Attualità
07/03/2012

Replica di Terracini

Mi è difficile conciliare l’affermazione del dottor Peragallo che lo scopo (del lavoro) (…) non è quello di presentare stime di rischio » con l’inclusione, nel lavoro stesso, dei dati italiani in ben tre tabelle di rischi relativi (quelli la cui funzione piu si approssima alla inferenza causale). Il dottor Peragallo ritiene che «non è azzardato considerare che i risultati (del loro studio) non supportano l’ipotesi di uno specifico rischio cancerogeno legato al servizio prestato nei Balcani». Personalmente, penso che finora lì’ipotesi di un rischio cancerogeno legato al servizio prestato nei Balcani rimanga soltanto un’ipotesi, ma ritengo che – data l’incompletezza della rilevazione di casi – l’intervento di Peragallo et al non porta alcun contributo a favore o contro l’ipotesi stessa. Deploro quindi che dieci anni dopo la relazione Mandelli gli italiani siano ancora privi di qualsiasi forma di epidemiologia sull’occorrenza di tumori nei reduci dai Balcani. Prendo nota che secondo il dottor Peragallo la registrazione dei tumori nelle forze armate ha avuto un costo trascurabile. Un finanziamento ad hoc, tuttavia, c’era. Nel 12°resoconto stenografico (29 settembre 2005) della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle malattie che hanno colpito i militari italiani impiegati nelle missioni internazionali di pace, viene riportato che «Il nuovo (a quei tempi, ndr) studio del registro tumori (nei militari ndr) gode di un finanziamento e di un incarico del Ministero della salute; è sotto la responsabilità dell’Istituto superiore di sanita». La storia della medicina è piena di circostanze in cui viene avviato un progetto che poi risulta impraticabile. Ma alla (tuttora valida) mia domanda sull’entità del finanziamento si aggiunge ora la mia esortazione a produrre un resoconto piu dettagliato del modo come il progetto è diventato impraticabile. Sbagliando si impara, ma a condizione che si capisca dove si è sbagliato.

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