Il saliscendi per età delle diagnosi di positività Covid
Nei primi due anni della pandemia da Sars-Cov-2 la distribuzione per età delle frequenze delle diagnosi di positività è stata abbastanza costante come mostrano i grafici relativi al 2020 e al 2021:
Nel 2021, secondo la tabella per età dell'ISS costruita sul flusso dei dati individuali, i contagi sono stati quasi il doppio di quelli del 2020, cioè 3.893.108 nel 2021 contro i 2.073.235 del 2020. Secondo i dati riportati dalla Protezione Civile e ricavati dal flusso di dati aggregati, nel 2020 sono stati 2.107.166 e nel 2021 4.018.517. Le differenze non credo possano influenzare le distribuzioni delle percentuali per classe di età che non ha mostrato importanti differenze.
Durante il 2022, invece, le distribuzioni per età delle diagnosi mensili si sono differenziate molto come si può vedere in questi due grafici relativi alle diagnosi di positività del mese di gennaio e di novembre 2022:
Sono molto diminuite le nuove diagnosi di positività notificate: secondo la tabella dell'ISS sono state 4.347.308 a gennaio e 839.856 a novembre e invece, secondo i dati aggregati pubblicati dalla Protezione Civile, sarebbero state 4.688.840 a gennaio e 893.188 a novembre.
A novembre, rispetto a gennaio, sono percentualmente diminuite sensibilmente le diagnosi nei più giovani ed aumentate negli anziani. Si osservi che la diminuzione delle percentuali delle diagnosi per età nel 2022 è stata progressiva di mese in mese sino all'età di 50 anni mentre, viceversa, dai 50 anni in su sono progressivamente aumentate.
Come interpretare questa variazione nelle strutture per età? E' probabile che buona parte sia dovuta alle diverse situazioni in cui si sono verificati i contagi: alla fine del 2021 è probabile che molti contagi si siano creati durante le vacanze natalizie e ancora che molte diagnosi di asintomatici siano state eseguite durante l'effettuazione di tamponi richiesti per controllo, vuoi di chi non aveva il Green Pass, vuoi di chi doveva svolgere diverse attività, come ad esempio un viaggio aereo.
E' quindi interessante cercare di valutare quale sia stato lo "stato clinico" dei contagiati, e lo si può fare analizzando i dati forniti dall'Istituto Superiore di Sanità che fornisce per ogni giornata una tabella "caso_clinico" di cui così viene descritto il contenuto:
"Numero totale casi con malattia ancora in corso e con esito finale ancora non definito dall'inizio dell'epidemia, differenziati per sintomatologia più recente, per sesso e per fascia d'età aggiornati alla data riportata in iss_date"
Sembrerebbe trattarsi dei dati di prevalenza puntuale dei contagiati anche se, In realtà, i totali giornalieri di questa tabella differiscono parecchio dai dati forniti dalla Protezione Civile: il 1° di gennaio 2022 la tabella dell'ISS da 734.473 soggetti mentre il file della protezione Civile ne da 1.021.793, ed invece il 1° dicembre 2022 per la tabella dell'ISS sono 1.236.767 e per il file della Protezione Civile 507.169. Quali siano i motivi delle differenze non ci è del tutto chiaro ma si deve considerare che l'ISS comunica i dati ricavati dai record individuali di ciascun positivo, record che viene via via aggiornato quando lo stato clinico cambia, mentre per la Protezione Civile, che si basa sui dati aggregati, la prevalenza di positivi è data dalla somma dei casi precedenti meno i casi cosiddetti "dimessi e guariti" e meno i deceduti.
Pur essendoci queste importanti differenze tra le fonti, si ritiene che rimanga interessante esaminare alle due date del 1° gennaio e del 1° dicembre 2022 qual fosse la percentuale dei casi asintomatici per classe di età. Questi erano tra il 50% ed il 60% del totale al 1° gennaio e dal 70% all'80% al 1° dicembre, con poche variazioni per classe di età. E' da considerare che i dati relativi al 1° dicembre, rilasciati il 4 dicembre, non hanno ancora ricevuto gli eventuali aggiornamenti per le variazioni dello stato clinico subentrate dopo la diagnosi, ed infatti, a dimostrazione, sono molti di più a gennaio i soggetti in stato severo o critico, stati che si manifestano dopo settimane dalla diagnosi.
Per cercare di interpretare le variazioni degli stati clinici, si possono calcolare, da gennaio in avanti con i dati della Protezione Civile, le percentuali di prevalenti ricoverati in area medica ed in area critica, e si osservano questi andamenti:
La diminuzione della % di ricoverati in area critica potrebbe essere interpretata come effetto benefico delle vaccinazioni e della dose booster in particolare. La crescita invece da ottobre dei ricoverati in area medica si può pensare dipenda forse anche dalla crescita stagionale dei ricoveri per diverse cause e quindi anche dei ricoveri dei soggetti positivi. Forse potrebbe più facilmente essere determinata da una aumentata sottostima dei prevalenti positivi dovuta al diffondersi di diagnosi non notificate ai Servizi Sanitari Regionali. Non pare invece plausibile un aumento dovuto ad esiti più gravi nei soggetti contagiati.
Sembra allora potersi ritenere che le diagnosi non notificate potrebbero essere più frequenti nei soggetti più giovani che intendono così sottrarsi ai controlli seppur, speriamo, mantenendo un comportamento di corretto isolamento. Provando a stimare quante potrebbero essere queste notifiche non effettuate potremmo introdurre due ipotesi azzardate seppur non impossibili, e cioè che tra i maggiori di 50 anni tutte le diagnosi siano state notificate ec he la percentuale di diagnosi dei soggetti minori di 50 anni in realtà sia sempre uguale a quella di gennaio. Se questo "gioco" non si discostasse troppo dalla realtà, allora arriveremmo a stimare che nei minori di 50 anni vengono notificate a novembre solo una diagnosi su tre e quindi ci sarebbero stati 839.806 contagi in più di quelli notificati.
Non possiamo certo essere sicuri che questa stima ricostruisca la reale circolazione attuale del virus nella popolazione, ma certamente ci suggerisce che la realtà dovrebbe essere un po' diversa da quella ricavata dai dati ufficiali e quindi sarebbe molto utile che venissero eseguite delle indagini campionarie in grado di stimare qual è oggi la percentuale di diagnosi non notificate come ad esempio viene fatto dall'Office for National Statistics inglese che riesce così a stimare l'incidenza. Sarebbe anche molta opportuna una seconda indagine, forse meno agevole, per determinare la percentuale effettiva degli asintomatici inconsapevoli di esserlo, e che potrebbe essere eseguita nelle situazioni dove vengono eseguiti dei test an che a persone che si considerano non contagiate, come ad esempio può succedere nelle accettazioni ospedaliere di pazienti con patologie non correlate al Covid.
Tutto ciò potrebbe dare un importante contributo alla programmazione di una strategia futura di normalizzazione della vita sociale che però eviti il riprodursi di contagi tra soggetti che non ritengono di essere infetti o che per convenienza fingono di non esserlo. Certamente la strategia più opportuna non è quella di aspettare passivamente che il virus sparisca da solo come invece sembra sia la strategia oggi sostenuta anche dalle istituzioni.