La negatività del tasso di positività
Ogni sera i telegiornali danno oltre al numero di nuovi contagi e dei deceduti anche quello che chiamano "tasso di positività" che calcolano come percentuale dei test con tampone che hanno dato esito positivo. Implicitamente interpretano questo "tasso di positività" come una misura della intensità della diffusione dei contagi.
La prima critica, molto marginale, è sull'uso del termine "tasso" che è un uso improprio: si dovrebbe usare tasso solo come misura della variazione di una grandezza nel tempo anche se ormai spesso nel gergo si usa il termine tasso anche come misura del rapporto di due grandezze e quindi anche come sinonimo di percentuale. Sarebbe quindi semmai più corretto chiamarlo indice di positività o percentuale di positività; ma non è questo il problema!
Il problema è invece che la percentuale di tamponi positivi non è una misura corretta della contagiosità del momento perché è influenzata da numerosi confondimenti: Vediamo qui di seguito i trend delle frequenze dei tamponi e dei contagi e del loro rapporto:
E se esaminiamo così i trend dal febbraio 2020 al settembre 2021 sembra in effetti che siano andamenti molto diversi e quindi che sia corretto calcolarne ed interpretarne il rapporto.
Un modo per meglio confrontare però le diverse grandezze potrebbe essere quella di normalizzare le loro scale di valore dividendo ciascuna serie per la media globale della serie stessa ed otterremmo il grafico seguente:
e forse può essere utile concentrarsi su un particolare del grafico, quello dall'inizio del febbraio 2021 all'inizio di settembre 2021:
In questi sette mesi del 2021 appare evidente come l'andamento dell'indice di positività sia praticamente "parallelo" all'andamento della frequenza dei tamponi mentre l'incidenza dei contagi abbia un trend differente. Se i test con tamponi fossero eseguiti su campioni di popolazione statisticamente significativi, allora sicuramente l'indice di positività sarebbe una misura importante, anzi la più importante, perché darebbe la misura reale della prevalenza di soggetti positivi, e se fosse ripetuto a breve sullo stesso campione si avrebbe anche la misura dell'incidenza.
Si deve però considerare che i tamponi sono utilizzati per diverse ragioni e principalmente possono esserlo sia per confermare o per escludere un dubbio diagnostico dovuto alla presenza di sintomi o al contatto con un soggetto positivo, sia per valutare l'avvenuta negativizzazione di un soggetto contagiato, sia semplicemente per ottenere un qualche "salvacondotto di negatività".
Se si esaminano le frequenze per giorni della settimana ci si accorge che l'andamento delle frequenze di tamponi è simile a quello delle frequenze di contagi:
Si consideri che le frequenze devono considerarsi come eventi del giorno precedente e quindi le frequenze pubblicate la domenica sono quelle del sabato e quelle pubblicate il lunedì sono quelle della domenica. Ciò fa ipotizzare che i tamponi fatti di sabato e domenica siano prevalentemente di più per conferme diagnostiche in quanto molti dei laboratori dove ci si rivolge per "tamponi per lasciapassare" non sono aperti durante il week end, ed infatti è il giorno con maggiore percentuale di positivi in quanto, si può ritenere, che i test siano fatti maggiormente per conferma diagnostica.
Si può poi vedere che ad esempio da quando è entrato in vigore l'obbligo del Green Pass sono aumentati i tamponi, utilizzabili per ottenerli anche senza essere vaccinati, mentre diminuiscono i casi positivi e quindi l'indice di positività viene così condizionato contemporaneamente da fattori differenti che poco hanno a che fare con la stima della diffusione del virus.
Che fare allora? o si è in grado di classificare i tamponi a secondo delle motivazioni che li hanno portati a richiederli o si evita di usare un indice che dice poco e che anzi può portare ad immagini distorte della situazione.
La Protezione Civile per un certo periodo pubblicava nel file quotidiano le frequenze dei tamponi distinte a seconda che fossero stati effettuati, secondo la dicitura della tabella, per conferma diagnostica o per screening; probabilmente si è smesso di rilasciare questo dato per la non buona qualità dello stesso, ma allora meglio abbandonare di parlare di tasso di positività e concentrarsi sugli altri indici più correttamente informativi.
C'è insomma da sperare che non si dica più ogni lunedì che è aumentata la positività per poi dire il martedì che è diminuita.