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17/12/2019

Le sardine fanno bene o fanno male alla salute?

Da ragazzo, soprattutto durante le vacanze dalla zia in Liguria, amavo tantissimo mangiare delle sardine sia alla brace sia aperte, infarinate e fritte. Poi, ahimè, mi si è manifestata dolorosamente la gotta (è un’eredità di famiglia) e allora niente più sardine che, come è noto, hanno molte purine e sono tra i cibi più vietati per noi gottosi. Parlando quindi di gotta sicuramente le sardine non fanno bene alla salute!

Ma qui parliamo di altre sardine, quelle che improvvisamente hanno riempito molte delle nostre piazze e che ancora non sappiamo con chiarezza chi siano, cosa vogliano, che faranno in futuro. Ma forse possiamo già chiederci se queste sardine possono far bene alla salute, e soprattutto alla salute della sanità.

Non credo che, almeno per il momento, possiamo parlare di programmi, di proposte, di peso elettorale o altro. Si discute addirittura se tendano o no a sinistra e quale partito possano avvantaggiare. Possiamo forse solo cogliere la loro spontaneità e la loro voglia di dare la sveglia alla politica italiana. E allora c’è da chiedersi se anche in campo sanitario serve dare una sveglia alla politica, e non parliamo solo di chi è oggi al vertice che presenta la “Speranza” di dar la smossa al SSN, ma soprattutto di tutti coloro che governano e gestiscono il sistema sanitario, nelle Regioni, nelle Aziende, negli Ospedali, nei Distretti.

L’obiettivo è uno solo!

Chiediamoci allora se oggi chi parla di politica sanitaria abbia chiaro che l’obiettivo centrale deve essere uno solo, la salute della popolazione e dei singoli; tutto il resto ha senso solo se è strumentale a questo. Sembra invece talvolta che negli ultimi anni ci si sia preoccupati molto di più di “tener in piedi la baracca” limitandosi a delle politiche di contenimento dei costi per la paura di non riuscire a garantire la sostenibilità economica del SSN.

Come al ristorante

Ma la sostenibilità non è solo quella economica perché se ad esempio un ristorante in difficoltà economiche abbassa la qualità del menù non fa altro che accelerarne il fallimento. E spesso le difficoltà di un ristorante derivano dall’incapacità della proprietà di rinnovarsi e di rispondere alle nuove esigenze della clientela che non si limita a cercar di soddisfare la propria fame, ma che venendo a pranzo o a cena cerca molto di più, e invece  i gestori spesso non se ne rendono conto e anzi si richiudono su ciò che sempre avevano fatto cercando tutt’al più di fare qualche inutile miglioria.

Una sveglia alla sanità

Credo che uno dei messaggi che le sardine ci stanno mandando è: «svegliatevi, non ci va più bene quello che state facendo, è stantio. Non sappiamo darvi oggi dei consigli ma se volete continuare a governare dovete trovare delle nuove soluzioni». E forse anche per la sanità è il momento di far suonare la sveglia. Non basta qualche finanziamento in più, nuove assunzioni di personale sanitario o l’eliminazione del super ticket; tutto questo ci vuole ma non basta.

Cosa vuole la gente da parte del sistema sanitario? Innanzi tutto che si impegni per individuare e rimuovere i rischi per la salute. Di prevenzione vera, quella cosiddetta primaria, il SSN ahimè ne fa troppo poca anche perché non gliene è data la possibilità, ma anche perché fa poco per riappropriarsene. Si chiama oggi “Ministero della Salute”, ma al cambio del nome, da “Ministero della Sanità” non si è associato un reale cambio di attività e di politiche; non vorremmo che sempre più diventasse un “Ministero delle malattie”! e parafrasando possiamo dire che di questi tempi sembra che si possa parlare anche di “ministero delle crisi aziendali”, di “ministero delle emergenze ambientali”, eccetera, ministeri per mettere delle toppe e non per realizzare programmi di sviluppo!

Basta star solo in difesa! passiamo all’attacco e cerchiamo di vincere e non solo di accontentarci dello zero a zero. Mi sembra che le sardine, tra le varie e non del tutto espresse emozioni, dicano che vogliono che la politica dia la speranza di voler finalmente vincere sulla crisi.

Cosa vuole la gente oltre la protezione dai rischi? Vuole sapere che, per quanto la medicina lo permette, è garantita per tutti una soddisfacente soluzione ai problemi di salute senza dover rischiare di non poterla avere per mancanza di disponibilità economiche. Ma vuole trovare nel servizio sanitario anche una accoglienza per le proprie paure e per i propri bisogni di benessere.

Ho antichi ricordi non del tutto simpatici della sanità in caserma, quasi si volesse che fosse anch’essa uno strumento per “temprare il carattere dei combattenti”!  Molti pazienti oggi non hanno più molta pazienza! Nel ristorante di cui si parlava prima, per non fallire non basta dar buone portate, occorre che il cliente si senta bene e che il conto corrisponda al giusto.

Se le sardine fanno male ai gottosi, come al capitan Cocoricò, il compagno della Tordella nel Corriere dei Piccoli della mia infanzia, che durante gli attacchi se la prendeva con Bibì e Bibò, così oggi le sardine possono dar fastidio a chi vuol continuare ad essere inerte ai cambiamenti. I valori su cui è stato costruito il SSN non sono in discussione, ma le linee organizzative devono essere ripensate e se non lo saranno la sostenibilità verrà meno non tanto sul versante economico quanto su quello del consenso.

Se non si vuole che prima o poi vinca la politica della privatizzazione della sanità dobbiamo aver la voglia e la capacità di ripensare e di ridisegnare la nostra sanità pubblica avendo come obiettivo la difesa della salute di tutti senza distinzioni di età, di genere, di istruzione, di risorse economiche. Non si creda però che questa operazione sia facile; serve lavoro, tempo, intelligenza, coraggio che però non mancano e la politica deve valorizzare tutto questo e non soffocarlo per paura dei cambiamenti. Forse allora è meglio lasciare le sardine in mare invece che friggerle in padella, e mettiamoci a pensare ed a lavorare, e vediamo se saremo capaci di trovare la strada giusta per riportare la sanità ai livelli che tutti vorremo che avesse.

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