimana precedente, qualche giorno in meno come si vede sovrapponendo i grafici sfalsati di una settimana, e questa oscillazione la si vede bene ancor meglio osservando l'indice RDt che supera l'unità per poi flettere nuovamente.
Peraltro la percentuale di positivi ricoverati è rimasta da inizio anno praticamente costante rispetto al totale dei positivi prevalenti e lo stesso si può dire per la percentuale giornaliera dei deceduti, sempre rispetto al totale dei positivi prevalenti.
Questo per quanto riguarda l'intero paese, mentre la situazione tra le regioni appare diversificata. In alcune infatti, rispetto alla settimana precedente, i contagi notificati diminuiscono mentre in altre, invece, crescono. Le regioni in cui crescono sono la metà e si osservi in particolare Lombardia, Abruzzi e Friuli in cui i casi sono aumentati sempre negli ultimi quattro giorni.
Peraltro, se si calcolano le percentuali di prevalenti ricoverati e deceduti, si osserva una variabilità esagerata tra le regioni che fa sospettare differenze di completezza nella raccolta delle nortifiche oltre probabilmente ad altri fattori di variazioni come le differenti strutture per età e i differenti comportamenti assistenziali. Queste differenze suggeriscono di limitare i confronti tra le regioni agli indicatori di andamento come appunto è l'indice RDt di replicazione diagnostica qui rappresentato.
Che dire allora per concludere? Che forse il Covid "non ci spaventa più", e la sua aggressività si è certamente di molto ridimensionata. Però ci sono ancora ogni giorno quasi costantemente 150.000 positivi registrati come tali, e forse i positivi reali sono anche il doppio, i nuovi casi notificati in media sono quasi 3.500 ogni giorno, negli ospedali ci sono poco meno di 3.000 letti occupati da pazienti positivi e tra i deceduti circa 30 sono quelli contagiati dal virus.
Finirà questa situazione o continuerà così ancora per molto? Speriamo soprattutto che il virus non ci faccia lo scherzo di diventare più contagioso e più aggressivo! L'importante quindi è mantenere bassa la suscettibilità dell'intera popolazione, anche se forse pochi adesso avranno la voglia di rivaccinarsi! Meglio invece incominciare a pensarci e programmare politiche efficaci di prevenzione.