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19/08/2025

Covid: vorrà mica ricominciare?

Non ce l’aspettavamo che la circolazione del virus Sars-2-Cov ricominciasse a crescere!
I dati disponibili, purtroppo, si limitano praticamente a quelli dei soli tamponi eseguiti nei pronto soccorso degli ospedali e per il momento per fortuna la gravità dei contagi non sembra aumentare. 

Se tutta questa crescita finirà qui non ci sarebbe da preoccuparsi granché, non di più di un episodio simil influenzale estivo. Ma in realtà non sappiamo cosa ci aspetta.
La mortalità da Covid sembrava azzerarsi a metà luglio, ma settimana scorsa i decessi sono stati dieci, pochi ma sempre decessi. Anche i ricoveri crescono e la prevalenza di posti letto occupati da contagiati è cresciuta a 649 di cui 22 in terapia intensiva.

 

Allora chiediamoci perché sta crescendo e se riusciamo a capirlo cerchiamo di vedere come provare a contrastarlo. Ragioniamo su quali potrebbero essere le ragioni della crescita: ipotesi da valutare e semmai da confutare o confermare.

La crescita è apparente: crescono le registrazioni e non i contagi?

Se i dati sono pressoché solo quelli registrati nei Pronto soccorso si può stimare che la reale incidenza di contagi sia molto superiore, almeno di dieci volte tanto. Se il rapporto tra contagi reali e contagi registrati rimane costante, almeno nel breve periodo, si può però ritenere che l'andamento delle registrazioni riproduca realmente l'andamento dei contagi, ma se invece ci fosse una ragione che porta ad eseguire i tamponi solo quando la sintomatologia fosse più grave, avremmo una percentuale di positività crescente. Attualmente invece i tamponi diminuiscono di numero, in media dal 1° luglio quasi meno di mille al giorno, e quindi questa non può ritenersi la ragione della crescita delle registrazioni. 

La crescita è dovuta ai maggiori controlli per paura dei nuovi virus?

Ormai una sintomatologia minore con qualche linea di febbre e un po' di mal di gola non desta più allarme. Ma i media, giustamente, hanno riportato quotidianamente i casi di infezione e di decesso dovuti a "nuovi" virus come il West Nile portato dalle zanzare. Questi allarmi potrebbero aver fatto confluire più frequentemente i contagiati Covid nei Pronto soccorso per il timore che i sintomi fossero dovuti agli altri virus. Questa ipotesi però non convince perché la crescita dei casi di Covid è continua e non ha aumenti improvvisi nei giorni in cui si è cominciato a parlare delle altre infezioni, e comunque avrebbe dovuto portare anche in questo caso ad aumentare il numero di tamponi registrato.

La crescita è dovuta all'abbassamento dell'immunizzazione della popolazione?

Sicuramente ormai i tassi dei richiami di vaccinazione sono molto esigui e quindi per la stragrande percentuale della popolazione, anche se almeno una volta già vaccinata, l'ultimo richiamo è di molti mesi fa.

Il grafico disponibile sul sito dell'ISS/Epicentro mostra l'andamento delle reinfezioni e non si notano differenze importanti da giugno ad oggi, come sarebbe da attendersi se in questo periodo ci fosse stato un forte calo dei livelli di immunizzazione. Si consideri inoltre che i vaccini proteggono efficacemente dalla gravità della malattia,  ma meno dal possibile contagio.

Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_13-agosto-2025.pdf

La crescita è dovuta alle nuove varianti, magari più contagiose?

Sempre i dati dell'ISS/Epicentro riportano la percentuale di varianti individuate nei casi di contagio Covid. In agosto praticamente sono state riscontrate la NB.1.8.1 e la XFG. Non siamo in grado di valutare l'effetto delle nuove varianti anche se alcuni virologi affermano che queste varianti chiamate Nimbus e Stratus dovrebbero esser maggiormente contagiose. 

Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_13-agosto-2025.pdf

Noi, già in passato, abbiamo sollevato dei dubbi riguardo alla valutazione della contagiosità delle varianti per la difficoltà nel definire con certezza quale sia l'effetto e quale la causa. Cioè ci sono più contagi perché le varianti sono più contagiose, oppure, siccome ci sono più contagi le varianti venfono considerate più contagiose quando ci sono più contagi si ritengono più contagiose le varianti presenti. In passato si è verificato più volte che all'annuncio di nuove varianti più contagiose i contagi invece siano diminuiti. Ci sia concesso che nella nostra ignoranza virologica allignino dubbi al proposito.

La crescita è dovuta alla maggior socialità e promiscuità estiva?

Difficile dimostrarlo, ma è facile ipotizzare che una ragione dei maggiori contagi sia dovuta alla maggior promiscuità sociale nelle settimane estive, quando nei locali, soprattutto se dotati di aria condizionata, l'aerazione è molto ridotta. L'idea del lockdown, certamente solo di lontana e fastidiosa memoria, si legittimava proprio per ridurre i contatti e infatti dimostrò la sua efficacia, seppur parziale. Allora si pensava quasi solo ai contagi interpersonali avvicinati e ancor oggi in molti locali o anche sui marciapiedi delle stazioni si notano segnali che invitano a disporsi a non più di un metro l'uno dall'altro. Oggi si ritiene che abbia molta rilevanza anche il contagio ambientale dovuto alla dispersione del virus nell'atmosfera dei locali chiusi.

La crescita a differenza del virus influenzale è dovuta al caldo di questa estate?

Mentre per le sindromi influenzali in genere la stagionalità è evidente, con una recrudescenza nei mesi invernali, per il Covid si ritiene che non dovrebbe esserci una stagionalità nella frequenza dei contagi. In realtà i dati dei sei anni di Covid sembrano invece segnalare un effetto estate, tranne nel 2022, quando però in primavera vi era stata una ondata eccezionale poi esauritasi a partire da agosto. 

Nel grafico è rappresentato l'andamento dell'incidenza in luglio ed agosto proporzionalmente all'incidenza media del mese di giugno. Il 2025 non sembra molto diverso dagli altri anni, anche se i casi ora registrati sono molti di meno. 

Difficile però separare l'effetto metereologico dall'effetto dei diversi comportamenti della popolazione nei mesi estivi. 

La crescita è dovuta alla mancanza di precauzione delle persone, soprattutto dei contagiati?

Oggi il rischio di contagio Covid viene gneralmente vissuto alla stregua del rischio di prendersi un raffreddore. In parte si ha ragione dato che la gravità degli esiti dei contagi si è di molto oggi ridotta, ma non del tutto azzerata. Decessi e ricoveri indicano che continua la presenza di eventi seri, certamente più probabili nella popolazione fragile.

Ma non si può non evidenziare che sempre più si sottovalutano i rischi di diffondere dei contagi quando si ha una sintomatologia, magari ancora incerta, di presenza del virus. Andare in società, al lavoro, a scuola, altrove quando si è contagiosi è come fregarsene dal possibile furto di salute a danno di chi incontriamo.

Questo atteggiamento che talvolta viene addirittura considerato quasi "eroico" per chi va a lavorare anche se ha la febbre, dovrebbe venir invece disprezzato e stigmatizzato. Per la maggior parte delle persone fermarsi in autoconfinamento per qualche giorno non comporterebbe dei gravi danni anche perché si può per molti lavorare in smart working e non farlo comporta l'impossibilità di bloccare la catena dei contagi.

La crescita è dovuta ai molti asintomatici che involontariamente diffondono il virus?

I dati di luglio 2025 dell'ISS/epicentro mostrano che per tutte le età i soggetti positivi asintomatici sono più dei tre quarti dei contagiosi.

Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-dashboard 

Questa moltitudine di asintomatici è una buona notizia dal punto di vista clinico, perché significa che i contagi non hanno innescato un vero processo patologico, ma dal punto di vista della circolazione del virus significa che è impossibile interrompere la catena dei contagi quando non si sa chi sia contagioso. Nei primi mesi della pandemia si operavano attività di contact tracing e si invitava all'isolamento anche chi avesse avuto rapporti con un contagioso. Ma anche allora l'efficacia del contact tracing fu modesta e addirittura impossibile quando poi crebbero di molto i positivi. L'unica misura, quindi, può essere adottata spontaneamente dai singoli soprattutto se hanno rapporti stretti con soggetti fragili a cui l'infezione da Covid potrebbe comportare gravi conseguenze.

Quindi?

Quindi, in questa situazione di non emergenze a basso livello di incidenza, il consiglio è quello di avere molta attenzione, se contagiati, a non diffondere il virus, e, se fragili, a considerare l'opportunità di effettuare un nuovo richiamo vaccinale.

Per il resto non rimane che osservare la circolazione del virus, senza autoconvincersi che tutto sia finito; forse presto potrebbe essere così, ma invece potrebbe accadere che il virus rialzi la testa, e questo non è oggi un rischio che si possa ritenere del tutto scongiurato. Si sente dire: "il Covid non preoccupa più, si muore di più di influenza!". A parte la necessità di un confronto corretto tra le rispettive letalità, in ogni caso sicuramente ci si deve preoccupare non solo dei danni del Covid anche di quelli dell'influenza! E speriamo allora che con l'autunno e l'inverno non ci di debba litigare con entrambi come è stato negli anni passati.

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