Attualità
07/03/2012

La risposta degli autori

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Ringraziamo Maria Angela Vigotti e Gianfranco Porcile per le loro osservazioni e il contributo al dibattito sulla mortalità per tumori nel Sud Italia che fa seguito alla pubblicazione del nostro articolo diffuso in ottobre 2011 su questa rivista. Ci sembra importante precisare che quando l’articolo è stato spedito a Epidemiologia & Prevenzione (maggio 2010) i dati ISTAT di mortalità più aggiornati erano del 2006, ma i dati 2004 e 2005 non erano informatizzati e, quindi, non erano disponibili.

Per tale motivo non sono stati inclusi nell’analisi statistica che è stata limitata al periodo 1999-2003. Le principali puntualizzazioni di Vigotti e Porcile riguardano la nostra ipotetica scarsa attenzione al ruolo che agenti occupazionali e ambientali possano aver giocato nel definire il quadro della mortalità neoplastica nel Sud Italia negli anni da noi considerati. L’impatto di alcune esposizioni occupazionali sull’eziologia di alcuni tumori è ben noto anche dal punto di vista quantitativo, mentre le evidenze che riguardano il rapporto tra esposizioni ambientali e insorgenza di tumori sono lontane dall’essere definite. A questo riguardo si pensi ai tumori del polmone, la cui frequenza diminuisce da parecchi anni negli uomini italiani, soprattutto nel Nord. Possiamo attribuire la diminuzione di queste neoplasie d una diminuzione delle esposizioni ambientali a cancerogeni nel Nord Italia? Noi rispondiamo di no, e in questo ci basiamo sulle evidenze che indicano che circa il 90%dei tumori del polmone sono causati dal fumo di sigarette e che la percentuale di uomini fumatori diminuisce da alcuni decenni.Con la stressa logica, riteniamo che aumenti della mortalità per tumori del polmone vadano in prima istanza associati al fumo di sigaretta.

Seguendo questa linea di ragionamento, abbiamo poi commentato gli andamenti osservati per altre importanti sede neoplastiche, facendo riferimento ai (quantitativamente) principali fattori di rischio e programmi di prevenzione. È possibile che in questa ottica abbiamo trascurato di commentare il ruolo di alcune esposizioni il cui impatto quantitativo (per esempio, il rischio attribuibile) è attualmente oggetto di indagine epidemiologica. Ci ripromettiamo di tenerne conto, qualora tali stime vengano prodotte e validate, nelle prossime analisi dei dati di mortalità.

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