Attualità
02/02/2018

IL SESTANTE. Ciao Gianfranco!

L’ultima volta che ho incontrato Gianfranco Domenighetti è stato nell’aprile scorso. Come sempre, Gianfranco portava con sé il suo “sestante”, il modo lucido di orientarsi e vedere le cose di questo mondo e della sanità in particolare. Un sestante ben costruito e robusto, con tre parti principali.
Primo, il fatto che si può pervenire alle verità – e poi dirle – con l’ironia: le verità con la v minuscola, le uniche che contano, perché quella con la V maiuscola, se esiste, è inaccessibile all’intelletto umano. La sua era un’ironia scattante, che non degenerava mai nel sarcasmo e che, come un rapido fascio di luce, illuminava i punti essenziali di una questione. Ricordate la famosa Guida rossa Michelin della performance dei reparti ospedalieri con la scala che andava da tre teschi a tre bisturi? E l’approccio smascherante al modo in cui veniva e viene presentata alle donne lo screening per la mammella, approccio tradotto in inchiesta multicentrica sul campo?1
Secondo, un fermo ancoraggio alle realtà di base della salute. Quasi ogni giorno ci viene rifilata, nelle sedi più svariate, la gran scoperta che occorre valutare le attività mediche e sanitarie in termini di outcome di salute, a partire dai più solidi come la mortalità e la sopravvivenza, con adeguata outcome research. A Gianfranco non sarebbe mai passato per la testa che questa fosse una scoperta, perché è semplicemente il fondamento della sanità pubblica, anche se da una parte epidemiologi a caccia di biomarcatori molecolari e dall’altra economisti a caccia di euro risparmiati sembrano volentieri dimenticarsene.
Terzo, una visione disincantata dell’economia, la disciplina della sua formazione, intessuta com’è di idee e assunzioni – esplicite e implicite – etiche e politiche, che spesso servono a occultare i rapporti di potere. In una prospettiva politica è stato tra i primi a discutere di empowerment dei cittadini e dei cittadini-pazienti e a promuoverlo con un’ampia serie di iniziative del Dipartimento di sanità del Canton Ticino, di cui è stato per diversi decenni il direttore. Gradualmente si è posto delle domande2 su quanto fortemente i risultati ottenibili siano condizionati dal funzionamento complessivo della società. Dipendentemente da questo, l’empowerment può concretizzarsi in uno strumento a doppio taglio, aumentando realmente la capacità di scelte informate da parte del cittadino, ma al tempo stesso circoscrivendo le scelte possibili, anche se numerose e variate, a quelle in grado di aumentare i consumi sul mercato della salute. Personalmente, credo che questo risultato ambivalente sia del tutto inevitabile quando nelle politiche generali e sanitarie anche i decisori più “progressisti” si allineano – come perlopiù fanno ormai da anni3 – a promuovere e prescrivere, per problemi primariamente sociali, soluzioni tecnologiche e relative continue innovazioni, tanto più sviluppate quanto più redditizie in termini di profitti.
Ciao Gianfranco, al tavolo del ristorante di Bellinzona dove negli anni recenti ci incontravamo c’è un posto vuoto: ma sul tavolo ci hai lasciato il tuo sestante per orientarci o, semplicemente, per avvicinarci alle stelle.

Bibliografia

  1. Domenighetti G, D’Avanzo B, Egger M et al. Women’s perception of the benefits of mammography screening: population-based survey in four countries. Int J Epidemiol 2003;32(5):816-21.
  2. Domenighetti G. Empowerment clinico del paziente e gestione collettiva della domanda di cure: realtà o illusione? R&P 2017;33:1-12.
  3. Frank T. Listen, liberal: or what ever happened to the party of the people? New York, Metropolitan Books, 2016.
Approfondisci su epiprev.it Vai all'articolo su epiprev.it Versione Google AMP