Attualità
18/11/2011

XIX Congresso dell’IEA

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Dal 7 all’11 agosto di quest’anno, si è svolto a Edimburgo il XIX Congresso dell’International Epidemiological Association (IEA), al quale hanno partecipato oltre 1 400 ricercatori di 83 Paesi. Numerosissimi gli inglesi, ma anche i brasiliani, i giapponesi, gli statunitensi. Solo 13 gli italiani.

Molti gli argomenti trattati che hanno ruotato intorno al tema della salute globale, dell’evoluzione delle condizioni di salute nelle varie regioni del mondo, dei principali fattori di rischio, delle ridotte differenze nel profilo di malattia tra le diverse popolazioni.

Si è parlato del ruolo dell’epidemiologia, disciplina che può fornire, a livello di gruppo, quelle risposte sui determinanti di malattia che non possono essere date a livello individuale. Ne ha parlato, all’apertura del congresso, George D. Smith nella brillante John Snow Lecture: Epidemiology and the “Gloomy Prospect” rilevando come l’epidemiologia mantenga un ruolo importante nell’era del genoma.

Molte sessioni sono state dedicate agli aspetti metodologici, ai nuovi approcci nel disegno degli studi sull’interazione geni-ambiente, a come operare per ridurre gli errori nell’analisi dei dati. Greenland, fra gli altri, ha esposto le difficoltà e i limiti dell’inferenzialità che, sempre, comporta un inevitabile errore.

Si è parlato del contributo dei life course studies allo studio dell’invecchiamento, del contributo delle coorti di nascita negli studi longitudinali. A David Barker è stato consegnato il “Richard Doll Prize” per il suo lavoro e la “Barker Hypothesis” in base alla quale il peso alla nascita è un determinante di salute (in particolare, ma non solo, del rischio di malattie cardio-circolatorie) come risposta a cattive condizioni e malnutrizione nei primi anni di vita.

Le sessioni tematiche hanno affrontato i problemi ambientali, i rischi connessi alla diffusione del fumo di tabacco, all’alcol, al sovrappeso, sempre con quell’ottica globale che ha fatto da colonna sonora a tutto il congresso e che ha permesso confronti tra Paesi e valutazione di strategie preventive.

Diversi simposi e workshop hanno arricchito il programma. Di particolare interesse, per la regione europea, il workshop sulla legislazione dell’EU sulla protezione dei dati individuali, coordinato da Rodolfo Saracci. Il rischio che la protezione dei diritti individuali confligga con la tutela della salute della collettività, e la necessità di azioni di “lobby” con i legislatori sono stati i temi delle relazioni e del vivace dibattito che ne è seguito

I temi dell’ingiustizia sociale, la sfida per l’equità nella salute, la ricerca sono stati trattati sia per quanto riguarda aspetti metodologici sia aspetti operativi. Sono stati presentati progetti su come trasferire le conoscenze in politiche per la salute da parte di ricercatori europei, statunitensi e anche di Paesi con medio e basso livello economico.

Di salute globale e health policy ha parlato, nella sessione conclusiva, il presidente della IEA, Cesar Victora il quale ha affermato, fra le altre cose, che è compito e impegno della IEA sviluppare idee, azioni, multidisciplinarità.

Atmosfera molto cordiale, molti giovani anche di Paesi che si stanno affacciando di recente all’epidemiologia.

Il congresso si è concluso con il suono della cornamusa del giovane figlio di Ray Bophal, chair del congresso.

 

Adele Seniori Costantini
Valeria Fano

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