IL SESTANTE. Anna Frank
Sono raccapriccianti gli adesivi con l’immagine di Anna Frank che indossa la maglia della Roma trovati allo stadio Olimpico ed è vana la speranza che un tour ad Auschwitz possa giovare a chi si trastulla vergognosamente con la memoria storica. Ma la proposta della direzione di E&P di scrivere un «Sestante» sull’argomento mi ha reso inizialmente perplesso. Volevo evitare il cliché della querelle tra l’ebreo anziano (seppure ex direttore scientifico della rivista) scampato alla Shoah e ragazzini negazionisti inconsapevoli di esserlo. Inoltre, mi chiedevo se commentare un episodio di antisemitismo non travalicasse la missione di E&P.
Ma ho poi preso nota che sono 2.040 le citazioni con le quali MedLine risponde al quesito «racism and health»: l’antisemitismo è un’espressione tra le più vistose del razzismo. Il tema è, quindi, pertinente alla rivista. Inoltre, la recente indagine campionaria svolta dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) di Milano insieme all’Ipsos1 mostra che sono gli antisemiti ad avere il più alto livello di ostilità verso gli immigrati. Le segnalazioni di espressioni di antisemitismo al CDEC non sono certo esaustive e il trend temporale non è privo di distorsioni, prima fra tutte la crescente sensibilità dei soggetti bersaglio di manifestazioni potenzialmente offensive. Comunque, le segnalazioni si sono triplicate tra il 2013 e il 2016, soprattutto nel web.2
L’episodio dell’Olimpico, tuttavia, rappresenta un salto di qualità: l’immagine messa alla berlina, questa volta, non è quella del rabbino dal naso adunco (che molti italiani probabilmente non hanno mai visto), ma un volto che molti conoscono fin dalla scuola media.
Trentacinque anni fa, Primo Levi concludeva un saggio3 affermando che «l’audacia sacrilega dei revisionisti» voleva soprattutto eliminare la memoria dei lager, più facile da cancellare dato il basso numero di superstiti potenziali testimoni. Diceva Levi: «sarebbe difficile sbiancare Marzabotto, o le Fosse Ardeatine […] Ma se la vigilanza […] dovesse allentarsi […] il ribrezzo che […] perdura nei riguardi dei regimi totalitari tenderebbe a sparire […] Se il mondo potesse essere convinto che Auschwitz non è esistito, costruire un secondo Auschwitz sarebbe più facile, e nulla assicura che divorerebbe solo ebrei».
Occorre, dunque, vigilare sull’ignoranza: ignorante è certamente il calciatore che festeggiava il goal facendo il saluto romano ed esibendo la maglietta con lo stemma della Repubblica Sociale italiana. A Marzabotto! Gesti che fanno temere l’avvio dello sbiancamento di cui parla Levi. Vorrei essere sicuro che, anche in futuro, i giovani sappiano rispondere alla domanda «Se dico Marzabotto, a cosa pensi?»
Bibliografia
- CDEC, Ipsos. Stereotipi e pregiudizi degli italiani: dagli immigrati agli ebrei. Milano 2017. Disponibile all’indirizzo: http://www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti/nuova-indagine-sociologica-a-cura-di-osservatorio-antisemitismo-cdec-ed-ipsos-sulle-opinioni-ed-i-sentimenti-degli-italiani-nei-confronti-degli-ebrei/
- Vedi CDEC – Osservatorio antisemitismo all’indirizzo: http://www.osservatorioantisemitismo.it
- Levi P. Il difficile cammino della verità. Rassegna Mensile di Israel, luglio-dicembre 1982.