Attualità
13/03/2014

Terra dei fuochi: conoscenze e interventi

Un Decreto per due

L'ampio territorio tra le province di Napoli e Caserta denominato 'Terra dei fuochi' e l’area di Taranto e Statte, sono due luoghi molto diversi tra loro per dimensione e caratteristiche, ma accomunati dalla presenza di elevati rischi ambientali e sanitari e da una situazione drammatica sul versante economico e sociale. Queste due aree del Paese sono da tempo al centro dell’attenzione sia dell’opinione pubblica, sia di Governo e di Parlamento, che stanno mettendo in atto un piano straordinario di attività finalizzate alla prevenzione, al controllo e alla tutela della salute di chi vi risiede.

Il Decreto legge  n. 136/2013 «Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate» (cosiddetto decreto Terra dei fuochi e ILVA) assume la criticità della situazione in queste due aree e inizia a dare una risposta significativa, prevedendo interventi per la tutela dell’ambiente e della salute di sicuro interesse per le popolazioni e gli operatori dei settori ambientali e sanitari.

Cosa si prevede

Il decreto prevede l’aggiornamento dello studio epidemiologico SENTIERI e il potenziamento «eventuale» degli studi epidemiologici, in particolare «in merito ai registri per le malformazioni congenite e ai registri dei tumori e fornendo dettagli in riferimento alla sommatoria dei rischi, con particolare riferimento ai superamenti dei valori stabiliti per le polveri sottili».

Il finanziamento per ciascuna delle due aree, per il biennio 2014-2015, è di 25 milioni di euro, ai quali sono previste aggiunte di fonte regionale.

Di particolare delicatezza la definizione delle misure da attivare per il controllo dello stato di salute delle popolazioni interessate che dovrà tener conto della necessità di ottimizzare la distribuzione delle risorse tra rafforzamento degli interventi di provata efficacia (screening), sistema di sorveglianza, registri di patologia, studi di intervento, un compito di certo non semplice, da svolgere con metodi accreditati, basandosi su conoscenze ambientali ed epidemiologiche aggiornate.

Per questo, Epidemiologia&Prevenzione, che si è occupata intensamente, con articoli scientifici e interventi, delle aree della Campania1,2 e di Taranto,3-11  torna oggi sulla Terra dei fuochi per permetterci di fare il punto sulle conoscenze disponibili ed enucleare alcuni punti critici e qualche suggerimento.

Le conoscenze su cosa si è fatto e su quali evidenze sono disponibili è indispensabile per individuare cosa manca e, quindi, definire cosa c’è da fare, questione su cui si registrano notevoli differenze nella comunicazione pubblica e anche tra gli addetti ai lavori. È necessario trovare un consenso, all’interno e all’esterno della comunità scientifica, su quali siano i siti da bonificare, qual è la contaminazione delle matrici alimentari e quali strumenti di sanità pubblica sono disponibili.

Cosa sappiamo sulla qualità dell’ambiente in Campania

Su quanto è stato fatto nella cosiddetta Terra dei fuochi e sulle relative conoscenze in materia di qualità dell’ambiente pubblichiamo in questo stesso numero di EPdiMezzo un intervento di Marinella Vito, Direttore Tecnico di ARPA Campania.

In accordo col suo contributo si sottolinea ancora una volta la necessità di non mescolare il problema degli abbandoni dei rifiuti e dei roghi con quello dei rifiuti interrati e delle bonifiche. È da valorizzare il lavoro svolto da ARPAC, ISPRA, ISS, e il già citato nuovo Piano Regionale per le Bonifiche.12-13

Alcune note sulle più recenti notizie e decisioni da parte dell’amministrazione pubblica relative alle aree inquinate della Campania.

Sono stati presentati il 13 marzo 2014 i risultati della relazione sulle indagini tecniche svolte sui terreni dei 57 comuni della Terra dei fuochi, previste dalla Direttiva interministeriale 23/12/2013.14

Va sottolineato come premessa alla lettura che questa relazione (che è stata commentata da Roberto Saviano su La Repubblica il 21 marzo 2014) riguarda le sole aree agricole dei comuni citati, che rappresentano il 54% del totale. Il totale dell’area interessata, di ettari 107.614, comprende le aree urbane, le aree industriali, quelle minerarie attive o dismesse, le cave e ex-cave, e altre tipologie, tutte di potenziale interesse per smaltimenti o trattamenti illegali di rifiuti. Inoltre altre aree utilizzate a scopo agricolo, comprese in aree vaste o di confine deve essere ancora eseguita la caratterizzazione.

La Direttiva interministeriale 23/12/2013, per l’area di 57 Comuni della Campania prevedeva la costituzione di un gruppo di lavoro (vedi scheda A).

L’area della cosiddetta Terra dei fuochi include 57 comuni di cui 39 compresi nel sito di interesse regionale, SIR (ex-Sito di Interesse Nazionale) Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano, un comune dell’ex SIN ora SIR Litorale Vesuviano e 17 comuni ex-novo.

I risultati della relazione in sintesi:

In 47 siti (56,5 ettari) i terreni hanno presentato concentrazione di inquinanti maggiori di 10 volte le concentrazioni soglia di contaminazione (CSC), in 90 siti (94,1 ettari) le concentrazioni di inquinanti sono risultate da 2 a 10 volte più elevate delle CSC, per 1249 siti (820 ettari) il sito è stato valutato di entità intermedia sulla base dell’analisi delle ortofoto, per 176 siti (176 ettari) sono stati riscontrati valori fino a 2 volte le CSC. Il totale corrisponde a poco meno del 2% delle aree agricole dei 57 comuni della Terra dei fuochi, pari a 58.731 ettari).

Il 5 febbraio 2014 viene convertito il decreto DL 136/2013 (Legge 6/2014), recante le disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (scheda A).

Il Piano Regionale di Bonifica della Regione Campania viene pubblicato il 5 giugno 2013 e prevede anagrafe e censimento dei siti potenzialmente contaminati. Sul territorio regionale nel suo complesso risultano 2.830 siti, di cui 2.667 di proprietà privata e 163 di proprietà pubblica, la maggior parte dei quali localizzati nelle province di Napoli (57,5%) e Caserta (39,1%), il rimanente 3% nella provincia di Salerno e lo 0,4% in quella di Avellino.

La registrazione dei tumori

Sullo stato e le attività dei registri tumori in Campania segue una scheda a cura di Mario Fusco, responsabile del Registro tumori Napoli 3 Sud, dalla quale emergono con chiarezza le potenzialità del sistema, le nuove attività previste e le direttrici per il consolidamento del sistema regionale.

Gli studi epidemiologici

Le attività epidemiologiche svolte e lo stato delle conoscenze sono oggetto di una sintesi a cura di Lucia Fazzo e Pietro Comba. Il loro intervento passa in rassegna le molte conoscenze derivanti dagli studi e le evidenze su numerose associazioni di rischio tra residenza in aree con anomalie nel trattamento di rifiuti pericolosi e con siti illegali e mortalità e incidenza per diverse patologie (tumorali, non tumorali e malformazioni congenite). La rassegna, necessariamente breve, cita anche alcuni recenti risultati di campagne di biomonitoraggio umano svolte da operatori locali e di quella coordinata dall’Istituto superiore di sanità denominata Sebiorec.14 Questi ultimi risultati sono oggi di estremo interesse poiché testimoniano la presenza di tracce di inquinanti organici e metalli assorbiti in matrici biologiche più elevati in soggetti (o pool di soggetti) con residenza (dichiarata) più vicina a siti di combustione all’aperto o di smaltimento di rifiuti. Nello studio Sebiorec uno degli elementi su cui varrebbe la pena di riflettere è la rilevante variabilità delle concentrazioni medie di inquinanti organici clorurati e metalli, ottenuta tra pool campionati in comuni diversi e anche entro lo stesso comune. Questi valori di concentrazioni medie, seppure di entità modesta, sono emersi a carico di inquinanti pericolosi e ritenuti pertanto indesiderati, e quindi possono essere di utilità per delineare priorità per approfondimenti o interventi, un tema quanto mai attuale.

Tanti dati, ma poca sistematizzazione e pochissima comunicazione 

A fronte dei numerosi studi effettuati in Campania che negli ultimi anni si sono aggiunti alle attività istituzionali di sorveglianza e monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni, è mancata la “messa a sistema”, a livello regionale, delle informazioni e conoscenze generate da tali attività e un’adeguata attività di comunicazione. Questo ha determinato da una parte il mancato passaggio/recepimento delle conoscenze per la programmazione e la gestione degli interventi sul territorio, dall’altra un insufficiente trasferimento in sapere diffuso.

Nonostante sia stato prodotto un corpo notevole di conoscenze, non è stato maturato un consenso sufficiente su quale e quanta evidenza sia necessaria per prendere decisioni di sanità pubblica, e indubbiamente su questo c’è ancora da lavorare.

Bibliografia

  1. Bianchi F. Crisi dei rifiuti in Campania: riflessioni su etica ed epidemiologia. Epidemiol Prev 2009;33(4-5):140-2.
  2. Bianchi F. Facciamo chiarezza sulla salute in Campania. E&PdiMezzo 2013;37(1):2
  3.  Redazione E&P. ILVA di Taranto: cosa ne dicono gli epidemiologi? EPdiMezzo 2012; 36(4):1
  4. Redazione E&P. ILVA: per saperne di più. EPdiMezzo 2012; 36(4):2.
  5.  Mataloni F, Stafoccia M, Alessandrini E, Triassi M, Biggeri A, Forastiere F. Studio di coorte sulla mortalità e morbosità nell’area di Taranto. Epidemiol Prev 2012;36(5):237-52.
  6. Paci E, Terracini B, Clementi ML. Cosa si deve fare a Taranto? Prevenzione, indagini esaustive, promozione della salute e niente medicalizzazione. Epidemiol Prev 2012;36(6):298.
  7.  Forastiere F, Biggeri A. Interventi di sanità pubblica a Taranto: la sorveglianza ambientale ed epidemiologica. Epidemiol Prev 2012;36(6):299-301.
  8. De Marchi B. Per costruire un processo integrato di ricerca a prevenzione a Taranto. Epidemiol Prev 2012;36(6):302-4.
  9. Comba P, Pirastu R, Conti S et al. Ambiente e salute a Taranto: studi epidemiologici e indicazioni di sanità pubblica. Epidemiol Prev 2012;36(6):305-20.
  10. Iavarone I, De Felip E, Ingelido AM et al. Studio esplorativo di biomonitoraggio tra gli allevatori delle masserie della Provincia di Taranto. Epidemiol Prev 2012;36(6):321-31.
  11. Bianchi F. Epidemiologia ambientale e comunicazione nella crisi di Taranto. Epidemiol Prev 2012;36(6):332-6.
  12. Relazione finale del Gruppo di Lavoro ex D.M. 24.07.2012. Situazione epidemiologica della regione Campania ed in particolare delle province di Caserta e Napoli (città esclusa), con riferimento all’incidenza della mortalità per malattie oncologiche. 19.12.2012. Disponibile all’indirizzo: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1883_allegato.pdf
  13. Piano regionale di bonifica della Campania (PRB). Adozione definitiva e Trasmissione al consiglio regionale per l' approvazione ai sensi dell'Art. 13 c. 2 l.r. 4/2007 e s.m.i. (con allegati)
  14. "Indicazioni per lo svolgimento delle indagini tecniche per la mappatura dei terreni della Regione Campania destinati all'agricoltura di cui art.1, comma 1 DL 10.12.2013 n. 136".  http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7367
  15. Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria, Istituto superiore di sanità, Roma. Progetto di ricerca. Studio epidemiologico sullo stato di salute e sui livelli d’accumulo di contaminanti organici persistenti nel sangue e nel latte materno in gruppi di popolazione a differente rischio d’esposizione nella Regione Campania. SEBIOREC. Rapporto finale. Dicembre 2010. Disponibile all’indirizzo: http://www.beta.regione.campania.it/assets/documents/rapporto-finale-progetto-sebiorec.pdf
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