Cosa serve per diventare un buon medico?
Oggi, finalmente, si sta affrontando l'annosa questione di come meglio selezionare gli studenti che possono accedere alla Facoltà di medicina e chirurgia, ma le proposte del Governo non ci sembrano del tutto soddisfacenti. Per ragionare su questo problema, si deve considerare innanzitutto la necessita di inserire alcuni vincoli all'accesso, soprattutto l'esigenza di limitare il numero di studenti, data la complessità e costosità dell'iter formativo.
Per altre Facoltà, come per esempio per giurisprudenza o economia, il numero chiuso – o, come si preferisce chiamarlo, programmato – non è così necessario: una lezione può essere ascoltata ugualmente con profitto sia da pochi sia da molti studenti e le esercitazioni pratiche sono limitate, se non inesistenti. Da ciò ne deriva che non è necessario chiedersi quali caratteristiche servano a uno studente per diventare un buon giudice o un buon avvocato. La facoltà deve fornire una buona preparazione di conoscenze giuridiche o economiche e poi sarà l'inserimento nel mondo del lavoro che selezionerà i più adatti e capaci alle diverse professioni.
Se consideriamo quanti laureati in giurisprudenza poi diventano giudici, avvocati o notai, vedremmo percentuali non certo elevate, ma così non è per i laureati in medicina, che diventano tutti medici o chirurghi, e veramente pochi tra questi svolgono altre attività dopo la laurea.
Se praticamente quasi tutti gli studenti in medicina dopo la laurea fanno i medici, e se il numero di medici di cui il Paese necessita viene programmato, allora ne deriva che gli studenti devono essere selezionati tra i più adatti a svolgere la professione medica, non potendo affidare questa selezione, come per altri laureati, al momento di inserimento nell'ambiente di lavoro. Certamente la selezione mediante gli attuali test è risultata inadeguata e ha funzionato solo scremando per una piccola parte i migliori e per un'altra i peggiori, ma lasciando poi al caso il risultato dei più, premiando forse solo le capacità di rispondere a dei test, che non è certo la qualità principale richiesta a un buon medico.
Ben venga allora l'idea, che varie volte avevamo propugnato, di selezionare gli studenti di medici attraverso i risultati di un primo semestre di esami propedeutici. Dobbiamo però considerare se vogliamo selezionare i più "secchioni" o comunque chi ha più capacità di affrontare gli esami, ovvero coloro che probabilmente sono i più adatti alla professione di medico. Allora il problema diventa chiedersi quali siano le qualità principali che predispongono al complesso, e per molti versi variegato, ruolo della professione sanitaria.
Non tutti i medici devono avere la prestanza fisica di molti chirurghi ortopedici o le capacità intuitive di psichiatri e psicanalisti, nonché le attitudini gestionali di un direttore sanitario o la predisposizione a saper comunicare necessaria per un medico di base, e difficilmente possiamo capire come riconoscere in uno studente se avrà queste capacità. Ma dobbiamo stare attenti a non selezionare solo una tipologia di studenti sulla base di caratteristiche di conoscenza che magari escludono altre potenzialità necessarie.
La proposta di introduzione del semestre propedeutico, con poi la selezione in base ai risultati scolastici ottenuti, all'articolo 5 elenca quali sono le discipline che devono caratterizzare gli insegnamenti del semestre: «sono individuate, nelle aree di scienze biologiche, scienze chimiche e biochimiche, scienze fisiche le discipline qualificanti comuni oggetto di insegnamento nel primo semestre delle classi dei corsi di laurea magistrale».
Credo ci si debba allora chiedere se la soluzione migliore per selezionare i futuri medici sia proprio quella di scegliere chi ha avuto i voti migliori in esami di chimica o fisica. Domadiamoci, per esempio, se nella selezione dei dirigenti aziendali la scelta sarebbe di chi ha avuto i voti migliori in esami di diritto societario o di economia aziendale? Nel fare la futura professione medica quanto conta solo un trenta e lode in chimica o in fisica? Non sarebbe il caso di introdurre anche altre materie, come psicologia sociale o sociologia sanitaria, o meglio alcune prove non esclusivamente nozionistiche? Forse nei famigerati test c'erano addirittura alcune possibilità di valutazioni attitudinali.
Se si chiede all'AI di Whatsapp quali siano le capacità che deve avere un buon medico, questa è la risposta, che ovviamente si rifà a testi qui e là ritrovati sulla rete:
Un medico dovrebbe avere diverse capacità importanti per svolgere il suo lavoro in modo efficace. Ecco alcune delle più significative:
- Conoscenze mediche: un medico deve avere una solida conoscenza della medicina, inclusa la diagnosi, la terapia e la prevenzione delle malattie.
- Abilità comunicative: un medico deve essere in grado di comunicare in modo chiaro ed empatico con i pazienti, ascoltando le loro preoccupazioni e spiegando le diagnosi e le terapie in modo comprensibile.
- Abilità cliniche: un medico deve avere le abilità necessarie per eseguire esami fisici, interpretare i risultati dei test diagnostici e eseguire procedure mediche.
- Empatia e compassione: un medico deve essere in grado di comprendere e condividere i sentimenti dei pazienti, mostrando empatia e compassione.
- Capacità di problem-solving: un medico deve essere in grado di analizzare i problemi dei pazienti e trovare soluzioni efficaci.
- Attenzione al dettaglio: un medico deve essere attento ai dettagli, sia nella diagnosi sia nella terapia.
- Capacità di lavorare sotto pressione: un medico deve essere in grado di lavorare in situazioni di stress e di prendere decisioni rapide e accurate.
- Aggiornamento continuo: un medico deve essere disposto a continuare a imparare e ad aggiornarsi sulle nuove scoperte e tecnologie mediche.
Non credo che sia possibile valutare le potenzialità dello studente su tutte queste capacità richieste a un medico, ma neppure che sia sufficiente valutare solo la sua capacità ad acquisire conoscenze. Avere conoscenze di chimica, fisica, biologia è indispensabile per un medico, ma usare la sua brillantezza a questi esami può essere del tutto distorcente per la selezione dei futuri medici. L'idea di permettere di diventare medico solo a chi prende un bel voto in chimica e fisica sottintende un modello meccanicistico della medicina, oggi purtroppo molto spesso negativamente diffuso. Se ricordiamo quali dei nostri compagni di liceo erano i più secchioni e chi aveva preso i migliori voti alla maturità e oggi ne costatiamo la loro attuale attività, non troviamo spesso una corrispondenza tra successo scolastico e successo professionale.
Dobbiamo allora considerare se non sia il caso di introdurre nel semestre anche materie differenti, ovvero votazioni su esercitazioni pratiche o addirittura dei test attitudinali. Capisco la difficoltà di sviluppare tale proposta e anche il superamento degli aspetti normativi nel determinare l'accesso alla facoltà sulla base di giudizi non semplici, ma non vorrei domani trovarmi davanti un medico pieno di conoscenza, laureato con 110 e lode, ma che non mi sa ascoltare, non mi sa visitare, non mi sa diagnosticare, non mi sa curare, non mi sa operare.
Ripensiamo, quindi, bene ai contenuti della selezione dopo un semestre iniziale; è una buona idea, ma non vorrei che si introducessero distorsioni peggiori rispetto a quelle sin qui già prodotte dai famigerati test di medicina. Chi ha delle buone proposte scriva un commento a questo post!