Attualità
30/06/2023

Sentenza Eternit bis: Schmidheiny condannato a 12 anni per le morti da amianto a Casale Monferrato

La sentenza: i pro…

Le cause di soddisfazione per la sentenza a carico di Stephan Schmidheiny emessa il 7 giugno 2023 dalla Corte d’Assise di Novara per 392 morti da amianto a Casale Monferrato sono: 
1.    la condanna a 12 anni di prigione per avere messo in opera una precisa condotta omicida. Per 9 morti ciò è avvenuto «nonostante la previsione dell’evento»; 
2.    il riconoscimento che i tempi dei “reati ambientali” per la salute (e della loro eventuale prescrizione) sono dettati dalla durata della latenza delle malattie che tali reati producono e non da ascientifici criteri di prescrizione calati dall’alto; 
3.    l’entità dei risarcimenti (apre il cuore leggere che il comune di Casale Monferrato dovrebbe ricevere 50 milioni di euro): tuttavia, se mai Schmidheiny li pagherà, si vedrà decurtato soltanto di una parte piccola ancorché sostanziosa del suo capitale miliardario;
4.    l’Italia può essere orgogliosa di essere un Paese dove si fa emergere in sede penale l’origine criminale delle malattie professionali. 

…e i contro

Detto questo, non si può ignorare che le pene inflitte per 147 morti si accompagnano a 199 prescrizioni (e 46 assoluzioni). Ci si deve anche chiedere se i prevedibili ricorsi in Corte d’Appello e in Cassazione troveranno un’attenzione sufficientemente tempestiva per evitare la prescrizione di tutti o parte dei 147 casi “superstiti”. Il rischio di un’ulteriore “falcidia da prescrizione” sarebbe minore se la Corte di Novara avesse accettato la richiesta del Pubblico Ministero del riconoscimento del “dolo eventuale” nel comportamento di Schmidheiny. A mio avviso, l’esclusione di tale dolo eventuale è incompatibile con la documentazione della consapevolezza dell’accusato dei rischi per la salute creati lungo i decenni dalla propria strategia produttiva (descritti, tra gli altri, da Alberto Gaino in Il silenzio dell’amianto, Rosenberg & Sellier, Torino 2021). 

Questione di coscienza

Oltre agli aspetti giurisprudenziali, in primo luogo c’è la questione umana: compresa la coscienza di Schmidheiny. Per un anno e mezzo, Silvana Mossano, per molti anni giornalista de La Stampa, ha tenuto informato un gruppo internazionale di amici sugli eventi avvenuti nel corso delle udienze che si sono succedute nel processo. Silvana è la vedova di Marco Giorcelli, direttore de Il Monferrato (bisettimanale di Casale Monferrato), morto nel 2012 di mesotelioma a 51 anni: era un “caso ambientale”, mai entrato negli stabilimenti della Eternit. Silvana sa che i peccati di Stephan Schmidheiny sono inespiabili, ma ha anche scritto che egli «ha una possibilità nobile di riscatto: si ravveda finanziando la ricerca di una cura per guarire. E non si limiti a una dazione di denaro: non è di un filantropo che abbiamo bisogno, ma di un imprenditore […] il riconoscimento di filantropo sarà una naturale conseguenza quando questo obbiettivo sarà raggiunto».  

Con la popolazione

Nel 1983, dall’allora Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Sante Bajardi, mi è stato affidato il compito di avviare gli studi epidemiologici sugli effetti dell’amianto a Casale Monferrato. Lungo i decenni, le conoscenze si sono allargate grazie all’impegno dei miei collaboratori Corrado Magnani e Dario Mirabelli, consulenti “chiave” del Pubblico Ministero nel processo di Novara, insieme alla genetista Irma Dianzani. Passerà alla storia dell’epidemiologia italiana l’intelligenza con la quale i tre hanno smontato i molti cavilli scientifici della difesa, compreso il loro rigore nel riportare alla giusta dimensione il fatidico (e spesso strumentalizzato) concetto di “suscettibilità individuale” e nel documentare la capacità dell’amianto di accelerare – oltre che causare – lo sviluppo dei mesoteliomi. A Casale, per 40 anni, i miei collaboratori e io abbiamo scelto di lavorare con le vittime dell’esposizione ad amianto, anziché per le vittime o (peggio) sulle vittime. Altrimenti, non saremmo stati capaci – da bravi epidemiologi – di collocare la nostra aritmetica nel contesto sociale, culturale, giuridico e umano della tragedia. 

Un’ingiustizia permanente e la riluttanza dei medici

Un’ultima considerazione “da epidemiologo”. In Italia, ogni anno vengono diagnosticati circa 1.500 mesoteliomi, per almeno due terzi dei quali vengono identificate pregresse indebite e pericolose esposizioni ad amianto (lavorative o nell’ambiente generale), con possibili responsabilità penali. Rispetto ai “casi” che si sono accumulati lungo i decenni, è esiguo il numero di quelli che arrivano all’attenzione delle nostre leggi penali. Ciò non è dovuto solo alle comprensibili complessità dell’applicazione di tali leggi, ma anche alla riluttanza di parte dell’ambiente sanitario a segnalare alla magistratura eventi di potenziale natura penale. Peraltro, ancora più inquietante è la constatazione che il numero di casi di mesotelioma indennizzati dall’INAIL supera di poco il 50% del numero di casi stimato attraverso gli studi epidemiologici (per i tumori polmonari, la proporzione è ancora più bassa). Un’ingiustizia certamente non compensata dall’incoraggiante messaggio della sentenza di Novara.

Conflitti di interesse: negli ultimi 5 anni l’autore non ha svolto alcuna consulenza riguardante l’amianto.

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