L'epidemia nei primi 150 giorni del 2021
Ci sono dei buoni segnali che ci permettono di sperare che l'epidemia stia perdendo di aggressività anche se ci sono seri motivi per pensare che passerà ancora molto tempo prima che il Covid-19 finalmente sparisca dal pianeta. Certamente il vaccino sta dando una mano importante alla riduzione dei contagi, come anche hanno contribuito a fare tutte le misure di contenimento stabilite dal Governo e adottate dalla popolazione. La "Spagnola" che iniziò negli USA a inizio 1918, e in Europa poi a maggio, praticamente terminò a fine primavera 1920 e gli studiosi non concordano su ciò che ne determinò la fine. C’è chi dice che è stato il raggiungimento dell’immunità di gregge e chi invece è più propenso a ritenere che fu la mutazione del virus diventato meno contagioso. In ogni caso si segnalarono nei mesi successivi vari focolai influenzali, probabilmente strascichi dell'epidemia precedente.
Ma adesso che siamo alle soglie dell'estate, che l'anno scorso ha coinciso con la quasi completa remissione dei contagi, possiamo pensare realmente che l'epidemia stia finendo almeno nei suoi numeri importanti? E cosa è avvenuto in questi primi 150 giorni del 2021? Le medie giornaliere ci danno 14.354 nuovi contagiati al giorno con un minimo di 2.490 ed un massimo di 26.824, 169 ricoverati entrati ogni giorno in terapia intensiva (da 48 a 324) e 350 decessi (da 72 a 649); se si vogliono i totali del periodo è ovviamente sufficiente moltiplicare le medie per 150 giorni.
E' anche di interesse ragionare in termini di prevalenze, cioè dei soggetti che contemporaneamente, ogni giorno, si trovano nella stessa situazione: i positivi sono stati in media 469.698, i ricoverati (in tutti i reparti) 23.010 e di questi nelle sole terapie intensive 2.629, quindi tre milioni e mezzo di giornate di ricovero di cui cento trenta mila in terapia intensiva, e settanta milioni e mezzo di giornate di malattia! Sicuramente cifre che fanno impressione e che danno la misura del dramma che è stata sinora la pandemia in Italia e in molti paesi stranieri è stato ancor peggio.
Ma pensando al futuro è importante vedere come è stato l'andamento degli eventi connessi all'epidemia in queste prime 150 giornate del 2021. Nel grafico di figura 1 sono state riportate le medie mobili a sette giorni dei valori pubblicati dal Ministero Salute/ Protezione Civile divise per la media generale dei 150 giorni per renderle paragonabili tra loro.
È innanzi tutto evidente che i trend dei diversi indicatori sono tra di loro molto associati e si notano distintamente tre fasi: la fase decrescente terminale della cosi detta seconda ondata durante il mese di gennaio, la fase crescente della terza ondata fa febbraio a metà marzo e la più recente fase calante ancora in atto.
Le linee tratteggiate rappresentano le prevalenze mentre le linee continue sono le incidenze degli stessi eventi: si può osservare che tra i massimi delle distribuzioni delle incidenze e quelle delle prevalenze vi sono circa due settimane di differenza che è quindi all'incirca la stima della durata dell'evento (prevalenza = incidenza x durata). Anche tra i massimi dell'incidenza dei contagi e dei decessi vi sono circa due settimane di differenza e questo giustifica la nostra scelta presentata nel report di MADE di stimare la letalità dividendo il numero dei decessi per il numero dei contagi diagnosticati 13 giorni prima. Notiamo invece che nell’ultimo periodo le due curve tendono a sovrapporsi a seguito del decremento regolare dei nuovi casi.
Sono invece quasi coincidenti la linea delle incidenze dei contagi e quella degli ingressi in terapia intensiva e hanno lo stesso andamento le linee delle prevalenze dei positivi e quella dei ricoverati in ospedale: tutto ciò permette di supporre che la gravità della malattia e le modalità assistenziali non si siano sensibilmente modificate durante questi cinque primi mersi del 2021.
Un punto importante che si vorrebbe approfondire è quello relativo ai fattori che possono aver fatto aumentare i contagi ad inizio febbraio ed invece prodotto l'importante flessione iniziata a metà marzo. I fattori potrebbero essere raggruppati in tre classi: a) contagiosità del virus e delle sue mutazioni, b) regole collettive di contenimento dei contatti e comportamenti individuali, c) suscettibilità della popolazione in diminuzione per contagi pregressi e per inoculazione di vaccini.
Se agli ultimi due gruppi di fattori si può senza dubbi attribuire, pur non sapendo con quale rispettiva importanza, la flessione a partire da metà marzo, per la crescita da inizio febbraio c'è chi pensa sia dovuta all'estendersi della mutazione del virus chiamata "inglese", mentre noi sospettiamo che abbia avuto un ruolo dominante l'imprudenza di aver anticipato il "giallo" quando l'epidemia invece dava dei primi segnali di nuovo aumento che noi monitoravamo con l'RDt calcolato con il sistema MADE, mentre l'indice Rt usato dal Ministero ancora non lo diceva. In questi giorni di fine maggio sta succedendo qualcosa di simile; infatti l'indice RDt dal 18 maggio è ogni giorno in leggera crescita mentre il Ministero afferma che l'indice Rt è in continua diminuzione. Speriamo, come è probabile, che questa volta ciò sia solo un segno della diminuzione della velocità di rallentamento e nient'altro. Tutti infatti speriamo e confidiamo che finalmente si riesca ad "uscire dal tunnel".
P.S.: La Redazione di MADE (M.T. Giraudo, M.Falcone e C.Cislaghi) vi invitano a inviare a MADE in Blog i vostri interventi a commento di questo o di altri post già pubblicati ovvero a mandare un vostro intervento originale bassato su analisi effettuate utilizzando il sistema MADE.