Polveri sottili e cancro del polmone: non esistono soglie
Il 10 luglio 2013 Lancet Oncology ha anticipato i primi risultati dello studio ESCAPE pubblicando on-line un articolo che dimostra che l’inquinamento da polveri sottili aumenta il rischio di tumore del polmone.1
A prima vista può non sembrare una grande novità. Che il particolato disperso in atmosfera abbia a che fare con il cancro polmonare è da tempo nozione condivisa. Ma questo studio aggiunge un'informazione fondamentale: le polveri sottili continuano a esercitare il loro effetto anche a concentrazioni inferiori ai limiti stabiliti dalle normative vigenti.
Metodi rigorosi
Confermando l’associazione tra inquinamento e cancro polmonare, il lavoro di Raaschou-Nielsen et al. corregge anche molte delle limitazioni metodologiche di cui soffrivano gli studi precedenti. A partire dall’ampiezza ed eterogeneità campione, in diversi studi precedenti spesso esiguo e qui invece costituito da 312.944 soggetti raccolti in 17 coorti europee distribuite in nove Paesi (Grecia, Italia, Spagna, Austria, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Svezia).Ma non solo. Se nella maggior parte degli studi precedenti l’esposizione di ogni soggetto veniva fatta coincidere con l’esposizione media del luogo di residenza, i ricercatori di ESCAPE hanno utilizzato un metodo per stimare l’esposizione a livello individuale.
Inoltre, hanno raccolto informazioni in merito a potenziali confondenti (abitudine al fumo, dieta, occupazione) e hanno considerato come misura di esito l’incidenza del cancro del polmone, accompagnandola con l’analisi dei diversi sottotipi cellulari (volta a distinguere gli adenocarcinomi, l’unico tipo di tumore del polmone che si sviluppa in un numero significativo di non fumatori, dai carcinomi a cellule squamose, il tipo cellulare più legato al fumo).
I più colpiti sono i non fumatori
Nell’arco dei 13 anni coperti dallo studio si sono registrati 2.095 nuovi casi di tumore del polmone. Per ognuno di questi casi, in ciascuna coorte si è ricercata la presenza di un’associazione con il livello di inquinamento ambientale. Si sono quindi analizzati i risultati delle diverse coorti. È emerso così che il rischio di cancro del polmone aumenta del 22% per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM10. Ma, se si considerano solo gli adenocarcinomi, il rischio aumenta del 51%. Stesso trend per le particelle più sottili: quando il PM2.5 cresce di 5 μg/m3 il rischio di contrarre un tumore polmonare aumenta del 18% (55% per l’adenocarcinoma).
Ciò significa che, sebbene il fumo resti il principale fattore di rischio per il cancro del polmone, l’inquinamento atmosferico non può essere sottovalutato, soprattutto se si considera che il suo impatto riguarda tutta la popolazione.
Le normative europee vanno riviste
Ma c’è di più, e di cruciale, in termini di salute pubblica. Lo studio infatti documenta chiaramente che il rischio permane per esposizioni a livelli di particolato sotto le soglie stabilite dalla normativa europea (40 μg/m3 per il PM10, 25 μg/m3 per il PM2.5, su base annua), senza che sia possibile individuare una soglia sotto la quale il rischio, per quanto piccolo, si annulli. E dimostra che la relazione tra inquinamento atmosferico e rischio di tumore del polmone non devia significativamente dalla linearità.
Allora, forse è venuto il momento di rivedere la normativa europea. Magari cominciando a prendere in considerazione quanto l’OMS ha già stabilito da tempo, e cioè che la concentrazione media annuale di PM2.5 non dovrebbe superare i 10 μg/m3 (ben 15 μg/m3 al di sotto dei limiti attuali).
Che cos’è lo studio ESCAPE
Lo European Study of Cohorts for Air Pollution Effects è un progetto europeo avviato nel giugno 2008 (e concluso nel giugno 2012) che, utilizzando studi di coorte già esistenti, si è posto l’obiettivo di studiare gli effetti dell’esposizione cronica agli inquinanti atmosferici sulla salute.
Il centro coordinatore, presso l’Università di Utrecht, si è avvalso della collaborazione di diversi partner locali.
Per l’Italia, questa funzione è stata svolta dal Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio (responsabili scientifici: Giulia Cesaroni e Francesco Forastiere) che ha coordinato i diversi partecipanti al progetto sul suolo italiano: CPO Piemonte, AO Città della salute e della scienza di Torino), Università di Torino, ARPA Piemonte, ASL TO3 di Grugliasco (To) e ARPA (Emilia-Romagna).
Il contributo dell’italia
L’Italia ha partecipato allo studio con quattro coorti con sede a Torino (EPIC-Torino, SIDRIA-Torino), Varese (EPIC-Varese) e Roma (SIDRIA-Roma).
È da sottolineare come nelle tre coorti che hanno fornito i valori di concentrazione del particolato (Varese non dispone di questo dato) il livello dell’inquinamento sia superiore rispetto a quanto rilevato negli altri Paesi europei, con l’eccezione della Grecia. Parallelamente, anche il rischio di contrarre un cancro del polmone a causa dell’inquinamento è più alto per i cittadini italiani.
Bibliografia
- Raaschou-Nielsen O, Andersen ZJ, Beelen R et al. Air pollution and lung cancer incidence in 17 European cohorts: prospective analysis from the European Study of Cohorts for Air Pollution Effects (ESCAPE). Lancet Oncol 2013; 14(9):813-22.