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16/11/2020

Presto e bene difficilmente si conviene

La decisione del Governo di assumere le decisioni riguardanti i “colori” delle Regioni sulla base di 21 indicatori ha riattivato positivamente il dibattito su quali dati servano e sulla loro qualità.
Dico subito che a mio parere non esistono dati buoni o dati cattivi ma solo dati utili o dati inutili!
La conoscenza non è mai separata dalla decisione, talvolta immediata talaltra molto posticipata, e questa distinzione potrebbe coincidere in buona misura con quella tra monitoraggio e ricerca.

Le esigenze del monitoraggio sono quello di ottenere informazione necessarie per intervenire nel breve operativamente; le esigenze della ricerca invece sono quelle di capire in modo approfondito i meccanismi degli eventi per impostare le linee delle politiche di intervento. Talvolta la ricerca è staccata nell’immediato dalla operatività ma la conoscenza non può mai considerarsi del tutto avulsa dall’azione, soprattutto in un settore come quello della medicina e della sanità in genere.

Possiamo quindi assumere questo flusso dalla realtà alla azione e vederne bene i passaggi che sinteticamente possono essere riassunti come da figura:


osservazione
informazione
decisione
azione

attendibilitàtempestività


Monitoraggio e Ricerca

A riguardo dei dati disponibili per analizzare l’andamento dell’attuale pandemia bisogna chiedersi quali possono essere le utilità che se ne vuole ricavare, ed in particolare se l’obiettivo è un monitoraggio delle principali dimensioni da ottenere a brevissimo termine oppure è la possibilità di approfondimento e di ricerca per ricavarne delle utili indicazioni sia in termini di prevenzione che di assistenza.
Ai fini della ricerca epidemiologica servono dati dettagliati, connotati e verificati per qualità ed attendibilità. Difficilmente dati di questo spessore possono essere raccolti su un totale quotidiano di 130.000 soggetti sottoposti a test molecolare o anche solo di 40.000 soggetti al giorno positivi! La raccolta di dati per una seria ricerca deve seguire uno stretto protocollo e deve essere condotta da personale addestrato e valutato.
Per una attività di monitoraggio, invece, possono bastare anche poche variabili e può essere tollerata anche la presenza di un ”rumore di fondo”  prodotto da una serie di piccole incertezze o inadempienze nella raccolta dei dati. I dati aggregati che le Regioni inviano al Ministero e che la Protezione Civile pubblica sul proprio sito tutte le sere non sono certo dati “perfetti” ma hanno molti aspetti positivi: sono completi su tutto il territorio nazionale, sono grossomodo omogenei nella definizione delle variabili, sono tempestivi anche se probabilmente trasmessi con piccole differenze di giorni, e soprattutto sono trasparenti e accessibili a chiunque li voglia utilizzare. Se non ci fossero questi dati poco sapremmo della pandemia tranne che accettando il report che l’Iss pubblica ogni settimana.

Credo però che questi dati potrebbero esser migliorati anche con piccoli accorgimenti: ad esempio non si può valutare l’incidenza dei ricoveri e dei ricoveri in terapia intensiva, ma solo la prevalenza da cui si possono calcolare gli incrementi di prevalenza che sono altra cosa dell’incidenza!
Non è poi possibile capire la strategia con cui vengono eseguiti i tamponi anche se vengono distinti i nuovi casi tra sospetti sintomi e screening, distinzione che sembra non tutte le Regioni effettuino e soprattutto non si conoscono i denominatori separati, cioè il numero dei tamponi effettuati a seconda dei due motivi di esecuzione. Su questo punto molto si potrebbe fare anche con relativa semplicità come più volte abbiamo richiesto anche con suggerimenti inviati ai responsabili.

In conclusione riteniamo che non si deve oggi “sparare” eccessivamente sui dati della Protezione Civile, si deve invece chiedere di migliorarli con le poche modifiche compatibili con un sistema di monitoraggio operativo che non può essere eseguito con la rigorosità della raccolta dati per la ricerca ed identificando con chiarezza gli scopi per cui si vorrebbero avere ulteriori specifiche.

Chiediamo invece a chi detiene i dati individuali dei soggetti positivi di permettere, fatta salva la privacy, l’accesso ai ricercatori per evitare di dover accettare una sola voce che ne descrive i contenuti.

Ed infine speriamo  che si progettino molte più ricerche, rispetto a quelle incorso,  ricerche utili per dar luce ai tanti punti oscuri che questa pandemia ancora riserva per tutti noi.

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