Ricordando Luigi Mara
Ricordare Luigi Mara significa ricordare una persona che ha dedicato tutta la propria vita, energia e intelligenza affinché la dignità dei lavoratori come classe e di ogni lavoratore come singola persona venisse riconosciuta e rispettata in fabbrica come in tribunale, nella redazione di una rivista scientifica come in un’aula universitaria.
Non riesco a pensare a nessun altro che abbia saputo svolgere per anni, con continuità e coerenza, un tale ruolo in ambiti e ambienti tanto differenti e spesso francamente ostili.
Chi volesse documentarsi meglio sul suo impegno e sulle sue motivazioni può trovarne traccia nella lezione che tenne agli studenti dell’Università Bocconi.1
Luigi traeva forza, oltre che dalla sua storia personale e dal suo carattere, dal metodo di lavoro, che illustrò in un congresso del Partito di unità proletaria.2
Ricordo che in quell’occasione parlò a un uditorio che, avvezzo a sentir parlare a slogan di ideologie e di programmi più che di esperienze dirette e realizzazioni, rimase allibito e favorevolmente sorpreso all’ascolto della relazione particolareggiata sull’organizzazione e sulla conduzione della lotta alla nocività del lavoro nel concreto della fabbrica. Una documentazione completa di come il Gruppo di prevenzione e igiene ambientale del Consiglio di fabbrica della Montedison di Castellanza (VA) avesse operato e operasse sia nell’inchiesta autogestita sia nell’organizzazione della lotta partecipata per conseguire obiettivi condivisi dai lavoratori, applicando anche strumenti e metodi di analisi, di documentazione e di inchiesta originale, che facevano tesoro del sapere operaio, con approccio scientifico e con tutta la necessaria capacità di mobilitazione politica e culturale.
Fu quello il racconto di come un gruppo operaio fosse riuscito a creare un paradigma per le attività di ricerca e lotta autogestite in una situazione complessa come la fabbrica chimica, facendo emergere e organizzando le conoscenze dirette dei lavoratori. Fu quello il momento in cui una classe operaia pensante impegnata a porre nuove domande e a esigere nuove risposte esplicitò l’esigenza di una nuova committenza a tecnici, esperti, professionisti, scienziati, docenti e studenti universitari, sfidati a collaborare alla costruzione di «una Nuova Scienza della Salute per una Nuova Salute dell’Uomo» (GA. Maccacaro).
La stessa determinazione, lo stesso metodo, lo stesso rigore furono applicati da Luigi Mara, sempre insieme ai lavoratori direttamente coinvolti, negli anni successivi in tutte le occasioni in cui Medicina Democratica, attraverso di lui come esperto, si costituì parte civile nei tribunali nei quali si dibatteva sulle tragiche conseguenze della nocività delle esposizioni lavorative.
Ricordo i contributi dati all’analisi delle conseguenze e delle condizioni reali in cui era maturato “l’incidente” ICMESA di Seveso (bollato su Sapere da Maccacaro come «crimine di pace»), le memorie elaborate, presentate e sostenute nel fuoco del dibattito processuale nell’aula bunker del Processo Montedison di Porto Marghera, nei processi Eternit di Casale Monferrato, Solvay di Spinetta Marengo, Farmoplant di Massa Carrara, Enel di Turbigo, Montefibre di Verbania e in quelli Thyssen Krupp, Pirelli, Breda, nonché nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, e in tante altre occasioni in cui si si trattava di far avere almeno una tardiva giustizia e un riconoscimento a lavoratori deceduti o gravemente ammalti, perché esposti per anni, senza informazioni e precauzioni, a condizioni di rischio note al mondo scientifico e accademico e al padronato, senza che tale conoscenza avesse mai comportato alcun provvedimento di efficace prevenzione.
Caratteristiche di Luigi erano la sua assenza di settarismo e l’onestà intellettuale, che gli faceva sempre porre innanzi a tutto il metodo e le evidenze sulle quali documentarsi con rigore, oltre alla sua capacità di mettersi in relazione con singoli lavoratori e con tecnici e ricercatori.
Chi ha avuto a che fare con lui sa bene che era impossibile sottrarsi a una sua richiesta di collaborazione, perché sapeva confrontarsi efficacemente, senza pregiudizi, con coloro ai quali si rivolgeva per averne chiarimenti tecnici e metodologici, contributi, critiche, approfondimenti, assumendosi poi molto spesso personalmente l’impegno di tradurre gli argomenti fornitigli in efficaci e puntuali relazioni e memorie scritte documentate da usare nelle aule dei tribunali, dove di norma si confrontava con avvocati e periti di parte che, come icasticamente sosteneva, pur di contribuire alla difesa dei profitti erano disposti «a negare perfino la formula chimica dell’acqua».
In un’epoca in cui conta l’immagine e si fanno carte false per comparire e accreditarsi come esperti, nell’epoca della personalizzazione estrema del discorso culturale e politico, Luigi Mara spicca per non aver voluto mai essere considerato un leader: maestro per molti che l’hanno conosciuto, compagno per quanti ne hanno condiviso l’impegno.
Bibliografia
- Mara L. Scienza, salute e ambiente. L’esperienza di Giulio Maccacaro e di Medicina Democratica. Disponibile all’indirizzo: http://matematica.unibocconi.it/articoli/scienza-salute-e-ambiente-l%E2%80%99esperienza-di-giulio-maccacaro-e-di-medicina-democratica
- Mara L. Firenze 1973, Fortezza da Basso. in: AA.VV. La Salute in Fabbrica. Roma, Savelli Editore, 1974.