Attualità
11/08/2017

Se dico John Snow, a cosa pensi? #spoileralert

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Una domanda, tante risposte che hanno caratterizzato lo scorso Convegno di primavera dell’Associazione italiana di epidemiologia (AIE) organizzato dal gruppo AIE Giovani. L’obiettivo era solo uno: avvicinare i giovani all’epidemiologia e all’Associazione. Per realizzare tutto ciò, abbiamo pensato di costruire un convegno basato sulla figura dell’epidemiologo e della sua evoluzione nel mondo contemporaneo, passando da chi ha “inventato” l’epidemiologia moderna a come questa disciplina può essere applicata a contesti insoliti.
Il Convegno ha riscosso un grande interesse da parte della comunità epidemiologica e non solo. Sono stati sottomessi 84 abstract che hanno prodotto 30 presentazioni orali e 53 poster, da cui sono nati 18 poster special e 19 poster discussion. Tutti i contributi scientifici sono stati prodotti e inviati da giovani al di sotto dei 35 anni. Oltre ai giovani, anche i “meno giovani” hanno mostrato interesse ed entusiasmo per questo progetto, che si è finalizzato in 294 iscrizioni al convegno e oltre 170 partecipanti ai 5 corsi gratuiti che si sono tenuti durante la mattina del 5 giugno.
Il Convegno è stato strutturato in 4 sessioni plenarie:

  • Nella prima sessione, intitolata #PeopleHaveThePower, è emerso che tematiche demografiche apparentemente consolidate da tempo devono ancora essere sviscerate e affrontate in ottica diversa, perché il mondo cambia, la popolazione evolve e noi dobbiamo evolvere con essa.
  • Nella sessione #WorkInProgress, sono state messe in luce le difficoltà che un epidemiologo può trovarsi ad affrontare nei suoi percorsi formativi e nell’approcciarsi al mondo del lavoro. In particolare, è stato discusso come la carenza di formazione specifica possa rappresentare un ostacolo nella completezza formativa, che a volte può essere raggiunta solo all’estero. Questo riflette un sistema che ha generato ulteriori difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro solido in un’Italia sempre più martoriata dal problema del precariato. Infine, è stato dedicato spazio anche al tema del conflitto d’interessi, sempre attuale e caro non solo agli epidemiologi convenzionali, ma anche ad altre figure impegnate in salute pubblica.
  • Nella terza sessione plenaria, #WeCanWorkItOut, abbiamo chiesto a due esperti epidemiologi quanto l’epidemiologia possa avere un reale impatto sui temi caldi dell’attualità. Un giovane giornalista scientifico ha guidato l’intervista fotografica che ha toccato tematiche come l’inquinamento industriale, il consumo di carne rossa, il cancro e la “sfortuna”, fino al tanto discusso tema dei vaccini, alimentando una discussione che ha coinvolto attivamente tutto il pubblico presente. Questo «trappolone», come definito dagli stessi intervistati, ha reso palese che nel mondo dell’epidemiologia esiste una linea comune di pensiero nell’affrontare i temi sensibili di salute pubblica, mettendo al primo posto l’interesse del cittadino. La disponibilità e la voglia di mettersi in gioco dei due intervistati, che hanno accettato di buon grado “l’appuntamento al buio” da parte di giovani epidemiologi, è stato l’ingrediente in più che ha condito la sessione, permettendone l’ottima riuscita.
  • Infine, nella sessione #Workaholic si è voluto mostrare come contesti insoliti possano essere affrontati con solite tecniche epidemiologiche. L’ossessione per l’epidemiologia ci ha portati a vedere odds ratio, multiple imputation e curve di sopravvivenza anche durante i nostri momenti di relax. Questo ha dato vita a due studi originali. Il primo ha affrontato il tema del rischio di essere uccisi da un attacco zombie (ringraziamo il cast di The Walking Dead per aver collaborato e costituito la nostra coorte). Nel secondo, per la prima volta, è stata affrontata a viso aperto la leggenda, ormai narrata da anni nei corridoi dei centri epidemiologici italiani, che i bravi epidemiologi «fanno solo figlie femmine».

Il Convegno, pur avendo chiuso i lavori il 6 giugno a Roma, non ha trovato lì la sua fine. Anzi, ha dato vita a un movimento che ha generato, a nostro modo di vedere, due effetti principali. In primis, è emerso che i “grandi” si sono accorti che il tavolo dei “piccoli” (piccola digressione natalizia) ha l’entusiasmo e la voglia giusti per partecipare alla tavolata. In secondo luogo, ha incentivato alcuni cambiamenti che si stavano già verificando. Per esempio, recentemente la rivista Epidemiologia&Prevenzione si è attivata reclutando giovani Section Editor da includere nella Direzione associata. Inoltre, la Segreteria AIE, che ha partecipato attivamente all’organizzazione del Convegno di primavera rendendolo possibile, ha deciso di portare avanti una politica inclusiva di giovani e precari del settore grazie a iscrizioni a prezzi agevolati. Da parte nostra, speriamo che AIE Giovani possa diventare una realtà sempre presente e in continuo cambiamento, in grado di adattarsi alle esigenze del momento.


I corsi proposti al 5 giugno


Introduzione all'epidemiologia

Quanto è importante studiare e conoscere la storia dell’epidemiologia? Questa domanda ci ha accompagnati, anche se non in maniera così esplicita, per l’intera durata del Convegno, avendo proprio nel titolo un chiaro riferimento a uno dei personaggi più noti della storia dell’epidemiologia moderna: John Snow, appunto.
Il corso «Introduzione all’epidemiologia» ha affrontato l’argomento storico spiegando passo dopo passo i ragionamenti che hanno portato allo sviluppo del metodo epidemiologico. Partendo dalla preistoria, con la nascita delle prime comunità e il diffondersi delle malattie, e passando per le grandi civiltà (Babilonesi e Assiri) con le prime grandi epidemie documentate, si è arrivati a parlare dei personaggi di rilievo dell’epidemiologia, come John Graunt, che creò il primo registro di mortalità in Inghilterra, John Snow, con il suo lavoro sulle cause dell’epidemia di colera a Londra, e James Lind, che studiò il legame tra lo scorbuto e la carenza di vitamina C.
Conoscere la storia ci aiuta a comprendere il presente, capire come si sono sviluppati concetti e metodi ci aiuta a non commettere errori e a restare più concentrati e attenti alle problematiche dei nostri giorni.
E per un Convegno AIE Giovani, partire dalla conoscenza della storia era di fondamentale importanza.

Odi et amo: l’uso di R nell’epidemiologia

L’idea di includere questo corso nell’offerta formativa del Convegno AIE Giovani derivava principalmente dal fatto che, con oltre 2 milioni di utenti e 6.000 librerie, R è il più noto linguaggio di programmazione open source al mondo per l’analisi dei dati ed è diventato un potente strumento soprattutto nel campo dell’epidemiologia ambientale.
Il corso è stato seguito da 36 partecipanti. Uno scambio di mail tra il docente e gli iscritti ha permesso di adattare la struttura del corso alle esigenze e alle aspettative espresse dai partecipanti. Nonostante la difficoltà di organizzare un corso di programmazione in R senza il supporto di un’aula informatica, quindi con l’impossibilità da parte dei partecipanti di esercitarsi durante la lezione, si sono introdotti la teoria e i concetti di base dei due argomenti in programma (Distributed Lag Nonlinear Models e Integrated Nested Laplace Approximation). Quindi si è passati alla sessione pratica con l’invio dei singoli comandi e la discussione sulle relative funzioni.
La lezione è stata pensata per essere dinamica, con un coinvolgimento costante della platea al fine di tenere alta l’attenzione e introdurre concetti che, per molti dei partecipanti, erano del tutto nuovi (o quasi). La risposta è stata eccellente, le domande sono state molteplici durante il corso e anche dopo la sua conclusione. Alcuni partecipanti hanno, infatti, contattato il docente nei giorni successivi al Convegno per verificare la possibilità di applicare le metodologie introdotte ai propri scopi di ricerca.

Revisioni sistematiche e metanalisi

Sviluppo di una revisione sistematica della letteratura: le fasi del processo

Oggi la sintesi delle evidenze è fondamentale: è incalzante la necessità dei clinici di essere sempre aggiornati, è indispensabile per chi fa ricerca il confronto con le conclusioni degli altri ricercatori, è incessante l’aumento della letteratura scientifica. Le docenti del corso, con estrema chiarezza, hanno spiegato queste importanti tecniche, senza risparmiare consigli e rispondendo a tutti i dubbi sollevati. Il corso ha preso in considerazione le fasi di sviluppo di una revisione sistematica della letteratura: dalla definizione del quesito clinico e dei criteri di inclusione degli studi alla ricerca bibliografica, dall’estrazione dei dati alle principali tecniche di metanalisi usate per la loro sintesi.
È stato anche affrontato il tema della valutazione della qualità dei dati raccolti, della loro analisi e del trattamento dell’eterogeneità tra studi. La spiegazione teorica è stata accompagnata sempre da considerazioni pratiche e indicazioni sugli strumenti da utilizzare. Hanno seguito il corso 29 partecipanti, che hanno mostrato curiosità e interesse verso l’argomento.
Sicuramente oggi conoscono un po’ di più l’argomento e hanno gli strumenti di base per affrontarlo!

Introduzione all’epidemiologia molecolare

Negli ultimi 30 anni l’epidemiologia si è evoluta parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie molecolari, che possono identificare meccanismi d’azione attraverso i quali fattori ambientali e genetici concorrono nel determinare lo stato di salute dei soggetti e delle popolazioni. L’esplorazione dei meccanismi biologici rappresenta una sfida metodologica, perché implica l’analisi di un numero molto elevato di biomarcatori.
Il corso ha fornito le fondamenta teoriche e pratiche dell’epidemiologia molecolare, focalizzandosi sulle basi concettuali e tecniche dell’utilizzo dei biomarcatori nell’indagine epidemiologica. Sono stati presentati i disegni di studio più frequentemente utilizzati nell’ambito dell’epidemiologia molecolare, i principali metodi biostatistici e le tecnologie utilizzate nella conduzione di questi studi. Particolare attenzione è stata rivolta agli errori di misura, al controllo dei falsi positivi, alla validazione dei biomarcatori e alla riproducibilità e validità dei risultati.
La sessione pratica del corso è stata dedicata ad alcuni aspetti analitici e all’applicazione di metodologie statistiche a dati epigenetici reali. Sono stati, infine, discussi ed elaborati insieme i principali passaggi operativi dell’analisi dei dati di tipo epigenetico.

PPT, lies and videoclips. Come comunicare la ricerca epidemiologica

La comunicazione è essenziale per la ricerca: promuove i risultati del proprio lavoro raggiungendo un’ampia platea e aumenta le probabilità di ricevere finanziamenti, un aspetto da non trascurare.
Ma comunicare in maniera efficace non è semplice. Per questo all’interno del Convegno AIE Giovani si è tenuto un corso dedicato a questo tema.
Durante l’intensa mattinata, i docenti hanno documentato con esempi (e non poca ironia) l’importanza della comunicazione, mostrando anche quanto essa non coinvolga solamente la conclusione di una ricerca, ma tutte le sue fasi, dalla progettazione alla condivisione dei risultati. Ampio spazio è stato dedicato a strumenti di comunicazione innovativi, come video e infografiche, oltre che all’importanza dei mezzi che il web mette a disposizione, dai social media ai repository di materiale scientifico. Le sei parole chiave tratte dalle Lezioni americane di Italo Calvino sono state, quindi, proposte come modello di sintesi per una buona comunicazione. Sono poi seguiti consigli su come progettare una presentazione efficace, considerando aspetti tecnici fondamentali come leggibilità del testo, semplicità del carattere e appropriatezza dei colori.
Il corso è stato un grande successo, come documentato dal coinvolgimento degli oltre 80 partecipanti e dai numerosi momenti di discussione. La sensazione generale al termine della mattinata è stata di aver imparato qualcosa di nuovo e utile e di aver capito che la promozione del proprio lavoro è un aspetto che troppe volte si tende a sottovalutare.

 

Si ringraziano i docenti dei corsi
Angelo Solimini (Introduzione all’epidemiologia)
Matteo Scortichini (L’uso di R in epidemiologia) Michela Baccini e Simona Vecchi
(Revisioni sistematiche e metanalisi)
Maja Popovic e Francesca Fasanelli (Introduzione all’epidemiologia molecolare) Luca de Fiore e Argenis Ibanez
(Come comunicare la ricerca epidemiologica)


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